La Fials preannuncia richieste di risarcimento danni se non verranno riattivate le procedure per le progressioni verticali
Le
progressioni verticali del personale dell’ormai disciolta ex Asl 2,
bandite nel lontano 2008 e non tutte portate a compimento, nonostante
le continue sollecitazioni e messe in mora dei dipendenti
interessati, continuano ancora a creare forti malumori
all’interno dell’Azienda Sanitaria di Potenza e a generare diffide e avvertimenti di azioni risarcitorie collettive.
all’interno dell’Azienda Sanitaria di Potenza e a generare diffide e avvertimenti di azioni risarcitorie collettive.
La FIALS, attraverso
gli avvocati dello studio legale della Fials Nazionale, Nicola
Roberto Toscano e Gaetano Giampalmo del Foro di Bari, docenti
Universitari specializzati nel diritto del lavoro, ha chiesto al
Direttore Generale dell’Asp l’annullamento della delibera con cui
l’Azienda Sanitaria di Potenza lo scorso novembre, adducendo
«ipotetici “vizi di merito”, ha revocato la delibera di
indizione delle progressioni “limitatamente alla parte di essi che
non ha trovato effettiva attuazione con l’espletamento delle
procedure selettive interne e la nomina dei vincitori, nonché con la
loro assunzione”, ed il completamento, in favore degli attuali
istanti, di tutte le rimanenti procedure di progressioni verticali.
«Trattandosi di iniziative già formalmente autorizzate con atti
programmatori alla data di entrata in vigore delle disposizioni di
cui all’art. 24 del d.lds. 150/2009, il cosiddetto Brunetta –
spiega la FIALS - e che rispettano la quota riservata all’esterno,
chiediamo vengano portate a termine le procedure concorsuali
interrotte». «La scelta dell’Azienda di proseguire e completare
soltanto alcune delle procedure selettive interne, bloccando altre
progressioni verticali contestualmente bandite tutte a dicembre 2008–
spiega la FIALS -, se per certi versi non si giustifica affatto sul
piano della parità di trattamento, della imparzialità, delle
correttezza e buona fede, dell’esercizio corretto dell’azione
amministrativa, per altro verso non ha, e non può avere, alcuna
copertura di legge, neppure dopo l’entrata in vigore del d.lgs. n.
150/2009, evocato dall’ASP nella corrispondenza che è seguita alle
varie diffide». «La delibera di revoca dell’Asp– affermano gli
avvocati Toscano e Giampalmo -, che sotto l’aspetto formale è
affetta da violazione di legge (artt. 7 e ss. L. 241/90, difettando
completamente la comunicazione di avvio del procedimento ai diretti
interessati), si pone, sul piano sostanziale, in netto contrasto con
i principi di buona fede, di tutela dell'affidamento, di minor
sacrificio possibile degli interessi dei privati, ove più si
consideri la disparità di trattamento attuata a danno degli attuali
istanti rispetto ad altri colleghi nelle stesse, identiche condizioni
che hanno potuto beneficiare della progressione verticale avviata con
le stesse deliberazioni oggi illegittimamente revocate per
pretestuose ragioni di carattere organizzativo interno (quasi
scomparso ogni riferimento alle norme della riforma Brunetta ed alla
loro incidenza sulle procedure selettive pregresse nelle motivazioni
dell’illegittimo atto di revoca)». «Se non vi sarà la revoca
della delibera e il completamento delle procedure concorsuali,
avvieremo autonome iniziative risarcitorie, alla stregua della
illegittimità e scorrettezza della condotta dell’Azienda e
dell'errata attività procedimentale dalla stessa svolta, anche e
soprattutto, con riguardo alla impugnata decisione di revoca».
«Abbiamo
inoltre – conclude la FIALS -, segnalato la vicenda alla Procura
Regionale della Corte dei Conti – per gli eventuali profili di
responsabilità erariale dei funzionari e dirigenti pubblici a vario
titolo coinvolti, ed al Presidente della Regione Basilicata per
l’esercizio delle prerogative di intervento e di accertamento a
fronte di dipendenti che vedono seriamente, ma ingiustamente
compromesse le proprie condizioni di lavoro, anche in vista di future
progressioni di carriera».
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