L’Unibas sulle classifiche del “Sole 24 Ore”

Ottimi i dati su gradimento, ricerca e lavoro: analizzare le tabelle nel contesto socio-economico
La Rettrice: "Oggi l’Unibas rappresenta una concreta e preziosa risorsa"

I dati diffusi da “Il Sole 24 Ore” sulle Università italiane offrono molti spunti di riflessione. Le classifiche, però, devono essere analizzate prendendo in esame il contesto, geografico e sociale, in cui opera ogni Ateneo, specie se giovane come l’Unibas, 

e inserito in un’area come il Mezzogiorno, con i suoi noti problemi occupazionali e sociali. Con una premessa: spesso questi report fanno riferimento a cifre non aggiornate, mentre le Università hanno un quadro che muta di giorno in giorno per ogni settore, dalle iscrizioni ai dati su stage e tirocini. Detto ciò, dall’analisi delle tabelle del “Sole” emergono elementi interessanti per l’Università della Basilicata: l’Unibas è sostanzialmente stabile nella classifica generale, con il 43° posto che gli permette, guardando asetticamente alle sole posizioni successive, di precedere strutture storiche e importanti come Bari, Palermo e Napoli. Un eccezionale ottavo posto è richiamato per il gradimento degli studenti, altissimo in classifica (e confermato dagli ultimi rapporti di Almalaurea): è la dimostrazione dell’impegno dell’Ateneo lucano in questi anni, premiato dai fruitori stessi dell’offerta didattica. Anche in questo caso, la Basilicata precede ad esempio Siena, Trento, Venezia e Roma.
Se, proseguendo tra i 12 indicatori, si passa alle borse di studio, l’Unibas, attraverso l’Ardsu, è tra i 27 Atenei in grado di erogare il 100% degli strumenti di sostegno: inoltre, per il 43% degli iscritti, le tasse sono inferiori ai 400 euro l’anno, e con un livello medio di tassazione tra i più bassi d’Italia. Bene anche l’indicatore relativo alla mobilità internazionale: è 20/a in classifica (prima di Padova, Ferrara e Venezia, solo per citarne alcuni) per la percentuale di crediti formativi ottenuti all'estero, che si traduce in un ottimo grado d'internazionalizzazione messa a disposizione dalla Basilicata ai suoi iscritti. Da altre ricerche in questo settore specifico, emerge che il 70% degli iscritti nell’Unibas “non conosce altra lingua oltre alla propria e all’inglese”, e quindi la mobilità in tutta Europa risulta essere un importante strumento per apprendere altre lingue.
Stesso discorso per la capacità di attrazione di risorse per progetti di ricerca (32/a, prima di Napoli, Catanzaro, Udine e Torino) e sulla ricerca stessa (40/a), precedendo l’Orientale di Napoli, la Federico II, La sapienza, Lecce e Bari. Guardando nel dettaglio le tabelle dell’Anvur (l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) l’Unibas occupa posizioni di vertice anche nelle classifiche riferite “terza missione” (ovvero l'applicazione diretta, la valorizzazione e l'impiego della conoscenza per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società). Senza dimenticare che i report Anvur sono fermi al 2010 e non ancora aggiornati. Il dato sugli iscritti da fuori regione porta l’Unibas al 32/o posto nella classifica del “Sole 24 Ore”, con un risultato dall’enorme significato positivo. In valore nominale, la percentuale degli studenti non lucani (19,3%) è in aumento rispetto all’anno precedente e superiore a quelle di Roma Tor Vergata, Padova, della Bicocca di Milano o della Federico II: si scopre, quindi, che un piccolo Ateneo circondato da grandi strutture del Mezzogiorno “supera”, in questo caso specifico, il Politecnico di Bari, l'Orientale, Tor Vergata, Genova, Padova e Milano.
Sul dato relativo all’occupazione, la stima viene fatta sul campione complessivo e non omogeneo (quindi per laureati triennali, magistrali e a ciclo unico) con un tasso che resta comunque vicino al 48% (un laureato su due, quindi, lavora a un anno dalla laurea). Tutte le ricerche, a partire dal Rapporto Almalaurea, hanno però sancito che - in un contesto come quello lucano, dove l’offerta di lavoro è ancora pesantemente influenzata dalla crisi economica – gli studenti proseguono gli studi dopo il primo triennio, rimandando quindi al “post laurea di tipo magistrale” il vero ingresso nel mondo del lavoro.
A cinque anni dalla laurea magistrale, infatti, il 78,8% degli iscritti nell'Università della Basilicata (sempre secondo Almalaurea) ha un lavoro, rispetto a una media nazionale del 77,2%: un laureato magistrale nell’Unibas, inoltre, impiega mediamente appena cinque mesi per avere il primo contratto dall’inizio della ricerca di un lavoro. Anche sui dati recenti per le iscrizioni, l’Ateneo lucano dimostra una “tenuta” stabile in tutti i corsi di laurea - 1.516 in questo anno accademico, +4,2% rispetto al precedente anno accademico - che porta l’Unibas tra le poche Università, in Italia, a vedere aumentate le sue iscrizioni.
L’Università della Basilicata ha innegabilmente ampi margini di crescita, con settori nei quali è necessario intervenire, anche se con processi che richiedono tempo, e che sono già cominciati all’interno dell’Ateneo lucano. Bisogna migliorare l’efficacia di tirocini e stage, e dell’orientamento, e supportare gli studenti in ingresso, soprattutto nelle discipline scientifiche, aiutando chi presenta lacune formative in alcuni insegnamenti attraverso i precorsi e l’incremento delle esercitazioni,
L’Unibas sta poi mettendo in campo una decina di nuovi master di primo e secondo livello per il prossimo anno accademico, che si aggiungono ai dottorati di ricerca già attivi. Non sostenere questo processo di crescita - che oggi si concretizza con corsi internazionali di recente istituzione, come quello in “Paesaggio, verde e ambiente urbano (Pavu)”, “Sustainable management of food quality-Edamus”, “Geosciences and Georesources”, “Natural and Cultural Resources Economics”, tanto per citarne alcuni, o le convenzioni con l’Università di Firenze per i Beni Culturali e il potenziamento del Polo di Matera (in vista del 2019) – significa distruggere, in modo premeditato, un presidio strategico come quello universitario, per la Basilicata. In sintesi, le classifiche sulle Università sono un ottimo strumento per riflettere sulla condizione degli Atenei, se utilizzate contestualizzandone le posizioni in classifica e confrontandole per macro-aree (Sud, Nord e Centro): ma rischiano di essere un solo elemento di polemica e dibattito estivo, considerandole asetticamente per i soli numeri di classifica. Che spesso appaiono fuorvianti se non paragonati ai caratteri sociali, demografici e geografici, e ai tagli dei fondi, che ogni Ateneo ha subìto in questi anni, e che per ogni struttura hanno impattato in modo diverso. “L’istituzione dell’Università – ha detto la Rettrice, Aurelia Sole – ha avuto in Basilicata conseguenze inestimabili per la crescita e la formazione dei giovani, contribuendo così al progresso dell’intera comunità. Oggi l’Unibas rappresenta una concreta e preziosa risorsa, nella ricchezza e nell’articolazione dei suoi ‘bisogni’ e delle sue potenzialità di sviluppo per il territorio lucano e per l’intero Mezzogiorno”.

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