📰 Restituire identità alla Basilicata ripartendo dallo “Slow Travel” e dal “Green travel”


Da sempre considerata terra di passaggio e di rilievo marginale rispetto alle confinanti Campania, Puglia e Calabria, la Basilicata - cuore del sud - da qualche anno ha cominciato a vibrare più forte che mai. E a pulsare è il cuore dei suoi abitanti che reclamano la loro identità, la loro essenza. Dopo avere sofferto di povertà e marginalizzazione, con il solo pregio di aver conservato intatta la sua autenticità e la sua bellezza, la Basilicata oggi più che mai è pronta all’accoglienza e l’accoglienza lucana – sappiamo - è fatta di calore umano, di abbracci e sorrisi che conquistano e non si dimenticano. Qui è possibile ritrovare la cultura dell’ospitalità e della cordialità, scoprire atmosfere, odori, sapori che seguono le tipicità del territorio come modello di vita. I paesaggi lucani sono caratterizzati da un’abbondante varietà di natura e cultura, di sfumature idiomatiche e patrimoni non scritti che costruiscono un’identità fatta di diversità ambientali e di saperi. Sono loro a rendere “unica” la Basilicata. Sono archivi viventi a tutto tondo, custodi del senso di essere comunità che vanno assaporati lentamente. Recita un proverbio: “ La lentezza è la vera ricchezza ”. Un lusso che pochi possono o vogliono concedersi, quasi che i ritmi frenetici di questo tempo siano una costante inevitabile del nostro stesso vivere. Eppure, rallentare il passo e riappropriarsi del proprio tempo in un mondo che ci vuole in continua accelerazione è ciò a cui tutti dovremmo aspirare. La Basilicata regione ideale per accogliere lo “Slow Travel” e il “Green travel”, una filosofia del viaggio che nasce dalla ricerca dell’autenticità, e dal desiderio di non divorare ma di gustare, di non consumare ma di vivere e rispettare. Filosofia che ha trovato terreno fertile nella Dimora storica di charme “la Voce del fiume” a Brienza, dove si riscopre l’essenza della lucanità, il genius loci, che, attraverso il forte senso di appartenenza alla patria, racconta con emozione le radici ancestrali, il sogno diventato realtà, l’amore per la propria terra, invitando i suoi ospiti a lasciare a casa la fretta e ad aprire le braccia alla lentezza. E questo perché il viaggio merita di essere assaporato in ogni suo istante. E così, attraverso i propri ricordi d’infanzia, si riscoprono le tradizioni e il passato di una terra che vive secondo ritmi ancestrali, quasi magici, pervasa da un attaccamento alla tradizione e alla fede. Pertanto, “la Voce del fiume”​ diventa la chiave di uno scrigno dove si riscoprono le stratificazioni del tempo, della storia, degli affetti, patrimonio da custodire e tramandare a generazioni future.
 
 Rocchina Adobbato
 
 

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