Il Comitato Mediterraneo No Triv ha inviato ai Sindaci di
Policoro, Rotondella e Nova Siri, oltre che al Dipartimento Ambiente della
Regione Basilicata, il terzo invito ad applicare il principio di precauzione perché
a Policoro dove una società intende cercare ed estrarre gas in una zona a forte
vocazione agricola e su una falda acquifera importante.
Non è possibile rifiutare di emettere
ordinanze contingibili e urgenti per tutelare la sicurezza dei cittadini.
In altre zone alcuni impianti hanno
subito degli incidenti, come appunto accaduto in agro di Pisticci per i Pozzi
n.25-26-e 27, dove si è verificata la dispersione di sostanze inquinanti nel
suolo. In quel caso la società rassicura dell’irrilevanza dei danni perché
quella zona non è densamente abitata e non ci sono falde acquifere: Pura
fortuna allora? E non è questo un motivo sufficiente per considerare
l’estrazione di gas non sicura in zone densamente abitate e a vocazione
agricola?
Inoltre, l’ISPRA-Istituto Superiore
per la Protezione e la Ricerca Ambientale, con Guida Tecnica del 2014 ha
indicato i criteri per la collocazione di un impianto di smaltimento
superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività.
Nella relazione, si parla d’incompatibilità di
questi impianti con industrie potenzialmente pericolose e il pensiero corre
subito all’Itrec di Rotondella non
molto lontano da Pozzo Morano.
Tale
autorevole indicazione contribuisce, rafforza e sostiene la richiesta di
Mediterraneo No Triv, di applicare il principio di precauzione.
Inoltre, con un’inchiesta molto approfondita realizzata
da Maurizio Bolognetti collaboratore di Radio
radicale e Segretario Radicali Lucani e dagli archivi dei Radicali Lucani emergono anche altri elementi che devono
aiutare a escludere l’attività di estrazione di gas in zone agricole e
densamente abitate.
In effetti,
il 6 aprile del 1992 con relazione inviata all’UMNIG (Ufficio Nazionale Minerario
per gli idrocarburi e la Geoterrmia) la Società Petrolifera Italiana,
comunicava che a Policoro (Mt) in un fondo agricolo un pozzo di acqua distante
130 mt dal Pozzo SP1 “Policoro 1, si stavano verificando fenomeni di
ribollimento.
A seguito di verifica
dei tecnici, emergeva che il ribollimento era dovuto a infiltrazioni di gas
metano.
Questo
incidente è stato immediatamente posto in relazione con quanto accaduto
nell’Ottobre del 1991 al Pozzo Policoro 1, il quale era partito in eruzione
incontrollata.
Quali le
conseguenze per la salute degli abitanti che vivono ancora in quella zona?
Quali gli impatti sul territorio? Domande ancora senza risposte.
Le
interviste di alcuni testimoni oculari parlano di fiamme, fuoco ininterrotto
per oltre venti giorni e venti notti e di bestiame morto per le esalazioni.
Quali
sostanze si sono disperse nel suolo e nell’aria in tutto quel periodo?
D dopo diversi mesi dall’incidente è stato necessario
chiudere con il cemento un pozzo d’acqua
distante 130 mt dal pozzo incendiato per la presenza di gas nelle falde acquifere
ma nessuno ha avvertito la popolazione dei pericoli nell’uso di quell’acqua.
A questo
punto e’ ancora possibile negare l’applicazione
del principio di precauzione a tutela della sicurezza dei cittadini?
Inoltre, il principio
di precauzione legittima anche la
restrizione di alcuni diritti fondamentali, come l’iniziativa economica
privata per la peculiare natura di beni come la salute e
l’ambiente, il cui danneggiamento non potrebbe essere adeguatamente riparato
attraverso un intervento successivo.
Avv. Giovanna Bellizzi
Portavcoce Comitato Mediterraneo No triv
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