Biodiversità a rischio: cause e conseguenze in Italia e nel mondo

La biodiversità è qualcosa che, per quanto naturale, può perdersi nel tempo.
Le cause possono essere altrettanto naturali – la diversità dei viventi e la loro distribuzione cambiano continuamente per effetto dei naturali processi evolutivi e dei cambiamenti climatici - o dovute all’azione umana. Disastri ecologici, inquinamento industriale, deforestazione, desertificazione, cambiamenti di uso del suolo, introduzione di specie vegetali e animali aliene, distruzione e frammentazione dell’habitat, prelievi ittici e venatori non pianificati, riscaldamento globale, sono tutti elementi che contribuiscono alla diminuzione di oltre un quarto delle forme viventi nei vari ecosistemi del nostro pianeta. La perdita di biodiversità avanza con tassi che incidono da 100 a 1000 volte più del normale. Negli ultimi 50 anni, si è degradato il 60% degli ecosistemi terrestri con pesanti ripercussioni socio economiche.
Analizzando i dati riportati nella Red List del 2013, il più completo elenco dello stato di conservazione e di rischio delle specie animali e vegetali, creato nel 1963 dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), si rileva un aumento della minaccia d’estinzione.
L’ultimo aggiornamento della Lista Rossa ha dichiarato estinte tre specie: uno scinco gigante, un anfibio ed un gambero di acqua dolce. Su 70.099 specie valutate 4.807 risultano in pericolo e 20.934 minacciate di estinzione. La Red List del 2013 contiene anche la prima valutazione mondiale delle conifere: è minacciato di estinzione il 34% dei cedri, cipressi, abeti ed altre conifere, un aumento del 4% rispetto all’ultima valutazione del 1998.
E il nostro Paese? L’Italia ospita circa 67.500 specie di piante e animali, che rappresentano circa il 43% di quelle descritte in Europa, più o meno il 4% di quelle del Pianeta. Il 35% delle specie a rischio si trova in Italia e, per alcune specie come libellule, farfalle e coleotteri, le percentuali sono molto alte, aggirandosi intorno al 60%. I principali rischi per la sopravvivenza di queste specie animali e vegetali riguardano soprattutto la perdita, la frammentazione e il degrado degli habitat, come le modifiche di corsi d’acqua per le specie di acqua dolce. Quest’ultime sono anche minacciate da sovra sfruttamento, siccità causata dai cambiamento climatici, inquinamento e introduzione di specie aliene.
L’ultima Red List distingue, per l’Italia, i vertebrati dalla flora. Per quanto riguarda i primi, 6 specie si sono estinte. Minacciate di estinzione 161 specie (138 terrestri e 23 marine) pari al 28% delle specie valutate. Tra queste troviamo lo squalo volpe, l’anguilla, la trota mediterranea, il grifone, l’aquila di Bonelli e l’orso bruno. Infine, le specie in pericolo sono in totale 49 tra cui il delfino comune, il capodogli, la tartaruga Caretta caretta e la gallina prataiola. Il 50% circa delle specie di vertebrati italiani non è tuttavia a rischio di estinzione imminente.
Per quanto riguarda la flora, l’Italia è molto ricca in specie. I dati, però, rivelano una situazione in generale critica: il 45% delle Policy Species italiane (specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" e della Convenzione di Berna, entrambe ratificate dal Governo Italiano e di fatto costituenti leggi nazionali) sono già estinte o prossime all'estinzione e sopravvivono solo “ex situ” nelle collezioni di giardini botanici.
La perdita di biodiversità, dunque, deve essere fermata. Per la natura e per noi stessi. L’agricoltura, perdendo la capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali, mette a rischio le disponibilità alimentari e la diminuzione di barriere naturali.
Disboscamento, innalzamento delle acque, aumento delle precipitazioni causano l’incremento delle catastrofi, influendo sui fenomeni di siccità e mettendo in pericolo la prima fonte di energia rinnovabile in Italia. Molte piante, poi, costituiscono una fonte di cura delle malattie umane da millenni.
Siamo noi i maggiori responsabili di tutto questo, tra sviluppo industriale e uso non pianificato delle risorse. Se la perdita di biodiversità non sta rallentando, significa che gli sforzi finora fatti dalla comunità mondiale non sono ancora sufficienti.
Legambiente Basilicata

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