c.s. SeL Basilicata: cassa e mobilità in deroga/estrazioni petrolifere

 
Reddito. Questa è la domanda, il grido di rabbia e di dolore che giunge dai lavoratori e dai giovani lucani. Reddito. Questo è ciò che manca. Il lavoro. Metro misura della civiltà di un paese. Il lavoro. Elemento di liberazione, di progresso, di emancipazione, di civilizzazione collettiva. Il lavoro. Svilito, usurpato, compresso, ridotto. Il lavoro non è il diritto costituzionalmente garantito, strumento di uguaglianza, ma il miraggio di milioni di cittadini in Italia e di decine di migliaia di lucani. In Basilicata assistiamo a un impoverimento collettivo, a una contemporanea espulsione dal processo produttivo in ogni settore di migliaia di lavoratori, a una disoccupazione giovanile che tocca livelli mai raggiunti, una disoccupazione generale mostruosa, e al fenomeno dei "working poor", ossia all'impoverimento progressivo degli occupati a tempo indeterminato che hanno visto drasticamente ridursi il potere di acquisto e lo stesso salario (aumento vertiginoso delle ore di cassa integrazione, atipicità delle forme di occupazione). In un momento di crisi spaventosa sul piano europeo e nazionale, senza prospettiva di ricollocazione breve o medio termine, il governo nazionale pensa a ridurre le tutele sociali ed espellere dal contesto sociale milioni di persone. In Basilicata circa tremila persone non percepiscono da ottobre cassa e mobilità in deroga. Non si sa quando percepiranno gli arretrati né cosa succederà a partire dal mese di giugno 2014. Nessuna prospettiva per il 2015. Oltre alla promessa degli 80 euro, il Governo dovrebbe mantenere gli impegni già assunti con provvedimenti normativi per il 2013 per il 2014. Non ci sono esigenze di cassa o di bilancio che tengano. Servono atti immediati. In questi giorni sta montando la protesta per le "sorti petrolifere" della nostra terra. Pittella chiede nuove risorse e lo svincolo delle stesse dal patto di stabilità. Ha ottenuto un incontro con il. Ministro. Noi siamo da tempi non sospetti per il no a ogni nuova estrazione. Le estrazioni petrolifere hanno prodotto depressione economica e sociale. Le stesse royalties non hanno impedito una migrazione giovanile e una disoccupazione giovanile che nella Val d'Agri è maggiore che nel resto della regione. Una espropriazione di risorse economiche, naturali e umane che ha ridotto la nostra terra in ginocchio. La protesta è legittima e sacrosanta. Dal nostro punto di vista, oltre a dire no alle estrazioni, chiediamo che, da subito, la Regione sperimenti con i fondi del petrolio per le estrazioni esistenti (e anche attingendo alle risorse del fondo sociale europeo) una forma di tutela e di coesione sociale quale il REDDITO MINIMO GARANTITO, a partire proprio dalla platea dei lavoratori in mobilità. 
Maria Murante, coordinatrice regionale SeL Basilicata

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