Pino Aprile: COSA SAREBBE ACCADUTO SE IL VIRUS FOSSE PARTITO DA NAPOLI?


E ora proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se l’epidemia fosse partita dalla Campania, epicentro Napoli. L’esercizio migliore per valutare coesione e qualità della democrazia di una comunità quale che sia, anche solo fra A e B, è il criterio di reciprocità, ovvero vedere se quello che vale per A vale anche per B, se il percorso dei diritti, da un termine all’altro è lo stesso, non importa da quale dei due si parta. Se ci sono differenze, la comunità soffre di un differenziale di equità da colmare. Ricordo che questo è il Paese in cui le “trasmissioni di approfondimento” (della incapacità di vergognarsi, vedi quella condotta da Paolo Del Debbio, inseguito da Massimo Giletti e tanti altri), per mostrare come si propaga il virus a causa degli incoscienti, mandano in onda immagini di persone in strada a Napoli, mentre l’epidemia è in Lombardia, dove, con il monitoraggio delle cellule telefoniche, è documentata l’indisciplina di almeno il 40 per cento della popolazione, che continua a circolare liberamente; questo è il Paese in cui la tv di Stato investe solo il 10 per cento al Sud, a cui dedica appena il 9 per cento del tempo del telegiornale più importante, e la quasi totalità di quel tempo tratta di criminalità e malasanità. Ergo (e ditemi se sbaglio)…
EPIDEMIA AL SUD? MONNEZZA, CAMORRA, NON VI SIETE MAI LAVATI…
Già alle prime notizie della presenza del covid-19 a Napoli, giornali e tg avrebbero tirato fuori la monnezza, la pizza con il bordo bruciacchiato, i tre sul motorino, e con il sapone non vi siete mai lavati, magari pure ‘o cafè che fa schifo; non dico che qualche “approfonditore” di pochi scrupoli avrebbe pagato uno disposto a sbavazzare “’je facce chelle ca cazz me pare”, con starnuto al vento e sputo per terra in pubblica via, ma qualcosa del genere lo avrebbero trovato e Ciruzz ‘a sfaccimme, sarebbe diventato “ecco, questa è Napoli”, e ora capite perché hanno il virus: se lo sono meritato. Avremmo visto Giletti contendere a Del Debbio quei filmati e gridare al meridionale di turno: si vergogni! Si vergogni! (quell’altro, eh!); e si sarebbe condito il tutto con recupero di formiche in ospedale, infermieri al bar e pronto soccorso distrutto dall’orda di teppisti.
Ma il virus è apparso in Lombardia e siamo stati edotti sull’abnegazione dei medici, lo sforzo organizzativo, la solidarietà (con immediata richiesta, come da rito ambrosiano, di una decina di miliardi, poi diventati molti di più). Tutto giusto e come dev’essere: nei momenti di difficoltà ci si unisce. Ma, scoprendo la carenza di posti in rianimazione nel sistema sanitario più (auto)celebrato, e che non solo la Lombardia, ma tutta l’Italia non ha mai provveduto (altri Paesi sì) a dotarsi di una “riserva” per tali evenienze, avreste mai pensato che i giornali si sarebbero scatenati nel ricordare gli scandali della Sanità lombarda, per dire che se invece di sprecare tanti soldi in tangenti…? Certo che no, mica è Napoli, non è Sud. E, infatti, non l’abbiamo visto. Ed è bene così, in tempi di dolore e morte. Ma dovrebbe essere così per tutti, sempre. E non è. I sopravvissuti scavavano a mani nude fra le macerie de L’Aquila alla ricerca dei propri cari, quando Salvini zompettava con suoi pari e chiamava terremotati e colerosi i napoletani, per offenderli (ci ha rimediato una condanna per razzismo) e negli stadi si auguravano disastri naturali per sterminare i terroni. Persino ora, a Nord, si sono visti striscioni di razzisti/imbecilli con cui si ringraziavano i terroni di aver “ripulito” la Lombardia, andandosene. Cosa avreste fatto, dite, onestamente, se porcherie del genere le avessero esposte a Napoli contro i lombardi alle prese con la strage?
