FUGA ERGASTOLANI: DI GIACOMO (SPP), DISATTENZIONE POLITICA E ATTEGGIAMENTO BUONISTA CAUSE PRINCIPALI

La vicenda di Giuseppe Mastini, conosciuto come “Johnny Lo Zingaro” - l’ergastolano scappato dal carcere di Fossano, che da giorni sta tenendo in scacco la polizia di mezzo Nord Italia – è solo l’ennesimo e tra i più eclatanti casi della “verità” che il Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria) sta denunciando da troppo tempo: il sistema carcerario italiano è al collasso.
E come lui è sparito nel nulla Ismail Kammoun, tunisino di 55 anni, detenuto per omicidio con una condanna definitiva nel carcere di Volterra, evaso da giorni e ora è ricercato su tutto il territorio nazionale. Lo straniero, considerato un detenuto-modello, ha approfittato di un permesso premio di dieci giorni per far perdere le proprie tracce ed infittire l’elenco degli evasi con troppa facilità dai nostri carceri. In tutto, nel 2016 ci sono state 114 evasioni: 6 evasi sono fuggiti dal carcere, 34 grazie ai permessi premio, 23 approfittando del lavoro esterno come Johnny lo Zingaro; 14 della semilibertà e 37 da mancati rientri. Una situazione diventata intollerabile. La causa principale è la disattenzione della politica mischiata ad un atteggiamento buonista sintetizzabile dietro la presunzione di rieducare tutti i detenuti e malviventi nonostante gli efferati crimini commessi e ripetuti. Così non si rinuncia a concedere permessi di uscita all’ergastolano consentendo di fatto un’ evasione da tempo evitata, ma inevitabilmente avvenuta, oppure ci si indigna se un uomo di spettacolo a cui è stata ritirata la patente, alla guida sotto effetto di stupefacenti, investe una donna provocandole la morte ma è “costretto” agli arresti domiciliari perché in mancanza di braccialetto elettronico (dispositivo elettronico per il controllo fisico dell'indagato comunque trovato in tempo record rispetto a tanti altri “imputati comuni”). E’ dunque questo il sistema che non funziona. Abbiamo sempre considerato la rieducazione un elemento essenziale per rendere moderna ed efficace la detenzione ma non può diventare metodo di ricerca di una sorta di “rieducazione per forza” e per tutti. E come se non bastassero i quotidiani episodi di aggressione a guardie carcerarie, di risse tra detenuti di varie etnie, le bombe molotov contro auto dentro il carcere di Pisa, la situazione insostenibile per il personale di polizia penitenziaria che denunciamo da tempo, la strada intrapresa è sbagliata e senza ritorno. Ultimo caso da far conoscere all’opinione pubblica: il progetto di nuovo carcere a Nola, costato 120 milioni di euro, che più che carcere sarà un residence senza mura di cinta e senza adeguati servizi di sicurezza per 1200 detenuti che potranno facilmente seguire le gesta di “Johnny Lo Zingaro” . Il Spp non si limita alla denuncia e promuoverà azioni eclatanti di protesta come quello dello sciopero della fame che mi ha visto, nei mesi scorsi, partecipe in prima persona. 

Il segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo

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