MONTICCHIO, GRANDI FESTEGGIAMENTI PER S. MICHELE

Dopo quasi seicento anni è stata celebrata la messa nell’Abbazia di Sant’Ippolitodi Angela Traficante

“Principe nobilissimo delle Angeliche gerarchie, valoroso guerriero dell’Altissimo, amatore zelante della gloria del Signore, terrore degli angeli ribelli, amore e delizia di tutti gli Angeli giusti, mio dilettissimo Arcangelo San Michele, desiderando io di essere nel numero
dei tuoi devoti e dei tuoi servi, a Te oggi per tale mi offro, mi dono e mi consacro”.

E’ stata questa la preghiera che i fedeli hanno elevato incessantemente al cielo durante i quattro giorni di festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo nella Badia a Monticchio Laghi e che è stata presentata, con riverente devozione, davanti alla bellissima statua del “condottiero di Dio”, posta nella sacra roccia naturale del monte Vulture.
La Chiesa ha così celebrato, il 29 Settembre, la festa in onore dei tre Arcangeli, San Michele, condottiero fedele a Dio e protettore della Chiesa, San Gabriele, l’Angelo dell’annuncio e San Raffaele, lo spirito celeste che guarisce e che guida nel pellegrinaggio terreno e a Monticchio Laghi una folla numerosa ha partecipato alle diverse celebrazioni eucaristiche che si sono succedute nella Badia, resa ancora più bella dopo gli ultimi lavori di restauro.


Ogni anno giungono pellegrini dai paesi limitrofi che, nelle diverse manifestazioni di devozione, rendono onore al “valoroso soldato” e, molti di loro, soprattutto i più anziani, intonano antichi canti popolari e suppliche appartenenti, purtroppo, a una generazione passata che viveva con grande fede e con spirito di sacrificio il giorno della festa.
Il pellegrino di una volta s’incamminava verso il “sacro monte” cantando e pregando e arrivava nella grotta fradicio, sfinito dalla stanchezza, tremolante nelle fiacche gambe, con le dita arrossate per aver sgranato di continuo la corona del rosario ma ansioso di inginocchiarsi davanti alla statua di San Michele per invocare il suo aiuto e la sua protezione. Quella che un tempo era una sincera e genuina devozione sembra, però, essersi trasformata, in molti casi, in un turismo religioso che nulla ha a che fare con la vera fede, quella che esige il rispetto per il luogo Sacro.
Spesso ci si comporta come turisti in un museo e soprattutto durante la celebrazione eucaristica molti se ne vanno in giro indisturbati, incuranti del sacerdote e dei fedeli che, invece, sono raccolti in devota preghiera.
Ma c’è anche un popolo che loda e prega, che ha “incorniciato” la statua dell’Arcangelo con fiori e ceri, che si è inginocchiato nella grotta in un silenzio orante, che è rimasto in piedi durante le celebrazioni perché la chiesa era ogni volta stracolma di fedeli.
Negli ultimi anni la festa di San Michele nel Vulture risplende di luce nuova, di una rinnovata spiritualità grazie all’impegno e alla profonda devozione di Padre Giuseppe Cappello, uomo umile e mite, rettore della Badia e parroco della Chiesa
“Santa Maria delle Vittorie” di Monticchio Bagni, nella cui giurisdizione religiosa ricade la zona dei laghi.
Grazie al suo paziente lavoro e al prezioso intuito e interesse del Vescovo della Diocesi di Melfi, monsignor Gianfranco Todisco, la bellissima bianca badia, che appare come una candida perla incastonata nelle splendide ricchezze naturali del monte Vulture, mira a diventare un luogo di accoglienza e di spiritualità per i fedeli che intendono arricchire e fortificare il proprio cammino di fede.
Alla vigilia della festa, dopo la Santa Messa celebrata da padre Michele Alfano, vicario provinciale dei Frati minori conventuali di Napoli e animata dalla corale Mistycus Concentus, si è svolta la fiaccolata che ha accompagnato la statua di San Michele fino al molo del lago piccolo, dal quale poi ha proseguito fino al “Chiosco 2000” dove è stata custodita per tutta la notte. I fuochi d’artificio si riflettevano sulle acque ed hanno illuminato la notte mentre i fedeli salutavano l’Arcangelo con un emozionante sventolio di fazzoletti bianchi.


La solenne processione ha cominciato il suo percorso sulle acque del lago piccolo dove, a bordo di un addobbato battello, la statua di San Michele è stata accolta in riva tra applausi e sguardi emozionati dei fedeli ed ha poi proseguito, portata a spalla dai Cavalieri e dalle dame di San Gerardo Maiella di Cerignola, fino all’antica abbazia di Sant’Ippolito, dove per la prima volta, dopo circa seicento anni, è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dal vescovo, mons. Gianfranco Todisco.
Tutti erano emozionati e stupiti e molti si guardavano attorno ad ammirare i resti di quelle antiche mura “impregnate” di storia, che sembrava raccontassero delle sante messe celebrate dai monaci che la abitavano, delle orazioni e dei piccoli gesti quotidiani.
“Tra qualche anno le malattie si potranno curare - ha spiegato nell’omelia il vescovo, mons. Gianfranco Todisco - e allora l’uomo morirà di solitudine, di violenza, d’ingiustizie, di oppressioni, di morte spirituale, di tutte quelle devianze che vengono originate dal cuore malato dell’uomo. C’è allora bisogno di sanare il cuore”. “Diventa anche tu uomo…angelo - ha continuato il vescovo - attraverso un vero cammino di fede perché il cuore è il luogo concreto dove Gesù si rende presente”.

“Noi siamo stati amati dal Signore - ha commentato Padre Giuseppe Cappello - e dobbiamo amare Dio e i fratelli. Solo con l’amore si cammina per la giusta via anche in previsione dell’Anno Santo della Misericordia”.
 Michele vuol dire “Chi come Dio?” e fu questo il grido di battaglia con cui debellò, lo spirito del male e della superbia e i ribelli suoi seguaci e affermò il “decreto” di fedeltà, di amore e di servizio a Dio solo.
 Oggi l’uomo cerca di sostituirsi a Dio e, nella sua follia, lo sfida quotidianamente in una battaglia caratterizzata dallo sfrenato desiderio di accumulare ricchezze, potere e manie di grandezza, mai consapevole delle sue smisurate miserie e mai pentito tanto da poter ripetere con San Paolo: ” Se proprio dovrò vantarmi, mi vanterò soltanto della mia debolezza!”.
Ha ragione Papa Francesco quando dice: ”L’unica guerra che dobbiamo combattere è quella contro il male!”.

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