Ci sono anche i musei lucani a festeggiare l’anno record per i musei italiani.
Il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha annunciato che nel 2017 è
stata superata la soglia dei 50 milioni di visitatori, con incassi che sfiorano i
200 milioni di euro. In Basilicata i visitatori sono stati 250.420 contro i 235.468
del 2016 con un incremento del 6,35%. Ma – commenta Piero Scutari,
presidente del Centro Studi Turistici Thalia – nel 2015 erano di più (256.770) a
testimoniare che per la fruizione del nostro patrimonio museale e artistico-
monumentale la strada è ancora in salita. Dall’ analisi del Centro Studi Turistici
Thalia, il numero di tutti i visitatori messi insieme nei 17 luoghi della cultura
statali presenti in Basilicata equivale a quelli di un anno alla Grotta Azzurra di
Capri, è minore rispetto a quello dei visitatori di Paestum o a quanti sono i
visitatori in soli tre giorni a Pompei. Altro dato fortemente negativo è quello
della permanenza media del turista nelle località lucane di turismo culturale (a
Matera non supera i 2 giorni). Cifre che stonano rispetto ad un target specifico,
il turista culturale, che – sottolinea Scutari – è più propenso a spendere 52 euro
al giorno per l’alloggio, in media, e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro
per alloggio e 75 per gli extra di chi viaggia per ragioni non culturali. Tra i primi
per visitatori si conferma il Museo Archeologico Nazionale del Melfese
“Massimo Pallottino” , seguito dal Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna
della Basilicata di Matera . A seguire il il Museo Archeologico Nazionale di
Metaponto a Bernalda e il Museo Nazionale della Siritide a Policoro.
E' necessario interrogarsi sulle cause – aggiunge – e in questo ci aiuta
l’indagine dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del
Politecnico di Milano sui musei italiani da cui emerge che il 52% delle istituzioni
italiane possiede almeno un account sui social network. La maggiore presenza,
pari al 51%, si registra su Facebook, seguito da Twitter e Instagram. Per quanto
riguarda, invece, i servizi digitali come il catalogo online e la possibilità di fare
una visita virtuale, i dati Istat mostrano tassi di adozione inferiori al 20%.
Considerando i musei che hanno un sito web (57% del totale) è emerso come
non sempre esso sia costruito in modo da facilitare l’utente nell’interazione con
i suoi contenuti. Ancora, si segnala che sono pochi i servizi per i visitatori:
partendo dalla home page, ad esempio, la traduzione in lingue straniere
(principalmente l’inglese) è disponibile solo nel 54% dei casi e i contenuti solo
nel 20% sono indirizzati a particolari categorie di utenti. I numeri sono ancora
più piccoli quando si indaga la presenza di servizi più avanzati come la
possibilità di acquistare online merchandising o materiale legato al museo (6%
dei casi), effettuare donazioni (anche in questo caso 6% e per il 70% si tratta di
musei privati) e crowdfunding (1%).
Tornando alla presenza sui social network, solamente il 13% dei musei è su tutti
e tre i più diffusi (Facebook, Twitter, Instagram); tuttavia anche il 10% dei
musei che non hanno un sito Internet è attivo su Facebook.
Dobbiamo perciò – continua la nota del Thalia – recuperare molte posizioni e
quindi rendere i 17 luoghi della cultura statali presenti in Basilicata più social e
dotati di moderne tecnologie per competere con l’offerta cultura italiana ed
europea. Per capire il ritardo – aggiunge Scutari – il riferimento è ai pannelli nei
musei in gran parte inadeguati e solo in lingua italiana”.
Per sviluppare le potenzialità in Basilicata e nel Mezzogiorno il Mibac deve fare
di più avviando percorsi di valorizzazione del patrimonio culturale in connubio
con la tutela, incentivando percorsi di collaborazione con altri soggetti
istituzionali e proseguendo nel percorso avviato per la migliore gestione delle
risorse del Programma Operativo Nazionale cultura, anche in connessione con i
Programmi Operativi Regionali delle Regioni del Sud. Ma innanzitutto deve
sanare una ferita ancora aperta: nelle decisioni del Ministro Franceschini di
riorganizzazione degli uffici periferici del Mibac, tra cui la nuova articolazione
territoriale delle Soprintendenze, una sola Soprintendenza per la Basilicata con
sede a Potenza di fatto penalizza Matera. Anche i Consigli Regionale e
Comunale di Matera se ne sono occupati.
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