Per i titolari di attività commerciali, di servizi e turismo a Potenza si profila un vero e proprio “salasso da rifiuti”. La Tari, la Tassa sui Rifiuti che ha sostituito la Tares, in media costerà quest’anno 3.684,95 euro. L’aumento – di circa il 20% sullo scorso anno e di oltre il 100% dal 2008 – è dovuto al susseguirsi di nuove tasse e poi di ritocchi verso l’alto della tariffa da parte un po' di tutti i comuni in tutto il Paese. Particolarmente tartassate le imprese della somministrazione e del turismo: da alberghi, ristoranti e bar arrivano complessivamente 1,2 miliardi del gettito Tari.
E’ quanto stima Confesercenti, sulla base di
un’indagine sull’incidenza della Tassa sui Rifiuti nei vari capoluoghi di
Regione italiani. L’analisi è partita da campioni tipo di diverse tipologie di imprese del commercio
e del turismo, al fine di effettuare su questi un’analisi statistica dei
rispettivi tributi applicati nei diversi comuni presi in considerazione. Dalle
rilevazioni emerge una vera babele tributaria in cui, a parità di condizioni,
si rilevano forti differenze da città a città non solo in merito all’importo
della tassa, ma anche in merito alle esenzioni e alle agevolazioni e
relativamente alla qualità del servizio e alla sostenibilità ambientale.
Il costo a Potenza – sottolinea il presidente
di Confesercenti Potenza Prospero Cassino – è minore di qualche centinaia di
euro solo a capoluoghi quali Napoli, Milano, Roma, Firenze dove gli incassi e i
profitti dei commercianti raggiungono ben altri livelli. Si conferma pertanto
una forte penalizzazione per le nostre imprese che già non ce la fanno a
reggere complessivamente il calo dei consumi. Già nelle settimane scorse come
Rete Imprese Italia di Potenza – dice Cassino – ce ne siamo occupati segnalando
le bollette giunte in particolare ad alcuni ristoranti del capoluogo anche sino
a 5-6 mila euro. Già
lo scorso anno l'incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti
per alcune tipologie di impresa è stato salatissimo: incrementi tariffari che
vanno dal 57% all'88% per ristoranti, pizzerie, pub, bar, pasticcerie,
ortofrutta, pescherie, fiori e piante, pizza al taglio, etc. (con una incidenza
che va da 19,39 a
33,53 euro/mq) e, per contro, un decremento tariffario del 19% per le attività
industriali con capannoni di produzione (con una incidenza tariffaria di soli
euro 6,86/mq.) ed una riduzione delle tariffe applicate a “banche ed istituti
di credito” (- 14%) A ciò si aggiunga il primato per
le stazioni di carburanti (con una superficie di 200 mq) che pagano 1.957,29 euro in media che
rappresenta la più cara in assoluto per attività di questo genere. E nemmeno le
bancarelle sfuggono alla Tari, considerate dalla tassa alla stregua di un’attività
fissa di tipo annuale.
“Più che
una tassa legata ad un servizio” sottolinea
Confesercenti, “la Tari sembra essere
ormai diventata un’imposta locale basata sulla superficie dell’attività e del
tutto slegata dalla effettiva produzione di rifiuti e dall’efficienza dei
sistemi di raccolta. Un tributo salatissimo, che praticamente in tutti i comuni
non appare proporzionato né ai consumi prodotti né al servizio ricevuto e che
sta mettendo in ginocchio le imprese del commercio e del turismo. Ci sono state
già proteste in molti comuni in tutta Italia. Per questo – annuncia il
presidente – scriveremo al Premier Renzi
e al Presidente dell’Anci Fassino per individuare soluzioni”.
“La
difformità territoriale non è l’unico problema”, spiega ancora Cassino. “Il prelievo
della Tassa sui Rifiuti è cresciuto continuamente negli anni, non solo per le
imprese ‘inquinanti’, ma anche per quelle più attente, che riciclano e
producono meno rifiuti. E’ evidente, a questo punto, che occorra rivedere al
più presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo, ridefinendo con
maggiore puntualità coefficienti e voci di costi in base al tipo e al
quantitativo e qualità di rifiuti effettivamente prodotti, premiando piuttosto
chi mette in atto azioni di riduzione della produzione dei rifiuti e chi
ricicla. L’annunciata istituzione della Local Tax è l’occasione giusta per
evitare che, per una volta, l’imposta diventi l’ennesimo strumento per
mascherare le inefficienze delle amministrazioni locali spalmando i costi
impropri sulle imprese”.
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