Tutto esaurito nella Sala Periz a Bella per la compagnia teatrale “ Noi donne” che festeggia il suo ventisettesimo anno con la commedia di Peppino De Filippo “ Non è vero ma ci credo”.
Alzi la mano chi non è almeno un
po’ superstizioso,chi non ha il suo numero preferito e quello maledetto. Chi
non fa gli scongiuri se incontra qualcuno o qualcosa, chi non fa un gesto
scaramantico (più o meno decente e confessabile) quando la volontà da sola non
basta a far girare le cose nel verso giusto.
E in questo tranquillo Natale
che a Bella le famiglie trascorrono in casa per i pranzi e la tombola niente di
più azzeccato di “Non è vero ma ci credo” la commedia che la compagnia teatrale
“ Noi donne” ha portato in scena il 29 e 30 dicembre in una sala Periz
strapiena e divertita.
“Essere
superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male” soleva dire Eduardo De
Filippo, riferendosi a quell’universo pittoresco che ruota intorno ai misteri
dell’oltremondo, sviscerato anche da Peppino in “Non è vero ma ci credo”.
Presentata per la prima volta nel 1941,questa commedia fu uno dei più grandi
successi dei fratelli De Filippo: Eduardo, Peppino e Titina, che la
interpretarono insieme.
Oggi, con Maria Vittoria Naddeo
in veste di regista e protagonista torna alla ribalta la vicenda di Gervasio
Savastano, ricco industriale napoletano di una fabbrica di conserve,
prigioniero della superstizione. Essa regola la sua giornata a seconda degli
incontri o degli avvenimenti, fausti o infausti, che gli si presentano. Di
questa situazione ne fanno le spese sua moglie Teresa( Diana Ferrone)e sua
figlia Rosina(Silvana Ferrara), che, innamorata di un bravo giovane, non trova
mai il modo di farglielo conoscere. Un giorno la poco felice riuscita di alcuni
affari induce Gervasio a licenziare in tronco un suo impiegato, il ragioniere
Belisario Malvurio(Maria Rosaria Criscuoli), reo di essere secondo lui uno
iettatore. In seguito a questo licenziamento, lo stesso giorno si presenta
nell’ufficio di Gervasio il giovane Alberto Sammaria (Maria Rosaria Parisi),
per fare un colloquio di lavoro. Il fatto è che Alberto ha la gobba, una
magnifica gobba beneaugurante, una gibbosità portafortuna, seconda la
antichissima superstizione diffusa in tutta l’aerea mediterranea. Gervasio
decide di assumerlo, perché è convinto che da quel momento in poi non sarà più
colpito dalla sfortuna. Tutto effettivamente inizia ad andare per il meglio,
finchè un giorno Alberto non rassegna le dimissioni, confessando a Gervasio di
essere innamorato, senza speranza, della dolce Rosina. A questo punto Gervasio
impone a Rosina di sposare Alberto, pur attanagliato dal rimorso nei confronti
della figlia e dal dubbio che i figli d’Alberto possano riuscire deformi.
Durante il pranzo di nozze……
Con loro la cameriera Tina (
Rosa Murano) l’avvocato Donati ( Rosaria Lamorte),il ragionier Spirito (
Donatina Vigna) Mazzarella la segretaria ( Rosaria Sansone ), Musciello il
portiere (Rosanna Murano), le invitate Ricciardella Aurora,Lucia Serafino e
Deborah Pignataro con la presentatrice Giovanna Roscigno.
Abbiamo bisogno di ridere e
sorridere, di ritornare a sperare e da 27 anni la compagnia teatrale “ Noi
donne” mette in scena spettacoli che ci regalano tutto questo. La compagnia è
stata ospitata al Teatro Stabile di Potenza, a Grumento, al Cecilia di Tito e
in molti teatri del centro e Nord Italia. Da 27 anni, con ammirevole costanza,
donne che lavorano, casalinghe, madri di famiglia mettono in scena vicende del
sud, raccontano spesso Napoli, il meridione. Lo fanno con passione, sempre
emozionate, partecipi, e con gli incassi aiutano gruppi, associazioni, sempre
per nobili cause .Lavorano sul corpo, si impadroniscono della scena,
imparano le battute, ad impostare la voce, a vincere l’emozione e la paura del palcoscenico.
La loro particolare caratteristica è che sono tutte donne, solo donne, che
interpretano personaggi maschili e femminili.
Il cuore di “ Non è vero ma ci
credo” è la superstizione, fede e consolazione, speranza e semplificazione dei
guai quotidiani. Il filosofo Benedetto Croce diceva: “non è vero, ma prendo le
mie precauzioni”.
Fateci caso. In questa commedia
due personaggi indossano un nome che è tutto un programma. Un programma di
rinvii simbolici, di allusioni onomastiche: Malvurio Belisario e Sammaria
Alberto. Messi così, come nei registri scolastici, col cognome prima, i due
ostentano una farsesca denominazione che invia al male, nel caso di Belisario
e, c’è, poi, quel soave Sammaria chiesastico che sembra attivare un Rosario di
benedizioni.
Maria Vittoria Naddeo ,che ha lavorato per la messa in scena con tutta la compagnia,muove i
suoi personaggi con amore perche' vivano il loro tempo sulla scena con il
compito appassionante di fare un mestiere bellissimo: il teatro. In questo
spettacolo si tende a recuperarne i segreti intramontabili, dalla Commedia
dell’arte, all’Arte della Commedia.
La compagnia teatrale “ Noi
donne”, con le sue attrici, tutte da lodare per l’impegno profuso, per il
ventisettesimo anno riesce nell’ intento di farci ridere e pensare insieme a
teatro: la comunità di Bella ancora una volta si ritrova.
Mario Coviello
Mario Coviello
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