Il 25 Aprile è l’occasione per ricordare Bruna
Dradi partigiana, nata ad Alfonsine (Ravenna), e morta nel 2010 a Potenza, e
dal 1950 in Basilicata (ha sposato il sen. Donato Scutari), la prima donna
italiana ad aver rivestito il grado di sergente nelle formazioni partigiane
dell'Esercito italiano di Liberazione. In più occasioni, è stata chiamata a
svolgere relazioni su "Le donne e la Resistenza", su invito del
Consiglio regionale della Basilicata e dell'assessorato alla Cultura ed ha
ricevuto riconoscimenti. Bruna Dradi
dopo il trasferimento in Basilicata si è sempre impegnata sui temi del lavoro e
della condizione femminile, tra le fondatrici in Basilicata dell’Unione Donne
Italiane.
Di fronte agli orrori perpetuati dai nazisti e dai fascisti nei confronti di
uomini, donne e bambini inermi, nel 1944 all'età di soli 17 anni aderì al
movimento partigiano, durante la resistenza ha combattuto valorosamente come
staffetta e partigiana sul fronte romagnolo contro i nazisti e i fascisti. Le
sue attività partigiane l'hanno portata a rischiare la vita. È stata
premiata per la sua audacia e coraggio
con riconoscimenti da parte delle Istituzioni per il suo valore come giovane
partigiana per riappropriarsi dei principi fondanti della nostra civiltà. Una
figura di grande spessore umano e politico, un prezioso testimone di un periodo
tormentato dell’Italia contemporanea che ha posto le basi, liberando
“moralmente” e militarmente il nostro paese dall’oppressione nazifascista,
della Repubblica prima e della Costituzione poi. Finita la guerra si trasferì a
Potenza con il compito di contribuire all’emancipazione della condizione
femminile in Basilicata; nella nostra regione ha vissuto tutta la vita,
scegliendo di diventare “Lucana” continuando il suo impegno politico e civile
al fianco di Donato Scutari, Deputato e poi Senatore del PCI, anche lui ebbe un
ruolo attivo nella Resistenza.
Bruna ai giovani in uno dei suoi ultimi incontri
nelle scuole rievocava: “ho combattuto con tenacia per sostenere la lotta per
la liberazione del Paese. Ho partecipato a pieno titolo alla Resistenza dandole
il senso di "resistenza civile", piuttosto che di "guerra di
resistenza”,ricordando quegli anni che hanno segnato la mia vita penso che
bisognerebbe impegnarsi nella vita di tutti giorni per rendere la pace
reale". "Ai miei figli e nipoti – è il suo messaggio - racconto spesso di quegli anni che hanno
segnato la mia vita. Penso che ancor prima di gridare "pace, pace"
bisognerebbe impegnarsi nella vita di tutti giorni per renderla reale".
Il 25 Aprile è dunque l’occasione per ricordare
con lei la memoria di un’esperienza di vita al fianco dei più deboli e degli
oppressi, nella speranza che ciò non vada disperso ma coltivato e ricordato
soprattutto dai più giovani. La sua esperienza politica ed i valori morali che
hanno sempre ispirato i suoi comportamenti
fanno parte della memoria collettiva della Basilicata e costituiscono un
monito per le generazioni future.
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