Dinanzi a una epidemia che non si sapeva come valutare, fra grandi esperti che dicevano si tratta di una influenza come altre e grandi esperti che avvertivano “l’ultimo spenga la luce”, dal governo ai presidenti delle Regioni coinvolte, ai sindaci, chiunque avesse una fascia tricolore o un distintivo, tutti sono stati chiamati a decidere qualcosa che andava da “serrata e clausura totale come in Cina o moriremo tutti”, a “non fatevi fermare da una banale influenza: spremute d’arancia, e la produzione must go on”! L’alternanza fra il nulla e il peggio del peggio aveva un periodo che oscillava da alcuni giorni, all’inizio, ad alcune ore, a mano a mano che il male rivelava la sua natura. Qualcuno ha avuto la pazienza di annotare i proclami alternativi di Luca Zaia e li ha pubblicati: a leggerli ora, uno si spiega che sia ancora presidente del Veneto, solo perché gli infermieri hanno altro da fare, ultimamente. Poteva succedere a chiunque, però, di contraddirsi tanto, in situazioni del genere. Ma i giornali, le “trasmissioni di approfondimento” (nel senso che hanno toccato il fondo?) avrebbero reagito con la stessa tolleranza o smemoratezza se fossero stati il presidente della Campania o della Sicilia a cambiare idea ogni ora pari nei giorni dispari e ogni ora dispari nei giorni pari? Non mi sento di garantirlo. Voi che dite?
E SE DALLE ZONE INFETTE DEL SUD CI FOSSE STATO UN ESODO DI CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE VERSO NORD?
E ora immaginate l’allarme del virus ormai diffuso a Sud, abbiamo tutti paura che da Napoli e dalla Campania dilaghi ovunque, anche fra chi “non lo merita”. Il capo del governo invita a non muoversi se non per casi strettamente indispensabili e indica quali: praticamente, fate come vi pare, per generici “stati di necessità” o raggiungere domicili, residenze… Si chiama “liberi tutti”. Decine di migliaia di napoletani, campani, terroni assortiti fanno ogni giorno tutto esaurito nei treni per il Nord, negli aerei, in autostrada; piombano nelle abitazioni dei parenti a Milano (chi non ha un parente a Milano, al Sud?), occupano case-vacanza in Versilia, Liguria, località turistiche sulle Alpi. Centinaia di migliaia di migranti sanitari fra cui malati di covid-19, e portatori sani (non di mente). Con un’ordinanza, il sindaco di Napoli avvisa i turisti del Nord presenti in città che non saranno curati, perché “non residenti”.
Stiamo facendo un esercizio di democrazia, di reciprocità; nessuna acrimonia, recriminazione, è solo il momento di riflettere sulla intercambiabilità o meno fra A e B, unico criterio per valutare la tenuta e il valore sociale di una comunità.
Cosa sarebbe successo se l’esodo scellerato dalle aree infette fosse avvenuto da Sud e il Nord, fosse stato invaso da un’orda virale e terrona? Ve li immaginate i sindaci leghisti e no a sbarrare la strada, “per salvare la mia gente”? Lo hanno fatto contro “orde” di due-tre migranti considerati, solo perché tali, diffusori di peste, vaiolo, lebbra e altri flagelli biblici. Avrebbero accusato il governo di scaricare sull’“Italia che produce” i malati del Sud e, come da rito ambrosiano, già per il danno dell’effetto-annuncio avrebbero quantificato il risarcimento. Avrebbero formato ronde a presidiare “i confini”, eretto muri (lo si è fatto nelle città, ricordate?, per molto meno); chiesto l’intervento dell’esercito. «Ci avrebbero sparato addosso», ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. In senso metaforico, si spera.
