Non ha i capelli lunghi e biondi
della Barbie, non parla, non si sbrodola e non arrossisce ma ogni esemplare è
unico e irripetibile: la pigotta, che letteralmente per i lombardi significa
bambola di pezza, dal 1999 è uno dei veicoli di comunicazione più efficaci
dell’UNICEF che l’ha eletta a proprio simbolo.
E’ venerdì e Maria Antonietta
Tarricone , coordinatrice della Scuola dell’infanzia di Muro Lucano,con le
insegnanti delle tre sezioni rossa, verde e arancione, Maria
Quaratiello ,Luisa Setaro, Veronica Navarro, Filomena Lepore ,
continua il rapporto con il Comitato Provinciale UNICEF di Potenza.Dopo la
grande festa dei nonni del mese di ottobre ha avviato il laboratorio per la
creazione delle pigotte, che fa parte di un progetto che l’Istituto Comprensivo
di Muro Lucano, guidato dalla dirigente scolastica Rosaria Papalino, ha
approvato all’inizio del nuovo anno scolastico
Mario Coviello, il presidente
del Comitato Provinciale di Potenza dell’Unicef, ha fatto arrivare le sagome,
l’ovatta, il cartamodello e le “ carte d’identità “ delle pigotte. Le
insegnanti hanno chiamato a scuola le nonne Maria Antonietta Crocetto,Brigida
Fornataro, Giuseppina Pacella, Gerardina Tirico, Luisa Pepe, Gerardina Troiano,
Teresa e Giuseppina Logrippo, Anna Troglia,che con ago, filo, macchina da
cucire si sono messe al lavoro circondate dai piccoli incuriositi e attenti.
In un baleno la grande aula
colorata è diventata un laboratorio. Le sagome sono state cucite e sotto una
manica è stato lasciato un buco. E’ da qui che i piccoli , con l’aiuto di
un grosso matitone, hanno infilato l’ovatta. Piano, piano, senza sporcare. E la
bambola ha preso forma..”è ingrassata”.Quando ogni gruppo ha la “sua” pigotta
il lavoro è solo all’inizio. Bisogna cucire l’abito, i capelli,dare forma con i
colori agli occhi, al naso, alla bocca.
Con 20 euro chi adotta una
pigotta, oltre a portarsi a casa dei veri e propri gioielli di artigianato, ha
l’occasione di salvare la vita di uno di quei 19 mila bambini che ancora, ogni
giorno, nel mondo, muoiono per cause prevenibili: infezioni respiratorie,
diarrea, malaria, morbillo, incidenti e ferite oltre a malnutrizione materna e
infantile. Ogni pigotta finanzia un pacchetto di interventi per portare nei
paesi poveri,nelle aree di guerra alimenti terapeutici, vaccini, zanzariere,
sali reidratanti e, dove possibile, assistenza alla gravidanza e al parto.
In un cesto sono stati raccolti pezzi di stoffa, merletti, nastri. Si usa il cartamodello per preparare gonne, giacche, pantaloni….E poi…. Si riprende lunedì. I piccoli salutano le nonne con un sorriso, è il momento dell’intervallo. Subito dopo i bambini vedranno il cartone animato della pigotta che va a costruire un pozzo per Alì che non ha acqua nel suo villaggio.
Ma la magia della pigotta non
finisce qui: è infatti il primo passo in nome del cerchio della solidarietà che
unisce i volontari che realizzano la bambola, dedicando tempo e impegno, e chi
le adotta, che attraverso la carta di identità della pigotta sa, con certezza,
a chi poter dire grazie e fargli sapere che un bambino, per il momento, è in
salvo.
Mario Coviello
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