Il mondo dell’usa e getta, in Italia vendute circa 114.200 tonnellate all’anno La soluzione nelle stoviglie biodegradabili e compostabili o riutilizzabili


L'impatto ambientale che può avere un evento pubblico, come ad esempio una sagra o una manifestazione di piazza, è molto alto e dannoso. Fortunatamente si sta diffondendo in Italia la tendenza di organizzare manifestazioni ecosostenibili, dove al centro di tutto c'è la riduzione della produzione di rifiuti e delle emissioni di CO2.
Grazie ad una corretta gestione del ciclo dei rifiuti e l'utilizzo di criteri ecologici è possibile far cambiare abitudini e comportamenti nel rispetto dell'ambiente. La quantità di rifiuti prodotti nella nostra nazione negli ultimi decenni è aumentata, andando contro al principio comunitario delle 4 R - su cui si fonda il ciclo integrato - che parte proprio dalla riduzione della produzione dei rifiuti. L’ultimo rapporto dell’Ispra sui rifiuti urbani, relativo all’anno 2011, attesta una produzione di rifiuti a livello nazionale pari a poco meno di 31,4 milioni di tonnellate. I dati preliminari relativi all’anno 2012 evidenziano un calo di circa 1,4 milioni di tonnellate (-4.5% rispetto al 2011) con un valore di produzione al di sotto di 30 milioni di tonnellate.
Per la Basilicata sono stati attestati 220.241 tonnellate di rifiuti urbani per l’anno 2011 ciò vuol dire 381 kg di rifiuti pro capite. Sono dati che spingono ancora verso una politica della sostenibilità e della riduzione dei rifiuti.
Un punto su cui si potrebbe e si dovrebbe battere per dare una svolta decisiva alla produzione di rifiuti è il “mondo” degli usa e getta. In Italia vengono vendute circa 114.200 tonnellate all’anno di stoviglie usa e getta, utilizzate sia per la gestione di grandi eventi che per mense private e pubbliche. Si parla di 114.200 tonnellate che diventeranno inevitabilmente rifiuti da smaltire, rifiuti inorganici al 100 %. La plastica è infatti un piatto molto indigesto per l’ambiente: i suoi tempi di biodegradabilità sono compresi tra 100 e 1000 anni. Come se non bastasse bisogna aggiungere i costi energetici ed ambientali legati alla loro produzione, trasporto e smaltimento: ne deriva un impatto ambientale molto elevato ed una sostenibilità scarsissima.
Alla luce di questi dati si potrebbero percorrere due strade: l’utilizzo di stoviglie in materiale biodegradabile e compostabile (bio-plastiche, cellulosa, ecc.) o stoviglie riutilizzabili.
Per quanto concerne le stoviglie in materiale biodegradabile e compostabile (bio-plastiche, cellulosa, ecc.) la sostenibilità aumenta decisamente a condizione di una reale possibilità di compostaggio. Tali stoviglie, una volta terminato il pasto, devono essere conferite negli appositi contenitori destinati all’organico e poi compostate. Teniamo conto che il materiale biodegradabile e compostabile si decompone in circa 90 giorni purché correttamente smaltito in un impianto di compostaggio industriale; se invece abbandonato in superficie si degrada in circa 15 mesi. Quindi, come per le stoviglie in plastica, andrebbero aggiunti i costi ambientali derivanti dall’organizzazione del compostaggio.
Le stoviglie riutilizzabili invece possono essere riutilizzate più e più volte, fino alla loro distruzione, e non producono rifiuti (impatto ambientale molto basso).
La tendenza che sta prendendo piede negli ultimi tempi è quella di cercare di diffondere la mentalità dell’utilizzo delle stoviglie pluriuso. Da questo nasce l’idea di realizzare sagre ed eventi sostenibili denominati Ecofesta, eventi la cui programmazione, organizzazione e attuazione viene effettuata secondo criteri sostenibili sotto il profilo ecologico. Si tratta di applicare una modalità di gestione delle manifestazioni popolari a basso impatto ambientale, disincentivando l’utilizzo di stoviglie usa e getta a perdere e favorendo l’utilizzo di utensili riutilizzabili o di materie prime rinnovabili.
Tutto questo per sostenere la tesi secondo cui il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto.

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