Il segretario generale del Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo - che ha
cominciato dal 20 ottobre scorso lo sciopero della fame ed avviato un tour attraverso le
piazze dei capoluoghi d’Italia e gli istituti penitenziari – incontrando a Potenza i
giornalisti ha spiegato le motivazioni della protesta ed ha annunciato che proseguirà
“fino a quando dal Governo e dalla politica non ci sarà un segnale di cambiamento”.
“ Il nuovo sistema carcerario che dà più fiducia ai detenuti con il cosiddetto sistema
“celle aperte” e premialità con i permessi di uscita si è rilevato un meccanismo di
aggravamento dell’emergenza che si registra da anni. Gli “eventi critici” vale a dire
aggressioni al personale di Polizia Penitenziaria, intimidazioni, atti di violenza tra
detenuti hanno avuto un incremento del 700% e ogni giorno 12 poliziotti in media sono
costretti a ricorrere alle cure di sanitari. Tutto ciò accade mentre il Ministero Grazia e
Giustizia ha deciso dal primo ottobre scorso di aumentare dell’83% la paga oraria dei
detenuti al lavoro e il personale degli istituti di pena attende il rinnovo del contratto
collettivo di lavoro da otto anni. Ma se picchiano i poliziotti proviamo ad immaginare
quale sicurezza ci può essere per i cittadini fuori dal carcere”. Di Giacomo ha ricordato
che il sindacato ha raccolto in tutto il Paese oltre 2 milioni di firme a sostegno di una
proposta di legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa che – ha detto – da due
anni è affossata in Parlamento. Ho deciso quindi lo sciopero della fame - ha spiegato-
perché il carcere è lo specchio fedele dell’emergenza sicurezza che coinvolge tutti gli
italiani e perché nel nostro Paese, per responsabilità della politica, non c’è più alcuna
distinzione tra vittima e carnefice. Per noi – ha continuato il segretario SPP – l’impegno
è dalla parte di tutte le vittime di questa situazione, siano essi appartenenti alle forze
dell’ordine, cittadini costretti a sparare i ladri in casa, donne che subiscono violenza,
pensionati scippati all’uscita dell’ufficio postale o della banca con l’aggravante che la
politica non è capace di mettere un freno alla dilagante criminalità esercitata da
immigrati e profughi padroni assoluti di piazze, stazioni ferroviarie e periferie della
nostre città.
Il vice segretario generale Vito Coviello ha illustrato la situazione delle carceri lucane
dove a maggio scorso l’affollamento registra circa il 124% in più (detenuti previsti 416,
detenuti presenti 515) mentre l’organico di Polizia Penitenziaria è deficitario con 443
poliziotti previsti e 353 presenti. Purtroppo – ha aggiunto – le nuove assunzioni
annunciate dal Ministro Madia in numero molto limitato (300 unità) non riguarderebbero
i carceri di Potenza, Matera e Melfi. Coviello ha anche chiesto l’apertura di Sportelli di
ascolto e supporto psicologico per il personale che vive una condizione di stress e che
appena può anticipa la pensione.
Alla conferenza stampa ha partecipato l’avv. Marinica Cimadomo, responsabile del
Dipartimento Giustizia di Fratelli d’Italia-An che ha espresso il sostegno del partito alle
proteste del personale penitenziario. Il Governo – ha detto – continua ad essere sordo
alle continue sollecitazioni che sono venute anche in Consiglio Regionale dal
capogruppo di Fdi Gianni Rosa su organici, strutture, problemi quotidiani delle tre
carceri lucane. Continueremo a monitorare la situazione e ad occuparci del personale
perché si affermi la legalità dentro e fuori dagli istituti di pena e perché si superi la
profonda e grave sottovalutazione.
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