Parlare dello stato delle acque nella regione che
produce il 72% del petrolio italiano, è cosa decisamente non facile.
Si registrano resistenze di vario tipo e difficoltà
per chi intende sollevare la questione dell'inquinamento da idrocarburi delle
acque. Nella migliore delle ipotesi studi, rilievi e analisi svolte
su commissione delle associazioni ambientaliste da laboratori chimici
accreditati per legge all’analisi delle acque potabili, sono stati ignorati
dagli enti preposti al controllo e alla vigilanza, o liquidati come attività di
chi non "può improvvisarsi chimico di laboratorio". Quelle stesse
associazioni ambientaliste che grazie alla collaborazione della prof. Colella
hanno preso l'iniziativa di verificare anche la presenza di idrocarburi nelle
acque, trovandoli in concentrazioni significative nel Lago del Pertusillo, un
invaso con acque destinate al consumo umano di Basilicata e Puglia.
E così accade che, nella peggiore delle ipotesi, se il
cittadino porta la questione su piani più alti, se formula domande più che
legittime e porta risultati, allora ecco che giunge, puntuale, il tentativo di
screditare i risultati non rassicuranti sullo stato delle acque, peraltro
supportati anche da dichiarazioni di ricercatori dell'Istituto Superiore di
Sanità.
Eppure la normativa in materia è chiara, efficace,
diretta e finalizzata ad impedire il deterioramento dello stato di tutti
i corpi idrici superficiali, con norme rigorose perché destinate a ridurre
progressivamente l'inquinamento, ad arrestare o eliminare gradualmente le
emissioni, gli scarichi e le perdite di sostanze pericolose. Quindi gli
obiettivi primari sono: “impedire il deterioramento delle acque” e “ ridurre
l’inquinamento”, trovandone le cause ed eliminandole.
Due concetti che sembrano astratti ma che assumono una
valenza dirompente continuando nella lettura della normativa che parla,
appunto, di “ arrestare o eliminare le emissione e gli scarichi e le perdite di
sostanze pericolose”. Infatti per il nostro legislatore lo stato delle acque è
interesse prioritario rispetto a qualsiasi interesse economico produttivo.
Allora è urgente il confronto sulla questione a livello
istituzionale anche attraverso quell’incontro sempre invocato dal Presidente
Pittella e mai concretizzato con le associazioni ambientaliste e con i
cittadini che si attivano a tutela della salubrità dell’acqua.
L’acqua è ciclo di vita, l’acqua è fonte economica
primaria e non si può sottovalutare la questione o banalizzarla se solo si
pensa a quanti cittadini dellaBasilicata e della Puglia
bevono l’acqua del Pertusillo.
Intanto Raffaele Vita, direttore in scadenza
dell'ARPAB è autore di alcune recenti dichiarazioni su quotidiani locali che ci
hanno lasciato perplessi. Pur riconoscendo i progressi fatti dall'ARPAB durante
la sua gestione, ci auguriamo che tale istituzione ne faccia altri al più
presto, come ad esempio: 1) un monitoraggio delle acque del Pertusillo più
adeguato alle problematicità ambientali emerse, sia in termini di una maggiore
frequenza della campionatura delle acque, sia di ubicazione dei siti di
campionatura; 2) una maggiore trasparenza di alcuni dati
acquisiti, come ad esempio quelli relativi alle coordinate geografiche di tutti
i campioni di sedimenti dell'invaso del Pertusillo, allo scopo di rendere
verificabili e fruibili tali dati da parte dei cittadini; 3) una
maggiore celerità nella pubblicazione dei dati dei monitoraggi, che subiscono
incomprensibili ritardi.
Fino ad oggi, 18 Maggio 2014, non appaiono sul sito
dell’ARPAB i dati del monitoraggio delle acque del Pertusillo del 2013.
Prof. Albina Colella
Mediterraneo No Triv
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