Ove la migrazione dei terroni infetti fosse comunque avvenuta, vi suonerebbe strano se (come da consolidato rito ambrosiano) le Regioni del Nord avessero presentato il conto delle cure prestate ai malati trasferiti da altre regioni e del danno provocato alla loro economia? Su quali conti finiranno, invece, i costi dell’assistenza a quanti dalle aree colpite dal coronavirus si sono riversati a Sud, in Versilia, in Liguria, in Sardegna? Ovvero dai bilanci più ricchi della Sanità italiana ai più poveri.
Ci state pensando a come sarebbe andata a parti invertite? Credete stia esagerando?
E SE AVESSERO REQUISITO A NORD MASCHERINE E TAMPONI PER DIROTTARLI A SUD?
E ora, immaginate che, dopo aver lasciato che centinaia di migliaia di persone provenienti dalle zone infette del Sud invadesse le regioni padane, la Protezione civile requisisse al Nord mascherine, tamponi, tutto, per sguarnire l’Italia subalpina e portare tutto a Sud; e materiale già acquistato e pagato a Bergamo, Milano, Padova, fosse requisito e dirottato a Napoli. Come la prenderebbero al Nord? Direbbero: “forse lo fanno per fronteggiare il morbo dove più duramente colpisce”, o no? Con il Nord centro dell’epidemia, è stato rastrellato di tutto altrove e portato lì, mentre in ospedali del Mezzogiorno si rimaneva senza guanti e mascherine in centri di terapia intensiva. Ricordiamo che la Protezione civile è “di tutti”, ma quando tutt’Italia viene gravemente alluvionata, istituisce un numero verde per raccogliere aiuti solo per Venezia, e il governo stanzia soldi per gli alluvionati del Nord, 25 milioni pre-elettorali per l’Emilia Romagna, scarsi 50mila euro per la Basilicata, zero per quasi tutto il resto del Sud (città metropolitana di Roma, giorni fa: signora trapiantata e gravemente immodepressa che da sempre acquista mascherine, passa a ritirare “le sue”, poche decine, prenotate; il farmacista le dice che non ne ha: sono state requisite).
E se a Napoli, nonostante l’epidemia, si organizzasse una festa in un bar, con karaoke, a serranda abbassata, la città continuasse a sfornare cultori della linea che riempissero i parchi, il lungomare per la corsetta quotidiana, e nei giorni più feroci del morbo le autorità, esasperate, monitorassero la popolazione con le cellule dei telefonini, per scoprire che quasi la metà, il 40 per cento, ignora la disposizione di restare chiusi in casa? Posso chiedervi di immaginare cosa si sarebbe visto nelle trasmissioni di Del Debbio, Giletti, Palombelli, Porro e via schifando, o si sarebbe letto sui giornali?
E pensate se, con il trucco della spesa storica (ovvero: continuare a dare più risorse pubbliche a chi da sempre ha di più e meno a chi si è sempre dato meno), in tanti anni, la Sanità nazionale fosse stata costruita in modo da concentrare i posti letto a Sud e poco al Nord; e, con l’epidemia, gli ospedali del Sud fossero così pieni, da dover mandare i malati nei pochi centri di terapia intensiva al Nord, con il rischio reale, imminente, di non avere più dove ricoverare quelli locali, con il dilagare del morbo. È successo, all’incontrario (ha spiegato Milena Gabanelli che il Nord non ha voluto che il Sud stesse alla pari), e a Sud, che circa un quinto dei letti di terapia intensiva, in Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania hanno accolto malati anche terminali trasferiti dalle regioni colpite dal virus, e in cui non c’era più posto per assisterli (le stesse che chiedono di blindare i privilegi del proprio sistema sanitario con l’Autonomia differenziata e se gli altri non possono, peggio per loro. A questo serve avere, essere, una comunità vera, per evitare quella roba che mio padre spiegava così: arriva il tempo, che il re chiede un pane al povero).
