C.S. THALIA: DOPO FINANZIAMENTI COSTRUIRE “FILIERA TURISTICO-CULTURALE”


Il provvedimento dei Ministeri Beni Culturali ed Infrastrutture non va letto solo come erogazione di finanziamenti per il Museo archeologico nazionale di Melfi, il Polo Museale del Materano e le aree archeologiche di Grumento e Metaponto.
E’ un buon tassello del mosaico, tutto ancora da realizzare, che ha il nome di “filiera turistico-culturale” e, contestualmente, conferma l’attualità del progetto “Scaviamo il futuro” approvato dal Consiglio Regionale e fortemente voluto dal Presidente Piero Lacorazza.

E’ il commento del Centro Studi Turistici Thalia affidato al segretario Arturo Giglio che fornisce i dati dell’Osservatorio Turistico-Culturale: in un quadro generale di crescita di visitatori stranieri e la loro spesa nel nostro paese, in Basilicata nel 2013, i visitatori in 16 istituti culturali (musei, monumenti ed aree archeologiche) sono stati 198mila (113 mila a Matera e provincia) di cui 145mila a pagamento, per un incasso netto di 103mila euro. Secondo i dati “lavorati” dal C.S. Thalia tra la statistica Mibac e l'ultimo Rapporto di Federcultura, il 20,4% dei lucani visita musei e/o mostre; il 17,4% siti archeologici e monumenti. Di qui la necessità di valorizzare l’intera filiera turistica, riannodando tutti gli elementi, dalla formazione delle figure professionali essenziali, alla promozione dei siti e contenitori, alla realizzazione di imprese, per rafforzare l’offerta culturale. “Significativa – si legge nella nota – è la dichiarazione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti: a chi, grossolanamente, anni fa teorizzava che con la cultura non si mangia il Governo risponde con questo programma che ha l’ambizione di fare della cultura una potente leva di sviluppo, particolarmente nel Sud. Cultura nella doppia accezione di cultura della tutela e cultura della valorizzazione. Un dato su tanti altri: l’intera filiera culturale italiana vale 214 miliardi di euro. Ne deriva un impatto importante in termini di Pil (15,3% del valore aggiunto Italia), di occupati, che raggiungono 1,4 milioni (5,8% occupati Italia), e di export: 41,6 miliardi (10,7% del totale Italia). Ancora, il turista culturale che soggiorna in Italia è più propenso a spendere 52 euro al giorno per l’alloggio, in media, e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viaggia per ragioni non culturali. Per il Mezzogiorno, il turismo culturale resta il più potente moltiplicatore di valore aggiunto. Se in Italia, infatti, per ogni presenza aggiuntiva il turismo culturale genera 105,4 euro di Pil e presenta un valore pari ad oltre il 38% in più del dato del balneare (76,3 €), al Sud l’effetto moltiplicativo è ancora più elevato perché è pari a circa il 55% in più (a 58,1 euro di pil generato nel balneare meridionale ne corrispondono 90,4 di pil generato nel culturale). Al turista straniero, inoltre, non sfugge la voglia di scoprire e immergersi nelle prelibatezze culinarie italiane: nel 13% dei casi gli interessi enogastronomici li spingono a scegliere l’Italia come destinazione di vacanza (per gli italiani ciò avviene per il 9%) e nel 21% dei casi degustano i prodotti tipici locali (in linea con lo scenario generale). Ecco che la cultura e la cucina si fondono in un “unicum” irripetibile altrove. La considerazione del Presidente Lacorazza – “sotto la terra è custodito un pezzo importante del nostro futuro, e la valorizzazione delle ricerche archeologiche è un modo non effimero per costruire intorno a Matera 2019 una economia della cultura in Basilicata” – evidenzia il Thalia – deve diventare motivo di impegno ad ogni livello politico-istituzionale senza fermarsi al provvedimento che sblocca finalmente il PON. Passo successivo è quello di prendere sul serio le parole del ministro Delrio: “La sfida del lavoro e dell’occupazione passa anche, necessariamente, per la cultura. Ritengo anch’io che sia inutile valorizzare un monumento se poi non c’è una buona strada, una stazione o un aeroporto vicino per raggiungerlo» Il gap infrastrutturale che di fatto – commenta Giglio – costringe tour operator specializzati nei pacchetti del turismo archeologico a bypassare la Basilicata purtroppo pesa e si deve affrontare con gradualità utilizzando al meglio gli aeroporti di Bari e Napoli, puntando su Pisticci, rafforzando le linee di bus.

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