📰 L'Editoriale di Marco Lombardi. Una sugar tax sugli atti impuri

E' passata nel quasi silenzio assoluto la nota, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, con cui si approvano i codici ATECO per l'anno 2025 e che consentono di aprire partita IVA anche a chi eserciti od organizzi attività di prostituzione. 
Ad essere precisi tale nuova branca economica, ricompresa a ragione tra gli altri servizi alla persona, prevede, citando alla lettera: "escort"; "fornitura od organizzazione di servizi sessuali"; "organizzazione di eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione". 
Si tratta del recepimento in forma autentica dell'analoga classificazione prevista a livello comunitario e che regolarizza un principio sancito da tempo nelle sentenze della magistratura. 
Tuttavia, nella massima laicità intellettuale, si pongono due dilemmi, uno di carattere giuridico e uno di carattere etico. 
Il dilemma giuridico è come far coesistere una tale disposizione, con tanto di bollino della Gazzetta Ufficiale, con la legge Merlin che, dal lontano 1958, vieta e impone la chiusura di tutte le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si eserciti la prostituzione, dichiarandoli locali di meretricio. 
Perché è bene ribadirlo, se la vendita del proprio corpo a fini sessuali, senza alcuna forma di costrizione, non è mai stato reato, casomai se ne puniva il propedeutico adescamento dei clienti per strada, qualunque regolamentazione della stessa sotto forma di servizio organizzato sì e questo è esattamente il caso di un imprenditore, anche di se stesso, che apra partita iva e ne fatturi il relativo servizio. 
Sul dilemma etico si richiama un dibattito vecchio quanto l'esistenza della professione di cui è oggetto, ma è fuor di dubbio che nella fase storica e politica più sensibile alla tutela del corpo e della vita umana da ogni forma di possibile sfruttamento, a torto o a ragione, sia esso l'esercizio dell'aborto, della maternità surrogata, dell'eutanasia, la totale assenza di opposizioni a tale provvedimento lascia perlomeno disorientati. 
In altri ambiti, per molto, molto meno, chi impugna rosari e invoca il ruolo di Dio nella nostra vita sociale ha fatto dimettere vertici di importanti enti di stato, come lo sono l'Istat e l'Agenzia delle entrate, ha tuonato contro i giudici invasori, ha disapplicato con norme di dubbissima legittimità il diritto dell'Unione Europea. 
Perché allora questa inerzia? 
Forse perché il corpo della donna, visto che la prostituzione maschile ha un peso numericamente irrisorio, ha meno valore se sfruttato per il piacere dell'uomo? 
 Infine, per stemperare il clima, una chiosa ironica. 
Chi ci pensa al povero consumatore? 
Vessato dal caro bollette e dal carrello della spesa sempre più oneroso, il fruitore di sesso a pagamento si trova di botto a dover subire anche un dazio del venti per cento per un quarto d'ora medio di piacere. 
O forse è questo il fine occulto della norma, una sorta di sugar tax sugli atti impuri, che spinga gli eterni peter pan a mettere su una stabile relazione affettiva e ai mariti e compagni di tornare a sfogare nelle mura domestiche, le proprie, gli irrefrenabili impulsi di madre natura?

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