Importata dagli albanesi rappresenta la più rinomata festa dell’Immacolata - LA FESTA DELLE “PANEDUZZE” A MELFI
Abbinata al tradizionale “Concerto dell’Immacolata”, giunto alla edizione
di Michele Traficante
Una delle ricorrenze
popolari più sentite a Melfi è senza dubbio la festa delle “paneduzze”. La
tradizionale manifestazione, da alcuni anno, è abbinata all’ormai noto
“Concerto dell’Immacolata”, che richiama un pubblico numeroso e tanti
appassionati di musica .
La tradizione della festa delle “panedduzze”, cioè del pane azzimo, ottenuto senza lievito, si collega alla più nota e, folcloristicamente, assai più interessante manifestazione storica della città federiciana:
” Questa vandalica distruzione, fece cessare in
Melfi il gran commercio che essa aveva colle limitrofe province, come pure
rimasero chiuse tutte le officine di manifatture di vario genere, ed una città
frequente di circa 30 mila anime fu ridotta a non contarne più di 5 mila”.
In tale frangente s’inserisce l’episodio del
boscaiolo-bottaio melfitano Cerone Battista, definito il “Pietro Micca lucano”,
il quale in uno slancio di eroismo fece strage degli invasori con la ronca,
sino a quando, colpito alle spalle dai soldati francesi, soccombette. In suo
onore e ricordo il corso principale della città venne denominato “Ronca
Battista”, lungo il quale si trova appunto la chiesa”albanese” di “Santa Maria
ad Nives”. I melfitani superstiti, che si erano rifugiati in una macchia di
castagneti detta Selva di Santo Spirito, posta nel folto bosco del Vulture, ove
poi venne costruita una rozza chiesetta rupestre con un solo altare e con una
sola nicchia, (detta appunto dello Spirito Santo), rientraono in città la
domenica di Pentecoste.
L’imperatore
Carlo V di Spagna, con diploma dell’anno 1529, onorò Melfi col titolo di
“fedelissima”, esentandola per dodici anni da tutte le contribuzioni fiscali ed
invitando con un apposito editto i forestieri a ripopolarla.
Così, nel 1534 arrivarono a Melfi trenta famiglie di
albanesi, appartenenti alla colonna dei Koronei, guidate dal capitano Zoan Zuzera
( che in italiano si legge Chiuchiera).
I nuovi arrivati si stabilirono nel rione,
totalmente distrutto dai francesi di Lautrec, che poi fu chiamato Chiucchiari
ed è ancora oggi conosciuto con tale nome.Uno di questi albanesi vi costruì
anche una chiesa, quella di Santa Maria ad Nives (posta nella centralissima Via
Ronca Battista), come si legge appunto nell’iscrizione lapidea posta sopra
l’architrave della porta d’ingresso “Questa ecclesia ha edificato messer
Georgino Lapazzaia, albanese, dalle pedamenta nel 1570” .
Nel 1597 i Coronei vennero in dissidio con gli
abitanti locali e andarono via stabilendosi a Barile, dove si ricongiunsero ad
altre famiglie della loro terra.
Questo popolo albanese lasciò comunque in Melfi usi
e tradizioni propri e, fra queste appunto quella delle “panedduzze”, istituita
nella chiesa da loro costruita. Così questa tradizione si ripete, di anno in
anno, con identico interesse e partecipazione di popolo,
proprio l’otto dicembre, festa dell’Immacolata
Concezione, “perché – dicono gli
anziani – come la Vergine Maria ha concepito Gesù senza seme, così questi pani sono
ottenuti senza lievito”. Come si sa la festa dell’Immacolata Concezione fu
introdotta da Papa Pio IX nel 1854, quando solennemente dichiarò come dogma di
fede che la Madonna, fin da suo concepimento, non è stata mai soggetta al peccato
d’origine come ogni mortale. A tal riguardo qualche anno fa ha scritto, fra l’altro, il poeta melfitano
Sergio Cappiello: “ Re paneduozzzze, ca
so’ peccenenn e tost come r ffirr / e li cuntadene, p na bonannate, r’ menene
jend r ttirr, / come a lore, pure lu core nustr s jè senza crescende / rumane
tust e non jé capace d vulé bbéne a
l’ata gende”. ( Le “paneduzze”, che sono piccole e dure come il ferro / e i
contadini, per una buona annata, gettano nei terreni / come loro, pure il
nostro cuore se è senza lievito, resta duro e non è capace di volere bene all’altra gente).
Quest’anno la manifestazione, come sempre promossa
ed organizzata dalla Pro Loco “Federico II” con la collaborazione della
Confraternita “Santa Maria ad Nives”, col patrocinio della Regione Basilicata,
della APT Basilicata e della città Melfi ha avuto il suo momento clou
nell’applauditissimo concerto tenuto dai dal gruppo dei “Damadakà” che ha
deliziato il numeroso pubblico con l’esecuzione dei tradizionali canti natalizi
partenopei e non solo. Ad incominciare dalla classica pastorale in dialetto
napoletano “Quanno nascette ninno” di Sant’Alfonso de’ Liguori, più nota poi,
in italiano, come “Tu scendi dalle stelle”. Un concerto che ha entusiasmato e
che ha fatto rivivere il Natatale di un tempo, grazie alla bravura dei
musicisti e strumentisti di arpa, castagnette, chitarra, ciaramelle, tamburo,
fisarmonica, flauto Michele Arpa,
Daniele e Dario Barone, Felice Cutolo, Giovanni Saviello, Mario Musetta e alla
splendida voce di Margaret Januario.
In occasione della XIX edizione de “Re
panedduzze” e del concerto dell’Immacolata, organizzato dalla Pro Loco di Melfi,
il Club Auto e Moto d’epoca hanno animato le strade cittadine con il 2^ raduno
delle Panedduozze. Le auto che si erano radunate dalle 9 alle 10 nel
piazzale della stazione, hanno effettuato
la passeggiata per le mura
della Città, Poi c’è stata l’esposizione
in Largo S. Antonio, seguita dalla Santa Messa, la benedizione degli equipaggi
e la distribuzione delle panedduzze benedette. Secondo tradizione, anche quest’anno, nella chiesa
di Santa Maria ad Nives, dopo la celebrazione delle sante messe della festività
dell’Immacolata Concezione, è avvenuta la simpatica distribuzione delle
“panedduzze”, contenute in grossi cesti e che i contadini del luogo usano,
ancora oggi, gettare nei loro campi affinché la terra torni alla fertilità di
un tempo in modo naturale, senza concimi e fertilizzanti chimici di nessun
genere. Ricevere le “paneduzze” e distribuirle a casa, equivale a portare nelle
famiglie l’augurio di prosperità, pace e fratellanza .
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