CONFARTIGIANATO: AUMENTI COSTI SMALTIMENTO RIFIUTI PIU' ESOSI PER ATTIVITA' ARTIGIANE A PZ

Se tra il 2010 e il 2015 una famiglia con 4 componenti che vive in un casa da 120 metri quadrati ha subito un aumento del prelievo relativo allo smaltimento rifiuti del 25,5%, pari, in termini assoluti, ad un aggravio di 75 euro, come rileva uno studio della Cgia (Confederazione Generale Artigiani) di Mestre,
sono soprattutto gli artigiani e titolari di piccole aziende a subire gli incrementi più consistenti ed insostenibili della tassa fiscale. Lo evidenzia Confartigianato Potenza con alcuni casi riferiti al capoluogo di regione: in media un locale di ristoro gestito da impresa artigiana, di 200 mq, in 5 anni paga 1.404 euro in più (+47,4%); un'autofficina-carrozziere di 160 mq paga 77 euro in più (+15,8%); una parrucchiera di 72 mq paga 88 euro in più (+23,2%). La percezione che hanno piccoli laboratori artigiani – afferma la nota di Confartigianato - è di pagare un servizio non proporzionale a quanto prodotto, tanto più in uno scenario di crisi che ha visto ridursi in maniera significativa la produzione di rifiuti speciali assimilati, avviati allo smaltimento tramite il servizio pubblico. Questa percezione è rilevata soprattutto nelle imprese che hanno superfici estese di lavorazione, a fronte di modesti quantitativi di rifiuti assimilati smaltiti nei cassonetti pubblici. Confartigianato -che condivide la posizione e le proposte di Confcommercio riferite alle attività commerciali e di servizi a Potenza – sollecita l’applicazione di un tributo equo e sostenibile con una ripartizione razionale dei costi tra utenze domestiche (i cittadini) e non domestiche (le imprese) nel rispetto del principio comunitario “chi inquina paga”, per evitare che la tassa sui rifiuti sia considerata una “patrimoniale mascherata” e quindi chiede il pagamento del tributo esclusivamente da parte di quelle attività produttive che conferiscono i rifiuti al servizio pubblico. Applicare il tributo rispettando i principi corretti consentirebbe di fare pagare il giusto alle diverse categorie di utenze, ricordando che ad oggi le attività produttive sono tenute alla gestione degli imballaggi e allo smaltimento dei propri rifiuti tramite aziende a ciò autorizzate, conferendo così al circuito urbano di raccolta una quantità molto limitata di rifiuti. Da lungo tempo, gli imprenditori che smaltiscono i propri rifiuti speciali al di fuori del servizio comunale, si vedono comunque applicare anche la tariffa rifiuti, sulla base di una interpretazione inappropriata del principio di assimilabilità ai rifiuti urbani. La doccia fredda è che si dice chiaramente che le imprese possono usufruire solo di una eventuale riduzione della tariffa, disposta arbitrariamente dai comuni, in proporzione alla quantità dei rifiuti avviati al riciclo, escludendo addirittura dal beneficio i rifiuti avviati al recupero. Una previsione estremamente penalizzante, ingiustificata e anche contraddittoria rispetto alla disciplina europea, in base alla quale l’impresa deve poter optare per la gestione dei propri rifiuti al di fuori della gestione comunale anche nei casi in cui sarebbe consentita l’assimilabilità. Di qui l'idea di un tavolo di lavoro, composto dai tecnici dell' amministrazione comunale di Potenza, e da referenti delle categorie dell’industria e dell’artigianato e del commercio per analizzare, revisionare e uniformare i regolamenti Cosap e Suap e per chiedere politiche di efficientamento orientate alla riduzione delle imposte locali gravanti sulle imprese.

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