E ancora: se la Campania colpita dal virus, avesse fatto registrare, da sola, più morti dell’intera Cina e Salerno, 32mila abitanti, più di Wuhan, cosa si sarebbe scritto della gestione della crisi da parte della “classe dirigente meridionale” e del sistema sanitario del Sud (oltre alle urla: vergogna, vergogna!, di “approfonditori” senza vergogna)? Come si sarebbe analizzato e condannato un tale disastroso fallimento? La Lombardia da sola ha già più morti da coronavirus dell’intera Cina e Bergamo, 122mila abitanti, sta molto peggio di Wuhan, 10 milioni di persone. Questo andrà capito, si spera subito o almeno a tempo debito, ma non è accettabile, è inspiegabile: si contano i morti in modo diverso? Le cautele hanno seguito e non preceduto i danni? Uno studio internazionale, con i diagrammi, mostra “l’anomalia” italiana. E l’anomalia è esplosa nella parte meglio attrezzata, più ricca, maggiormente servita. Questo sembra il fallimento di un modello; non è detto lo sia, ma può esserlo, e almeno la domanda andrebbe posta. Non si fa. Si trattasse di Napoli, Sud, secondo voi, avremmo subìto la diagnosi a tromba di approfonditori senza vergogna e altri scienziati?
E se a Napoli avessero chiesto soldi, soldi, soldi (servono, ovvio, per far fronte a tanto disastro), cosa avremmo letto? Le tangenti, la camorra…? Tutto il mondo è paese un po’ ladro, e di sicuro non ci saremmo fatti mancare niente, ma devo ripetere che all’Expo si sono viste più società mafiose che in mezzo secolo sulla Salerno-Reggio Calabria, le tangenti più alte di sempre sono quelle del Mose di Venezia, e una grande opera presa ad esempio di come si fanno bene e in fretta le cose è il tratto di metropolitana di Napoli realizzato con un miliardo di fondi europei, senza un euro che risulti rubato e i gestori delle metropolitane di tutto il mondo che l’hanno votato il “più bello del pianeta”?
Un ultimo sforzo di immaginazione: pensate se a Napoli e a Bari ci fossero i due più grandi Centri di ricerca del Paese, finanziati con soldi pubblici, e uno dei due da solo ne acchiappasse più di tutti gli altri insieme; ma durante l’epidemia, tre ricercatrici di Sondrio (una precaria) isolassero per prime il virus, un laureando in medicina di Alessandria ne scoprisse la mutazione dal pipistrello all’uomo, ricercatori di Pavia producessero per primi anticorpi sintetici del covid-19 e un professore di Milano, magari Massimo Galli del Sacco, per fare un esempio a caso, sperimentasse con i cinesi un farmaco che combatte bene il virus e ne ottenesse la distribuzione gratuita dalla casa produttrice (mettiamo che questo professore sia il migliore d’Italia, il secondo al mondo: quindi non è Galli) e in una trasmissione televisiva si vedesse pubblicamente accusato da un collega napoletano di aver copiato dai cinesi e spacciato come sua una cosa che tale non è. Come la prendereste?
CHE TANTO DOLORE E TANTE MORTI CI AIUTINO A RIFLETTERE SU COSA C’È DA RADDRIZZARE, NEL NOSTRO PAESE
Nei giorni del dolore e della morte, questi discorsi forse si dovrebbero fare; non si dovrebbero nemmeno fornire ragioni per farli, però. Esserne costretti è avvilente. Si colga almeno l’occasione, pur dolorosa, per riflettere sulle iniquità che rendono il Paese diviso di fatto e chiedersi se conviene che non ci sia reciprocità fra A e B, perché non importa che tu sia A o B, può arrivare il momento in cui A scopre di essere B.
Un abbraccio a tutti, perché tanto dolore, tanta paura ci aiutino a essere migliori. Tutti.

tratto da: https://pinoaprile.me/


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