THALIA: SOLIDARIETA' A DON FRANCO CORBO

Solidarietà a don Franco Corbo oggetto di una campagna integralista di aggressione è espressa dal Centro Studi Turistici Thalia che in una nota ricorda il riconoscimento attribuito a lui nel 2015 – con il Premio Thalia - quale presidente del Gruppo Volontariato e Solidarietà proprio per l'impegno a favore del confronto tra culture e popoli diversi. L'idea del parroco di Sant'Anna, più volte spiegata con parole semplici – sottolinea Arturo Giglio, segretario del CS Thalia - è quella di creare un ponte tra le diverse religioni.

Non a caso sulla tenda beduina che sostituisce la grotta di Betlemme si trova la scritta “Costruiamo ponti, non muri”, in aggiunta alla bandiera arcobaleno, simbolo pacifista. Il presepe che ha prodotto reazioni scomposte, e alimentate da strumentalizzazioni, (ma anche in troppi casi da incomprensioni), che vanno isolate e che inquinano il clima interculturale che appartiene alla comunità potentina è solo una tappa di un lunghissimo percorso di don Franco che è caratterizzato dall'impegno autentico di comprensione e cooperazione. Interpretare il presepe-simbolo in questi tempi difficili come una “provocazione” alla cristianità è invece una forzatura strumentale che al di là delle statuette utilizzate ha un significato profondo, perchè come continua a ripetere don Franco troppi commenti sul presepe partono da una premessa sbagliata. La donna non ha il burqa, non ha lo chador. è una statuetta della tunisia, come le altre e fa parte della collezione di presepi da tutto il mondo. in Africa sono statue nere, In Perù c'è il lama, a Potenza c'è il costume potentino ecc...Dimenticavo, noi abbiamo la tradizione del presepe napletano con i costumi napoletani. Lo scopo è di vedere l'Incarnazione di Gesù in tutto il mondo. Uno di questi presepi è stato utilizzato per parlare di dialogo con tutti, di testimoniare Gesù con la propria capacità di amare tutti, anche chi sbaglia. Come faceva Gesù. Questo non significa rinnegare Gesù, ma imitarlo per quello che sappiamo fare. Chi conosce la nostra storia ha fatto la giusta lettura del presepe. Chi non la conosce ha avuto altre reazioni. Legittime. Meglio se rivolte al dialogo e allo sforzo di capire. Con il dialogo si cresce.

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