LA FERRATA, UN’INVEZIONE DELLO SPELEOLGO CAMMARELLE

Si tratta di un utilissimo attrezzo per amanti della montagna e rocciatori 
di Gerardo Ferrara

Antonio Cammarelle di anni 64 anni di Rionero in Vulture è un appassionato della montagna che da anni dedica le sue energie nell’ attività di speleologo.
Infatti, egli è un socio dello Speleo Club Marmo Platano con sede in Muro Lucano e iscritto al Club Alpino Italiano sede di Melfi. Ma il suo impegno è anche quello di diffondere l’amore per la montagna e scoprirne anche gli aspetti più affascinanti e segreto con la speleologia (Scienza che studia le caverne naturali, dal punto di vista geologico, fisico, biologico e paleontologico). E’ componente della Consulta tecnico-scientifica della Regione Basilicata e responsabile della sezione di Rionero in Vulture del Centro Studi Cavità Artificiali e Centro Ricerche Cavità Naturali del Vulture Melfese. E’ inventore di una originale e rivoluzionaria attrezzatura per la sicurezza delle scalate e l’esplorazione delle cavità naturali, da lui chiamata “ferrata” di cui ha depositato il brevetto, registrato presso il Ministero dello Sviluppo Economico al n° 0001419771. La ferrata di cui va fiero il suo inventore risiede nell’assoluta novità e nella semplicità di realizzazione e istallazione; un unico ancoraggio. Essa, a differenza della ferrata classica , consente di ascendere e discendere nel vuoto assoluto, senza il supporto della parete rocciosa e la progressione in orizzontale; ovvero da una parete a quella di fronte, mediante l’uso di una semplice corda d’acciaio tesa, grazie all’imbrago autoportante brevettato dallo stesso inventore. Per capirne di più abbiamo rivolto ad Antonio Cammarelle alcune domande Come è nata in te la passione per la speleologia e per l’alpinismo? “E’ una passione che viene da molto lontano e per molto tempo è rimasta allo stato latente fino a che non si sono venute a creare le condizioni propizie. Mio padre faceva il muratore ed io, ancora ragazzo, lo seguivo per dargli una mano. A quella età, dieci undici anni, era dura stare dietro ai muratori, tutto si svolgeva a mano e le durante le uniche distrazioni, in qualche momento libero o durante la pausa, mi dilettavo ad ispezionare i luoghi più angusti infilandomi in cunicoli o arrampicandomi per le impalcature. Ovviamente la sicurezza all’epoca era ancora una sconosciuta, non si badava mai al peggio. La mia, forse, è stata una delle ultime generazioni che ha vissuto l’adolescenza inventandosi i giochi all’aria aperta e senza il supporto dell’industria. Ricordo da ragazzo di avere fatto anche il garzone presso un falegname, all’epoca un falegname aveva anche cinque sei garzoni nella sua bottega. Ricordo che quando non c’era il titolare perché fuori per lavoro, noi ragazzi ci dilettavamo a giocare a nascondino nelle bare senza alcun timore o pregiudizio. Quale esperienza ha avuto come speleologo. “Vado in grotta da circa quindici anni ed anche se in età avanza, la passione resta immutata. Le grotte che frequento di più oltre ai vucculi di Muro Lucano che per me rimane la grotta madre dove peraltro ho fatto la prima esperienza di discesa, sono le grotte di Marsico di Tramutola, le grotte dei monti Alburni della Campania, le grotte pugliesi e calabresi. Una menzione a parte merita la grotta del Bifurto, situata sul massiccio del Pollino, in territorio di Cerchiara. E’ una grotta che incute rispetto, è profonda circa settecento metri e presenta potenzialità di ulteriori sviluppi”. Come è nata l’idea della ferrata? “L’idea della ferrata è nata essenzialmente da una esigenza di sicurezza anche se la sua realizzazione ha aperto un mondo nuovo che trasforma la ferrata da quella infrastruttura monumentale e fortemente impattante, in qualcosa che è molto più vicino ad un attrezzo sportivo, quindi facilmente rimuovibile. Essa è dai costi contenuti e ha un impatto ambientale pari a zero. Quanto alla sicurezza, è assoluta, e consentendo la progressione nel vuoto, sia in verticale che in orizzontale le conferisce quel carattere straordinario e rivoluzionario rispetto all’esistente”. Pensa che possa trovare impiego nell’ambito dell’alpinismo e della speleologia? “Se penso che possa trovare impiego in montagna e in grotta? La risposta è senz’altro si. Più difficile è, dire quando potrà trovare impiego. Potrà trovare impiego quando qualche imprenditore illuminato dalla voglia di innovazione e di sicurezza, e non solo dalla voglia di denaro, la vorrà produrre industrialmente. A quel punto sono certo che la mia ferrata si diffonderà rapidamente. Se si considera che, sia in campo alpinistico che in campo speleologico, la vita di chi si arrampica è sospesa ad una corda e dipende dalla integrità di questa. Per evitarne la rottura si procede ad una serie di frazionamenti, quindi impiego di trapano, di spit, resine e quant’altro, tutte cose che con la ferrata si riducono al minimo, sia in termini di lavoro che di costi a tutto vantaggio della sicurezza. Gli esperti sanno che il punto vulnerabile è sempre il nessuno di ancoraggio”. 

 *Presidente Speleo Club Marmo Platano

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