Da sempre considerata terra di passaggio e di rilievo marginale rispetto alle
confinanti Campania, Puglia e Calabria, la Basilicata - cuore del sud - da qualche anno
ha cominciato a vibrare più forte che mai. E a pulsare è il cuore dei suoi abitanti che
reclamano la loro identità, la loro essenza. Dopo avere sofferto di povertà e
marginalizzazione, con il solo pregio di aver conservato intatta la sua autenticità e la
sua bellezza, la Basilicata oggi più che mai è pronta all’accoglienza e l’accoglienza
lucana – sappiamo - è fatta di calore umano, di abbracci e sorrisi che conquistano e
non si dimenticano. Qui è possibile ritrovare la cultura dell’ospitalità e della
cordialità, scoprire atmosfere, odori, sapori che seguono le tipicità del territorio
come modello di vita. I paesaggi lucani sono caratterizzati da un’abbondante varietà
di natura e cultura, di sfumature idiomatiche e patrimoni non scritti che costruiscono
un’identità fatta di diversità ambientali e di saperi. Sono loro a rendere “unica” la
Basilicata. Sono archivi viventi a tutto tondo, custodi del senso di essere comunità
che vanno assaporati lentamente. Recita un proverbio: “ La lentezza è la vera
ricchezza ”. Un lusso che pochi possono o vogliono concedersi, quasi che i ritmi
frenetici di questo tempo siano una costante inevitabile del nostro stesso vivere.
Eppure, rallentare il passo e riappropriarsi del proprio tempo in un mondo che ci
vuole in continua accelerazione è ciò a cui tutti dovremmo aspirare. La Basilicata
regione ideale per accogliere lo “Slow Travel” e il “Green travel”, una filosofia del
viaggio che nasce dalla ricerca dell’autenticità, e dal desiderio di non divorare ma di
gustare, di non consumare ma di vivere e rispettare. Filosofia che ha trovato terreno
fertile nella Dimora storica di charme “la Voce del fiume” a Brienza, dove si riscopre
l’essenza della lucanità, il genius loci, che, attraverso il forte senso di appartenenza
alla patria, racconta con emozione le radici ancestrali, il sogno diventato realtà,
l’amore per la propria terra, invitando i suoi ospiti a lasciare a casa la fretta e ad
aprire le braccia alla lentezza. E questo perché il viaggio merita di essere assaporato
in ogni suo istante. E così, attraverso i propri ricordi d’infanzia, si riscoprono le
tradizioni e il passato di una terra che vive secondo ritmi ancestrali, quasi magici,
pervasa da un attaccamento alla tradizione e alla fede. Pertanto, “la Voce del fiume”
diventa la chiave di uno scrigno dove si riscoprono le stratificazioni del tempo, della
storia, degli affetti, patrimonio da custodire e tramandare a generazioni future.
Rocchina Adobbato
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