NAPOLI (FI): BUONE RIFORME PER BUON GOVERNO TERRITORIO

Garantire non solo un adeguato livello di democraticità del circuito decisionale e un’ adeguata tutela delle prerogative delle autonomie locali, ma anche la razionalizzazione, la semplificazione e la velocizzazione del processo legislativo. Sul riparto delle competenze legislative previsto dal titolo V, sarebbe auspicabile il mantenimento della competenza concorrente, anche perché alcune materie, ad esempio il “ governo del territorio” richiedono necessariamente un intervento di dettaglio del legislatore regionale. Nel nuovo assetto istituzionale, il bicameralismo tradizionale andrebbe limitato alle leggi costituzionali, a quelle concernenti l’ordinamento e le funzioni delle autonomie locali e i rapporti tra queste e lo Stato.
E’ in sintesi la posizione espressa dal capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Michele Napoli in occasione del dibattito dedicato alla riforma del Titolo V.
Contro il disordine istituzionale che compromette fondamentali diritti dei cittadini e frena le potenzialità di settori strategici per lo sviluppo economico, il vero fattore di cambiamento – sottolinea l’esponente di Fi  - è l’impegno delle forze politiche di garantire la funzionalità del sistema. Deve quindi essere valutata positivamente l’apertura nell’attuale legislatura di una nuova fase costituente che, per proiettare efficacemente il Paese verso il futuro, non può prescindere dalla realizzazione di quella che può essere definita la grande “ incompiuta “ della seconda repubblica: il federalismo fiscale. Una necessità immanente alla luce di una considerazione semplice, per certi aspetti banale: il 77 per cento delle tasse pagate dagli italiani finisce nelle casse dello Stato, ma il 60 per cento della spesa pubblica, al netto di quella previdenziale e degli interessi sul debito, è in capo alle autonomie territoriali. Insomma le tasse vanno a Roma, ma i centri di spesa sono in periferia. Periferia che non può ricevere i soldi necessari allo svolgimento delle funzioni amministrative che le competono sulla base del criterio della spesa storica, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Per uscire da questa situazione Napoli indica un percorso: attraverso i costi e i fabbisogni standard previsti dai decreti attuativi del federalismo fiscale e già approvati, ad esempio, in tema di polizia locale ed amministrazione dei comuni. Cioè quantificando le spese che ciascun ente deve sostenere sulla base delle proprie caratteristiche strutturali e dei livelli essenziali di prestazioni che è chiamato a garantire sul proprio territorio. E’ questo sistema che consente concretamente di distinguere quanto occorre per i servizi e quanto alimenta sprechi e clientele, evitando di colpire indistintamente, come avviene attraverso il meccanismo dei tagli lineari, quegli enti che sono virtuosi perché erogano servizi secondo criteri di efficienza ed economicità. Il richiamo al federalismo fiscale – prosegue il capogruppo di Fi - è necessario per comprendere la necessità di procedere a riforme istituzionali che non siano settoriali ma che coinvolgano in maniera organica la varietà delle funzioni pubbliche. La riorganizzazione delle competenze legislative non sarà sufficiente a ridare efficienza al sistema se non si interverrà sulla frammentazione delle competenze amministrative: è innegabile che la polverizzazione delle competenze determina un rischio costante di sovrapposizione di ruoli e di moltiplicazione dei passaggi che finisce per ritardare il momento della decisione. In Italia per avviare una officina di autoriparazioni occorrono 76 adempimenti e occorre contattare 18 uffici. Per riportare sotto controllo l’assetto organizzativo e il sistema delle competenze occorre che la distribuzione delle stesse tra i diversi enti non avvenga solo in virtù del principio di sussidiarietà, ma anche attraverso quello dell’adeguatezza, cioè valutando la capacità dell’ente di svolgere una funzione sulla base della dimensione demografica o della dotazione di risorse umane e finanziarie di cui dispone. Ma anche gli enti locali devono fare la propria parte: devono rivedere radicalmente le logiche di gestione delle loro competenze attraverso comportamenti improntati alla semplificazione e all’abbattimento degli oneri e dei piani.
Per Napoli inoltre è necessario rivedere l’assetto parlamentare ed il procedimento legislativo, superando l’attuale sistema del bicameralismo perfetto (l’Italia è l’unico Paese che adotta un modello nel quale le due Camere si trovano in posizione di assoluta parità funzionale) e istituendo un Senato espressione delle autonomie territoriali, che garantisca la rappresentanza degli interessi regionali e locali, attenui la conflittualità derivante dall’attuale ripartizione delle competenze legislative e assicuri maggiore speditezza ed efficacia alle decisioni normative. Una proposta potrebbe essere quella di attribuire al Senato, nell’ambito del nuovo assetto delineato, il cosiddetto “ potere di richiamo”, ossia intervenire nel merito dei disegni di legge all’esame della Camera, qualora tale meccanismo sia richiesto da una maggioranza qualificata di senatori(la metà o i 2/3). Quorum più bassi potrebbero determinare, paradossalmente, il ritorno al bicameralismo perfetto.

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