VENOSA. I.I.S.S. “QUINTO ORAZIOFLACCO”. UNA ODE DEL LIBRO IV DI ORAZIO AL 28° CERTAMEN HORATIANUM. PER LA PRIMA VOLTA PARTECIPANO STUDENTI DEL LICEO ARTISTICO, SCIENTIFICO E SCIENZE UMANE. 45 LE SCUOLE PARTECIPANTI. PRESENTI STUDENTI DELLA ROMANIA, AUSTRIA, GERMANIA E PORTOGALLO
Il 28° Certamen Horatianum organizzato dall’I.I.S.S. “Quinto
Orazio Flacco” sarà ricordato come quello che ha portato delle novità.”Da
quest’anno-riferisce il dirigente scolastico, prof.ssa Mimma Carlomagno-
abbiamo esteso la prova anche ai Licei scientifici, Scienze Umane e Licei
artistici. Nonostante i tanti Certamen, il nostro continua ad avere tante
scuole partecipanti, oltre 40 scuole hanno aderito. Abbiamo anticipato la data
perché quest’anno a Palermo ai primi di maggio partecipano i vincitori dei
Certamen”. Il prof. Paolo Fedeli, presidente del Comitato tecnico-Scientifico,
ha aggiunto: “quest’anno ricore il bimillenario della morte di Augusto ed
Orazio era un cantore del periodo augusteo. La presenza di scuole straniere
esalta di più questa prova”. E’ stata assegnata ai candidati italiani la Ode 14
del libro IV Cad Augusto per le vittorie di Tiberio. Tre le domande ai quali i
candidati dovevano rispondere. Il Candidato illustri i principali motivi
dell’ideologia augustea presenti nel carme. Il candidato individui in quali
parti del carme Orazio ricorra al formulario religioso. Il candidato individui
le principali figure retoriche presenti nel carme. Ecco la traduzione del testo
della prof.ssa E.P.( cui si allega): “Quale atto dei senatori o dei cittadini,
o Augusto, potrà mai degnamente eternare nei secoli i tuoi meriti, con l’onore
di epigrafi o di annali scritti in memoria, tu che di tutti principi tu sei il
piu’ grande, ovunque splende il sole su terre abitate? Quanto tu potessi in
guerra, i vindelice, non soggetti ancora alla legge latina, l’hanno ora
imparato. Con i tuoi soldati druso, rendendo con forza il doppio dei colpi,
abbattè i genauni, gente indomabile e i breuni veloci, con i loro castelli che
si arroccano sulle Alpi spaventose; poco dopo il figlio maggiore di Nerone
scatenò battaglia con auspici favorevoli, respinse i barbari reti, ammirabile
nella scherma della guerra, mentre con furia inarrestabile stremavo quei petti
votati alla morte, quasi come l’austro incalza le onde furiose, quando il coro
delle pleiadi squarcia le nubi, instancabile colpiva lo stuolo avverso e
lanciava il cavallo fremente in mezzo ai fuochi. Come irrompe l’aufido dal capo
taurino, che attraversa nell’Apulia il regno di Dauno, quando è preso da una
furia e medita il diluvio (di inondare) i campi coltivati, così Claudio abbattè
con impeto violento le schiere dei barbari coperte di ferro e falciando i primi
e gli ultimi da vincitore, senza stragi, ricoprì la terra; ma tu gli offrivi truppe,
senno e buoni auspici.Infatti il giorno in cui Alessandria da supplice ti
spalancò i suoi porti e la reggia deserta, la fortuna propizia ti diede nel
terzo lustro l’esito favorevole di questa guerra. E aggiunse lode e onore alle
imprese compiute. E i Cantabri, prima non domabili,i Medi, gli Indi e gli Sciti
erranti guardano a te, difesa vivente di Italia e del dominio di Roma. Il Nilo
che cela le origini delle sorgenti e l’istro, il rapido tigri e l’oceano
popolato da mostri percuote le rive remote dei Britanni, e i Galli che non
temono la morte e la terra di Iberia bellicosa ascoltano te, e i Sigambri che
godono delle stragi, dopo aver deposto le armi, ti venerano”. Le scuole
straniere presenti con studenti provenienti dall’Austria, Germania, Romania e Portogallo
hanno tradotto il famoso testo di Orazio: “Nunc est Bibendum-E’ ora di
Brindare). Mentre i candidati del Liceo Artistico, provenienti da
Potenza,Barletta, Bari, Tricarico e Putignano, dovevano svolgere un’opera
d’arte tenendo presente un pensiero di Orazio: “ “Vedi come si erge candido
d’alta neve il Soratte! I boschi al peso non reggono, fiaccati, e per l’acuto
gelo si sono rappresi i fiumi. Dissipa il freddo deponendo legna sul focolare,
in abbondanza, e mesci da un’anfora sabina a doppia ansa, o Taliarco, vino di
quatt’anni! Lascia il resto agli dei, che appena placano i venti in lotta sulla
ribollente distesa, non più ondeggiano i cipressi né con essi agitati i vetusti
orni. Cosa accadrà domani, tu non chiedere.
Se un altro giorno ti darà la sorte, ascrivilo a guadagno e non spregiare, ora
che sei giovane, le danze e i dolci amori, mentre è lontano dal tuo verde il
tedio della vecchiaia. Adesso il Campo e le piazze; ora prima che annotti si
ripeta il lieve sussurro dei convegni, ora il gradito riso ti svela da un
angolo segreto ove si celi la tua fanciulla, e il pegno strappato dal polso o
dal dito che resiste appena”.
Lorenzo Zolfo
Le foto riprendono un momento della prova di Latino.
Commenti
Posta un commento