VENOSA APRILE 2014. AL 28° CERTAMEN HORATIANUM PRESENTATA UNA CARTA NAUTICA DEL 1550 DI BARTHOMEU OLIVES DAL COLLEZIONISTA E BIBLIOFILO VENOSINO, CARMINE CASTELGRANDE


    Barthomeu olives, en napole, 1550 (cm 56 x 94,5).
Lo scorso 24 aprile all’I.I.S.S. “Quinto Orazio Flacco” di Venosa, in occasione il 28° Certamen Horatianum, nell’aula magna, è stata presentata in riproduzione digitale una carta nautica del 1550 a cura del dott. Carmine Castelgrande, collezionista e bibliofilo venosino.Una carta nautica di Barthomeu Olives, in copia fotografica fedele all’originale, nel Liceo “Q. Orazio Flacco” di Venosa. (vedi foto).

Quali sono caratteristiche della carta nautica?

La carta, disegnata e dipinta su pergamena, misura cm 56 x 94,5 e riporta 1543 toponimi, in rosso o in nero. Descrive coste, isole (di cui talune immaginarie) e mari dei tre continenti rappresentati: Africa, Asia, Europa. E’ adorna  di un’icona sacra, la Vergine col Bambino in braccio; di rose dei venti policrome, accomunate dalle cuspidi blu dei punti cardinali; di vedute prospettiche urbane; di fitte bandiere che sormontano le città e le connotano politicamente. L’idrografia è resa mediante segmenti blu, più o meno lunghi e tortuosi, che tracciano i corsi fluviali più rilevanti; la scarna orografia ricorre a rappresentazioni simboliche, come la tipica “palma” dell’Atlante in Africa; le scale grafiche sono a nastrini tricolori e l’intreccio variopinto dei “rombi” dei venti copre l’intero spazio disponibile.  

Chi ne è l’autore?


E’ Barthomeu Olives, ebreo d’origine maiorchina,  forse il capostipite della insigne famiglia di cartografi che tennero laboratori nelle maggiori città portuali del Mediterraneo dal 1538 fin oltre la metà del XVII secolo. Dell’autore restano una ventina di opere, realizzate nel corso di una carriera cinquantennale, dal 1538 appunto al 1588. Questa del 1550 rientra nella sfera  della migliore tradizione cartonautica maiorchina.


La cartografia maiorchina e quella italiana hanno avuto lo stesso rilievo?

Entrambe le scuole vantano una grande tradizione nel settore della cartografia manoscritta, che risale a fine del XIII secolo ed è ancora vivace nel XVI secolo, nonostante il consolidamento progressivo della cartografia a stampa. La prima carta nautica conosciuta, detta pisana in omaggio al suo proprietario  (ma genovese di fabbricazione) data al 1280 circa, mentre la cartografia maiorchina sviluppa la sua massima fioritura nel XV secolo. Lo stesso Vespucci - come ha ricordato il direttore della Biblioteca Nazionale di Potenza, Sabia, nell’Aula Magna del Liceo venosino -  ha posseduto  una carta maiorchina

Qual è l’importanza di questo esemplare?

La carta rientra in un periodo della storia cartonautica napoletana, in cui, per alcuni decenni del XVI secolo,  la  produzione locale risultava notoriamente assente. Barthomeu Olives, precedendo altri membri della famiglia di cartografi che porta il suo nome, stette a Napoli nel 1550 e vi realizzò questo pregevole manufatto. Inoltre questa carta è fra i rari esemplari a firma di Barthomeu in mani  private.

Quanto costavano le carte nautiche?  

Una somma considerevole, poiché esse richiedevano mesi di lavorazione e  la perizia di più mani, oltre che la competenza geo-nautica del cartografo/cosmografo, il quale sottoscriveva i prodotti meglio eseguiti, richiesti da una committenza esigente, d’alto rango,  o da acquirenti comunque facoltosi. Le carte non firmate erano in genere  assai meno costose. Le stesse pergamene (di pecora, di capra), anche quando logorate dall’uso per la navigazione,  o deteriorate da agenti atmosferici (umidità, salsedine) finivano per trovare ulteriori impieghi. In sartoria, per esempio, o presso produttori di colla. Più benemeriti, i rilegatori, che ri-adoperando le carte nautiche su pergamena per la legatura dei libri, hanno consentito, secoli dopo, il recupero di talune di esse attraverso lo smontaggio dei volumi che ricoprivano. Tornando ai prezzi, la carta maiorchina di Gabriel de Valseca,  datata  1439,  fu pagata da Vespucci 80 (o 130) ducati d’oro.

Quante sono le carte nautiche  giunte fino a noi?

Non sono poche se si considera la loro distruzione/dispersione avvenuta nel corso dei secoli in seguito a guerre, calamità naturali, azione di ratti, incuria umana. La stima fatta dagli studiosi circa le carte medievali, compresi gli atlanti, è intorno ai duecento esemplari. Le altre, successive al 1500, limitando anche qui il campo alle raccolte pubbliche (di biblioteche, università, musei) sono invece assai più numerose. Per buona sorte talvolta accade, come in questa circostanza, di rinvenirne qualcuna sconosciuta, o considerata perduta.

Quanti i visitatori della mostra?

“Osservatori” a parte (la carta è stata ed è ben in vista nell’Aula Magna del Liceo, dove si sono svolti i lavori del Certamen) e, al netto di amici e parenti (pochi), non molti: un solo studente, bibliotecari, insegnanti,  editori, studiosi. Fra questi, l’apprezzamento del prof. Portolano, napoletano arguto e cittadino onorario di Venosa, mi è giunto particolarmente gradito.

Quali i testi  per approfondire la materia?

Innanzitutto suggerirei una visita al Liceo “Q. Orazio Flacco” di Venosa, dove  è conservata l’unica (mi preme evidenziarlo!) riproduzione della carta nautica, descritta nel quaderno del XXVIII Certamen Horatianum (C. CERVELLINO,  Di una carta nautica inedita di Barthomeu Olives, 1550, Venosa, Osanna Edizioni, 2014, pp. 48-52). Essenziali sull’argomento, le opere di C. ASTENGO; S. CONTI; J. REY-PASTOR e E.G. CAMARERO.
 

Le foto riprendono il dott. Carmine Castelgrande col prof. Antonio Portolano, fondatore del Certamen Horatianum di Venosa.

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