Il culto di santa Lucia nella zona del Vulture


Particolarmente venerata ad Atella, Melfi, Rapolla, Ruvo del Monte. 
 di Michele Traficante 

Vi sono tradizioni religiose, e non, dure a morire nella zona del Vulture. Esse sono frutto di sentimenti popolari fortemente radicati e tramandati da generazione in generazione. Fra queste assai sentita, specialmente nella Valle di Vitalba, è il culto per santa Lucia, che trova nella cittadina angioina la testimonianza di una tradizione molto radicata. L’introduzione del culto di santa Lucia nell’area del Vulture non può essere datata con precisione.

Secondo alcune tradizioni esse avrebbe origine con l’arrivo dei Domenicani o, più probabilmente, col diffondersi nell’area lungo la fiumara di Atella, della pestilenziale malaria. Infatti, la Santa siracusana era venerata già in altre zone del mondo, come Costantinopoli e Venezia, proprio come protettrice contro la malaria. Si spiegherebbe così, infatti, la costruzione della chiesa di Santa Lucia, presso il cimitero di Atella, ove venne alla luce, dopo il terremoto del 1851, un pregevole affresco datato, secondo gli esperti della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Basilicata, intorno al 1456 e rappresentante la “Madonna Riparatrice”. La chiesa, gravemente danneggiata dal terremoto del 23 novembre 1980, è stata oggetto di consolidamento e di restauro a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio della Basilicata. Fra le tante tradizioni legate alla santa, vi è quella di chi, giovane, nutrendosi nel giorno di santa Lucia solo di verdure lasciando il pane, potrà avere una illuminazione sul nome e sul volto del futuro sposo o della sposa. Santa Lucia è venerata come la santa degli occhi perché, secondo la leggenda, Lucia, dopo aver donato i suoi occhi ad un giovane spasimate, li riebbe più belli di prima.


Tale evento miracoloso, convinse che l’invocazione della Santa potesse proteggere dalle malattie della vista. Infatti, numerose sono state le guarigioni per mezzo della Santa di Siracusa, come attestano i tanti ex voti, raccolti e gelosamente custoditi con il “tesoro di santa Lucia”, in esposizione museale, nel Duomo Trecentesco di Atella. La statua di santa Lucia, una pregevole scultura lignea del 1700 che è venerata in Atella, è rappresentata con i segni tipici della santità:il piatto recante gli occhi, il manto rosso del martirio, la palma della vittoria, la corona della gloria. Narra la leggenda che Lucia era una giovane ricca siracusana, fidanzata con un suo concittadino.Un giorno Lucia si recò in pellegrinaggio al sepolcro di sant’Agata a Catania per implorare la guarigione della madre gravemente ammalata.Durante le preghiere le apparve la Santa che le preannunciò il martirio.


Ritornata a Siracusa lasciò il fidanzato e cominciò a distribuire tutti suoi beni ai poveri.Fu accusata come cristiana al console Pascasio.Fu torturata, ma Lucia scelse il silenzio.Fu condannata, torturata e poi decapitata.Prima di morire ricevette l’eucaristia, profetizzò la morte dell’Imperatore Diocleziano e la prossima pace per la Chiesa. Il 13 dicembre, “dies natalis”, cioè giorno della morte della Santa, ad Atella viene solennemente celebrata la festa di santa Lucia. Molti anni fa le celebrazioni iniziavano la sera del giorno 12, quando la santa veniva vestita di oro e di argento.Durante la notte era sorvegliata dai rappresentanti del comitato della festa.Nella mattinata del tredici veniva celebrata la santa messa per poi portare la statua della Santa in processione per le vie cittadine.La processione passava anche attraverso la “fiera” che, durante il passaggio della Santa, sospendeva l’attività commerciale. Al termine della processione la statua veniva riportata in chiesa dove rimaneva “vestita” fino alla sera per consentire anche ai cittadini dei paesi limitrofi, che accorrevano numerosi e con profonda devozione, di elevare le loro preghiere alla Santa. Da alcuni anni, però, tutte le celebrazioni sono state spostate nel pomeriggio del giorno tredici. Assai sentita è la venerazione di santa Lucia anche a Melfi, ove, nel centro storico, si trova la chiesa a lei dedicata e che fu già parrocchia, come attesta un documento del 1199, fino a quando, nel XVIII secolo, il vescovo Teodoro Basta non la unificò con quella di san Teodoro. Il culto e la devozione di santa Lucia in Melfi ha radici antiche, come è attestato da due documenti risalenti entrambi alla fine del secolo XII, e come testimoniato dalla serie di affreschi nella cripta di santa Lucia in contrada Giaconelli. Nella ricorrenza della festa di santa Lucia è tradizione, a Melfi, accendere dei grossi fuochi, nelle vicinanze della chiesa a lei dedicata e terminare i festeggiamenti con i fuochi d’artificio. 



L’effige di santa Lucia e riprodotta anche nella grotta di santa Margherita. Inoltre nella chiesetta rupestre (in contrada Giaconelli) si conserva il pregevole affresco con la storia della Santa siracusana. Il culto di santa Lucia è molto praticato anche in altre comunità vulturine. A Ruvo del Monte è molto sentita la devozione per santa Lucia. In una nicchia, sull’altare della chiesa del convento di sant’Antonio, era collocata una pregevole statua lignea della Santa di Siracusa, oggetto, nella ricorrenza del 13 dicembre, di pellegrinaggi e di profonda testimonianza di fede.Dopo il disastroso terremoto del 23 novembre 1980, la statua fu prima portata presso la Soprintendenza di Matera e successivamente restituita alla comunità ruvese. Attualmente si trova nella sala museo di arte sacra. Sempre a Ruvo del Monte, Santa Lucia è raffigura pure in un trittico con san Lorenzo e santa Caterina d’Alessandria. A San Fele esiste una zona del paese denominata proprio Santa Lucia. Assai venerata è santa Lucia pure a Pescopagano, a Rapone, e a Rapolla, ove alla Santa e dedicata una pregevole chiesetta, molto antica e realizzata originariamente addirittura con funzione di cattedrale.

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