Altro che 3,5%. La riduzione dell'assegno per i lavoratori che volessero optare per l'uscita anticipata avrebbero un taglio dell'assegno che potrebbe oscillare tra il 10 e il 34%. La Uil ha calcolato l'impatto che l’ipotesi di riforma del presidente dell’Inps Tito Boeri avrebbe sui futuri pensionati. La flessibilità di accesso alla pensione applicando totalmente il sistema contributivo non sarebbe affatto indolore come ha indicato Boeri (che aveva parlato di una riduzione nell'ordine del 3-3,5% massimo). Secondo il sindacato lo scostamento sarebbe decisamente superiore a quello indicato dallo stesso Boeri rispetto al calcolo attuale.
La Uil lo dimostra analizzando tre casi.
Il primo caso è quello di una lavoratrice dipendente con 62 anni di età, primi versamenti contributivi a giugno 1979 (36 anni di anzianità contributiva ad oggi), carriera lavorativa senza interruzioni, appartenente al regime «misto» non avendo maturato 18 anni prima del 1995, reddito medio negli ultimi 10 anni 39.800 euro, decorrenza pensione luglio 2015. L'importo lordo con la disciplina attuale è di 2.163 euro mentre con il calcolo tutto contributivo scenderebbe a 1.889 euro, con un calo in percentuale del 12,67%, e di 247 euro mensili e 3.211 euro annui. Il secondo caso è quello di una lavoratrice dipendente con 62 anni di età, primi versamenti contributivi a gennaio del '76 (39 anni e 6 mesi di contribuzione), carriera lavorati va senza interruzioni, con regime retributivo fino al 2012, reddito medio ultimi 10 anni circa 34.500 euro decorrenza pensionamento luglio 2015. Con l'attuale disciplina l'importo lordo è di 2.209 euro che scenderebbe a 1.527 euro con il calcolo tutto contributivo, con un calo del 30,87%. Su base mensile la perdita sarebbe di 682 euro e su base annua di 8.866 euro per tutto il resto della vita della lavoratrice. La Uil riporta un terzo caso: quello di un lavoratore dipendente di 62 anni di età, 35 anni di contribuzione, carriera lavorativa senza interruzioni, appartenente al regime retributivo fino al 2012, reddito medio ultimi 10 anni 33.000 euro. Viene analizzatala posizione reale di un lavoratore che eventualmente accedesse alla pensione all'età di 62 con 35 anni di contribuzione, secondo la normativa vigente, percepirebbe 2.345 euro di trattamento pensionistico mensile lordo. Se si effettuasse su questa posizione il calcolo contributivo la perdita sarebbe di circa il 34%, oltre 10.000 euro in meno annualmente.
Ed è soprattutto la situazione di vita dei pensionati in Basilicata quella maggiormente segnata dall’emergenza povertà: 15.839 euro lordi mensili a 419: è il testa-coda del reddito imponibile in Basilicata. Da un lato 685 contribuenti (0,18%) con un imponibile superiore a 120mila euro lordi annui (130milioni di imponibile, pari allo 2,30% del totale), dall'altro 165.097 contribuenti che affollano la fascia da zero a 10mila euro (830milioni, 14,65%). E poi ci sono 2.082 contribuenti che hanno un imponibile pari a zero o negativo. In pratica il 28,59% dei lucani (contribuenti o meno) sopravvive con 419 euro al mese, molto meno della metà della soglia di povertà assoluta di una famiglia di quattro persone (due adulti tra 18 e 59 anni e due ragazzi da 11 a 17 anni)! E poco cambia anche nel meno affollato scaglione superiore - da 10 a 15mila euro - dove il reddito imponibile medio mensile è di 1.027 euro, più o meno tra 200 e 250 euro in meno della soglia di povertà assoluta calcolata su una famiglia di quattro persone. Ciò significa comunque che oltre il 39% dei lucani è al di sotto della soglia assoluta di povertà.
Per Vincenzo Tortorelli segretario della Uil Pensionati “dai dati un’ulteriore conferma che occorre riformare e rilanciare il Welfare. A partire dal Reddito Minimo di Reinserimento perché sono soprattutto le famiglie con anziani che vivono sulla soglia di povertà. La Uil non intende rassegnarsi a questo processo di declino e vuole dare il proprio contributo nella ricerca della smarrita strada per lo sviluppo. La crisi politica e quella
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