Appello a partecipazione e al No di Antonio Flovilla presidente di Basilicata Popolare e portavoce del Comitato di cattolici, popolari e riformisti
Un appello per la partecipazione al voto di domenica 4 dicembre e per
esprimere il no al referendum costituzionale è stato rivolto da Antonio
Flovilla presidente di Basilicata
Popolare e portavoce del Comitato di cattolici, popolari e riformisti per
il no. E' una riforma sbagliata spacciata come risolutiva che – dice Flovilla -
produrrà nuovi problemi e porrà una pesante ipoteca sulla possibilità di
affrontarli seriamente.
Una riforma che rischia di produrre una
marginalizzazione della Basilicata non solo per la sua ridotta rappresentanza
in quello che dovrebbe essere il nuovo Senato, di fatto una sorta di Camera di
quarta serie, ma anche e soprattutto darà man forte al disegno delle
macroregioni.
In Basilicata i cattolici e i cittadini autenticamente riformisti hanno
specifiche motivazioni per una presenza massiccia alle urna e per il no: la
Basilicata ha bisogno di recuperare il senso civico della partecipazione per
esprimere al meglio le sue potenzialità. La Costituzione non si cambia né a
colpi di voti di fiducia in Parlamento e tanto meno con patti trasversali e
sicuramente poco trasparenti come sostenuto autorevolmente da numerosi ed
insigni costituzionalisti che hanno espresso perplessità di metodo e di merito.
I comizietti di Renzi a Matera e a Potenza – aggiunge Flovilla – non
hanno certo convinto in materia di petrolio su chi deciderà per nuove ricerche
ed estrazioni e tanto meno sul futuro del sistema autonomistico locale.
Sono certo inoltre che i cattolici
voteranno NO per coerenza storica. Per secoli si è chiesto alla Chiesa
di riconoscere la sovranità del diritto e la divisione dei poteri, e sarebbe
assurdo che proprio ora che il Papa le ha solennemente proclamate all’ONU, i
cattolici italiani ne abbandonassero la difesa per tornare a quella vecchia,
decrepita, infausta cosa che è l’uomo solo al comando e tutti gli altri a dire
di sì. Ma coerenza storica ci impone di votare no anche perché i cattolici in
Italia hanno messo il meglio di sé nella Costituzione repubblicana. È la cosa
migliore che hanno fatto nel Novecento. Grazie alla partecipazione alla
Resistenza, la Costituzione è stato il dono più alto che i cattolici, certo non
da soli, hanno fatto all’Italia. Ora si dovrebbe cambiarla per portarla su
posizioni più avanzate (più diritti, più sicurezza sociale, lavoro, cultura,
più garanzie contro la cattiva “governabilità” e l’arroganza della politica),
non certo sfasciarla.
Quanto ai costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma
si andrà a risparmiare circa il 20%, ma in realtà sono in arrivo nuove
indennità al rialzo per i funzionari parlamentari mentre il bicameralismo non
viene davvero superato, come dice il governo, bensì reso più confuso creando
conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato. La
particolare situazione che attraversa la Basilicata e la gravità della crisi –
continua il presidente di Basilicata Popolare – non consentono più la politica delle
promesse perché le emergenze occupazione, ambiente e salute richiedono risposte
vere ed urgenti sinora non assicurate né a livello nazionale che regionale.
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