📰 Il film 'Una diecimilalire' (2015), trasmesso qualche giorno fa dalle reti Rai, è un racconto vero di un’Italia autentica

 
La pellicola disegna e traccia con la macchina da presa uno spaccato, preciso, inconfondibile e spietato della nostra storia. Scritto e diretto da Luciano Luminelli, è girato nella splendida Basilicata, precisamente ad Irsina. L'opera ripercorre un tema cruciale e sempre molto attuale, quello dell’emigrazione. Vincenzo, bambino lucano, decide di trasferirsi a Roma, dove vive il fratello Giovanni, calzolaio, lasciando la famiglia e le numerose difficoltà economiche. Vincenzo, interpretato da bambino da Francesco Colangelo e da ragazzo, magistralmente, da Gianluca Di Gennaro, intraprende con grande impegno e volontà una nuova vita. La storia è una sfida continua con il futuro, una storia di rivalsa e riscatto sociale da parte del protagonista. Comincia a lavorare subito in un bar di proprietà di Pompeo Pompei, interpretato dall’eccellente Sebastiano Somma. L'Italia sta cambiando e sta crescendo, come l'esistenza di Vincenzo, che intanto si iscrive alle scuole elementari e ne consegue la licenza. La sua vita sembra essere serena e realizzata, ma nel suo cuore c’è sempre una ferita, continua a vivere con quel senso di dolore che ha inflitto alla sua famiglia, fuggendo da casa e lasciandoli in una situazione difficile e molto precaria. Vincenzo, si rende poi conto, che il fratello Giovanni, interpretato da Ciro Esposito, è un accanito giocatore d'azzardo, che rischia la vita per guadagni facili, che mai arriveranno e che lo costringono a tornare al paese d’origine. Vincenzo cerca così un ulteriore riscatto per lui e per il fratello. Comincia ad aprire nuove attività commerciali, accrescendo ed affermando la sua posizione economica e sociale nella capitale. Vincenzo, ormai adulto, interpretato dal Maestro Gerardo Amato, e con una solida posizione economica, torna al paese natale, al capezzale del padre morente e ripercorre quei luoghi d’infanzia, pieni di ricordi, rimpianti e nostalgia. Emblematico e di forte intensità emotiva, il ‘viaggio’ emozionale che il protagonista compie nel suo paese, nei suoi vicoli, che lo hanno visto bambino ed ora uomo, alla ricerca di qualcosa perduta, qualcosa che ormai non c’è più. Gli sguardi e i pensieri del Maestro Amato penetrano l’anima del pubblico, facendo vivere a chi lo guarda le stesse emozioni del protagonista. Quel dolore tangibile nei suoi occhi, ormai maturi e ancor più sinceri, è stata una costante in tutta la sua esistenza, quel terribile rimpianto di aver lasciato la sua famiglia e di non averle dedicato l’amore, il tempo e le cure che meritavano, non lo ha mai abbandonato. Il film è anche un atto d’amore che il regista Luminelli ha dedicato alla ‘sua’ Italia, un’Italia vera, autentica, ormai quasi scomparsa.

Alessandro Pisegna