A Rionero, mons. Marco Frisina, missionario della Misericordia

In occasione della festa dei Santi Medici della parrocchia dell’Annunziata 
di Angela Traficante 

La preghiera, le confessioni, le catechesi e l’adorazione Eucaristica hanno caratterizzato i solenni festeggiamenti in onore dei SS. Medici, Cosma e Damiano, organizzati dalla Parrocchia della “SS. Annunziata” di Rionero. Undici giorni d’intensa meditazione per conoscere le virtù dei “medici di Dio” che prestavano le loro cure gratuitamente e che, per
volontà divina, guarivano dalle infermità.
E’ forte la devozione della comunità parrocchiale rionerese che ha elevato preghiere d’intercessione ed ha intonato, con emozione, l’antico canto “Santi Cosma e Damiano, nostri cari protettori, medicate i nostri cuori, spasimanti nel dolor. O San Cosma e San Damiano, noi vi offriamo i nostri cuori”. I due fratelli, di origine araba, mai si scoraggiarono in tempi di aspre persecuzioni e s’imposero una scelta di vita controcorrente. 


Accusati di “perturbare l’ordine pubblico e di professare una fede religiosa vietata” subirono crudeli torture allo scopo di farli apostatare, fino al martirio nel 303, in Siria. A tutto questo risposero: “ Noi adoriamo il solo vero Dio e seguiamo il nostro unico Maestro, Gesù Cristo”. La scelta di “donarsi” al prossimo rivela, dopo secoli, l’essenza della spiritualità cristiana, tanto invocata da papa Francesco nell’Anno Santo della Misericordia. I due fratelli, cosiddetti “anàrgiri, che in greco significa “senza argento”, “senza denaro”, rappresentano, insieme ai Santi e ai tanti martiri contemporanei, un esempio di carità e di fedeltà a Dio. Impregnate d’ispirata spiritualità sono state le omelie dei sacerdoti invitati dal parroco, don Rocco Di Pierro, i quali, durante la novena, in alcuni giorni hanno celebrato le Sante Messe nella chiesa “Mater Misericordiae”. Don Massimiliano Scavone, presbitero dell’Arcidiocesi di Potenza, Muro Lucano, Marsico Nuovo, mons. Agostino Superbo, Arcivescovo emerito metropolita della stessa Diocesi, don Gabriele Chiruzzi, presbitero dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina e don Mosè Ekoude, della parrocchia della “SS. Trinità” di Lagopesole, hanno sapientemente predicato sull’incrollabile fede e sulla gratuità del servizio dei Santi Medici, pilastri spirituali per l’uomo di oggi abituato, spesso, a dare per ricevere qualcosa in cambio e “sfigurato” dall’odio, dalla violenza e dalla superbia. E’ una società indifferente che finge di non capire? “Nella categoria umana” ha detto don Rocco “ la miglior medicina per ascoltare i silenzi e la Parola è proprio la volontà. La volontà di interagire, di istruirsi, di fare del bene, di comprendere. Ma, spesso, c’è la volontà di far finta di non comprendere. E’ importante la bellezza di chi si mette in ascolto e di chi comprende, perché ha messo in moto la medicina della volontà”. Una festa sobria che ha vissuto un momento di profonda preghiera quando la statua dei Santi Medici è stata trasportata presso l’Ospedale C.R.O.B. –I.R.C.C.S. per la celebrazione della santa messa e per la benedizione degli Operatori Sanitari. I festeggiamenti sono culminati nella speciale partecipazione di mons. Marco Frisina, presbitero, compositore di molti canti sacri, direttore del Coro della Diocesi di Roma che anima le più importanti liturgie diocesane, molte delle quali presiedute dal santo Padre. Dopo aver presieduto la Santa Messa, mons. Marco Frisina, il “Missionario della Misericordia” voluto da papa Francesco, durante la serata presentata da Teresa Sperduto, ha incantato, per la semplicità di linguaggio, il numeroso pubblico con l’illuminante catechesi sul tema: “ La Misericordia: Canto di vita”, introdotta dall’esecuzione, diretta da lui stesso, del suo brano “Preghiera Semplice”, eseguito dal Coro Parrocchiale, con la voce solista di Gianni Marino, accompagnati dall’orchestra “Ensemble cento rami”. “Il Signore, Dio Misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato”, è stato il brano della Sacra Scrittura, (Es 34,6-7), che mons. Frisina ha letto e meditato per spiegare, con le Parole che Dio stesso ha rivelato a Mosè, il dono della Misericordia. “Chi si avvicina a Dio può sperimentare che la Misericordia è Dio stesso” - ha detto - e la Sua carta d’identità è l’amore”. Israele, liberato dalla schiavitù in Egitto, guidato da Mosè e abbondantemente sfamato, nella sua incoerenza, si ribella a Dio che, nuovamente, stabilisce la sua “alleanza d’amore”, rivelando se stesso e la sua infinita bontà”. “Non è l’alleanza che fa l’uomo, stabilita oggi e tradita domani - ha spiegato mons. Frisina -, l’alleanza di Dio con Mosè è per sempre. E’ un patto d’amore eterno, che culmina in Cristo Gesù, sulla croce”. Il Papa parla spesso della tenerezza di Dio che si traduce nel suo perdono. Egli dice: “Il perdono è il termine giusto. E’ pietoso e dalle sue viscere scaturiscono commozione e pietà. E’ ricco di grazia perché condona. Poi mons. Marco Frisina ha tracciato il volto di Dio. “La sua solidità, la sua Misericordia è per sempre, la sua tenerezza, la sua Grazia sono tutti volti di Dio e della sua infinita Misericordia. Il cambiamento interiore è necessario per diventare un uomo nuovo, ma non sempre ciò avviene e tutto si limita ad una manifestazione esteriore della fede”. “Nel battesimo Gesù ci ha inserito l’antivirus che agisce col perdono e con l’amore. Il terrorismo nasce dall’infelicità delle persone che commettono quelle atrocità e che vogliono rendere infelici anche gli altri, mettendo paura con la violenza. Così anche gli altri diventano violenti, moltiplicando l’odio. Gesù, nella sua follia d’amore, rompe questo meccanismo. Si fa ammazzare sulla croce e muore sa solo! Ma perdona e prega per gli uomini”. “Il Santo è un perdonato” ha spiegato mons. Frisina “ è una persona amata che, a sua volta, ha imparato ad amare. La Misericordia è semplicemente far vivere in noi l’amore di Dio. Dobbiamo riconoscerci peccatori ed essere autentici. Maria è Madre di Misericordia e intercede presso il Figlio implorando le grazie che ci sono necessarie. Infine la Corale polifonica “Vox Matris” ha eseguito il brano “Salve Mater Misericordiae”, tratto dall’ultimo album musicista mons. Frisina “Dio ha tanto amato il mondo”. “E’ un popolo di dura cervice”, rispose sul monte Mosè a Dio e se si persevera nell’egoismo e nella bramosa ricerca dei primi posti per luccicare con la luce dei riflettori, tutto questo è vano. Un plauso va all’instancabile Pasquale Labella, che, con spirito di fede e di sacrificio, svolge il suo prezioso servizio “dietro le quinte”, per le accurate celebrazioni eucaristiche e per il decoro del tempio di Dio.

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