SALARI BASSI PER I LUCANI, METTERE AL SICURO INTESA RINNOVI CONTRATTUALI P.A.

Che gli stipendi dei lucani siano tra i più bassi d’Italia almeno per noi non è una sorpresa. Un dato su tutti: fatti 100 gli euro guadagnati di media in Italia, in Lombardia diventano più di 108, mentre in Basilicata scendono a 82,4. Come per noi non regge la tesi di economisti ed esperti secondo i quali “le retribuzioni lombarde e del Nord in generale sono il risultato di forze compresenti e che si auto alimentano". Da una parte, c'è il maggior costo della vita di quelle aree.
D'altra parte, "la natura del mercato occupazionale, che riflette il tessuto imprenditoriale: è maggiormente contraddistinto rispetto ad altre regioni da figure specialistiche e manageriali, che alzano il valore medio degli stipendi" di quei territori. Un fenomeno significativo nonostante la perdurante situazione di deflazione che caratterizza l’intero mercato del lavoro e delle retribuzioni. Intanto, la vera spaccatura tra salari del Nord e del Sud è nella diffusione del sistema dei voucher che abbiamo più volte denunciato, nelle varie forme di precariato e nelle retribuzioni d'ingresso , come nei comportamenti di quelle aziende, che talvolta cavalcano le leggi per pagare il meno possibile i dipendenti al primo passo in ambito professionale. Ci sono dunque strumenti contrattuali che ben applicati possono accorciare le distanze dei salari. Ma la fotografia degli stipendi dei lavoratori italiani rafforza il nostro impegno, unitario con Cgil e Cisl, a chiudere la stagione dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego oltre che nelle categorie dell’industria (a partire dai metalmeccanici). Siamo determinati perché ciò accada e non preoccupati per la crisi di governo, determinati a che siano rispettati gli accordi stipulati che trovano il naturale punto di riferimento nella Legge di Bilancio approvato in Senato prima delle dimissioni del Premier Renzi. Nella legge di bilancio sono state postate le risorse relative agli accordi sulla previdenza e sui contratti per i lavoratori del pubblico impiego. A quest´ultimo proposito, se il Governo riuscisse a dare anche le direttive all'Aran, faremmo meglio e presto. Inoltre, sempre in quel provvedimento, ci sono le risorse per gli ammortizzatori sociali, per gli esodati, per la garanzia donne. Insomma, è una legge di bilancio nella quale, finalmente, dopo molti anni ci sono soldi per lavoratori e pensionati. L'unica nostra preoccupazione è metterla al sicuro. E’ il caso di ricordare che nella Pubblica Amministrazione le politiche di austerity hanno prodotto danni ingenti, tanto per i lavoratori che hanno subìto penalizzazioni retributive inaccettabili quanto per i cittadini che si sono trovati a dover pagare a caro prezzo la contrazione dell’offerta dei servizi pubblici, in conseguenza dell’applicazione delle miopi logiche dei tagli lineari nonché della soppressione di uffici e presidi su tutto il territorio nazionale, finalizzata a realizzare fantomatici risparmi di spesa. La UIL da sempre sostiene che una Amministrazione Pubblica efficiente con i suoi strumenti e le sue potenzialità deve avere un ruolo primario nel percorso di uscita dalla crisi. Un ruolo importante quindi che punta proprio alla possibilità di una riorganizzazione della pubblica amministrazione che da noi non può fermarsi a periodiche rotazioni di incarichi dirigenziali e che può e deve favorire la staffetta generazionale con l’ingresso di giovani laureati e diplomati.

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