La storia della canzone comica, e quindi del teatro-canzone, fa di
Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci i profeti popolari nella cui
“straziante malinconia naufragavamo un po' tutti
voluttuosamente.”
Le radici dell’arte di Jannacci e Gaber
affondano nella grande tradizione comica della canzone italiana,
che dalla “macchietta” di Nicola Maldacea a Petrolini a Rascel,
approda a Carosone e Buscaglione, quando siamo negli anni ’50.
Proprio si questa linea, Jannacci è il primo a fondere
organicamente nella sua poetica sia il comico che il patetico,
umorismo e critica sociale. "Andava a Rogoredo" è una smarrita
canzone d’amore, ma è soprattutto un ritratto “dal basso” della
Milano del boom economico.
Le trattorie e le cantine esponevano Vini di Trani e Barletta e non
mancavano i vini dal Vulture, da Rionero (come nella foto storica
della Milano, un “Trani” di fine ‘800) e Barile, data la forte
domanda nelle vendite: una tradizione commerciale che veniva
dalla fine dell’800.
La canzone di Gaber "Trani a gogo' " rimane
l'emblema di un periodo storico che legge l'altra faccia del boom
anni '50 - '60, che si affogava nel vino.
Milano ne rappresenta la
capitale, vertice del triangolo industriale che vede anche Torino e
Genova protagoniste del fenomeno migratorio, borghi e città del
sud si svuotarono.
Gaber Jannacci Dario Fo Gianni Brera, e ancora
Beppe Viola e Celentano con il suo Clan furono i cantori mitici di
un sottoproletariato del quotidiano senza storia, con le storie
tutte uguali: condomini di lamiera, treni pendolari nelle albe
nebbiose, e vie Gluck di periferia.
Le canzoni della mala di
Fiorenzo Carpi e Gino Negri per la voce accattivante di una
esordiente Ornella Vanoni a suggellarne le varie stratificazioni
sociali.
Strehler e il teatro colto e trasgressivo, radicato nel
tessuto socio-politico. Tra i film che meglio lo hanno narrato,
eredi a colori di "Rocco e i suoi fratelli" di Visconti (1960), è
"Romanzo popolare" di Mario Monicelli, con un immenso Ugo
Tognazzi, affiancato da Ornella Muti e Michele Placido. Era il
1974. E qualche anno prima, 1971, "La classe operaia va in
paradiso" di Elio Petri, con un ineguagliabile Gian Maria Volontè.
La lingua parlata di Jannacci, che nel film di Monicelli canta la
struggente "Vincenzina", non è un semplice strumento di
comunicazione: è la materia di cui sono fatti i suoi personaggi.
Come in "Prendeva il treno" e "El portava i scarp del tenis".
Capolavori senza tempo.
Una città livida e viva.
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