“Mare nostro che non sei nei cieli”

“Sottopelle” il docufilm #Unicef di Giuseppe Russo a Potenza e Oppido Lucano. 

“Mare nostro che non sei nei cieli/e abbracci i confini dell’isola e del mondo,/sia benedetto il tuo sale,/sia benedetto il tuo fondale. Accogli le gremite imbarcazioni/senza una strada sopra le tue onde,i pescatori usciti nella notte,/le loro reti tra le tue creature,/che tornano al mattino con la pesca/dei naufraghi salvati. Mare nostro che non sei nei cieli,/all’alba sei colore del frumento,al tramonto dell’uva di vendemmia,/ti abbiamo seminato di annegati/più di qualunque età delle tempeste. Mare nostro che non sei nei cieli/tu sei più giusto della terraferma,/pure quando sollevi onde a muraglia/poi le abbassi a tappeto. Custodisci le vite, le visite cadute/come foglie sul viale,/fai da autunno per loro,/da carezza, da abbraccio e bacio in fronte/di madre e padre prima di partire.”(Erri De Luca).

Con questa poesia nella sua sede a Oppido Lucano la cooperativa “ Promozione Sociale 80” e il suo presidente Teodoro Avigliano ha voluto introdurre la proiezione del docufilm #Unicef di Giuseppe Russo “ Sottopelle”. A Oppido con Avigliano il vicepresidente della cooperativa, perfetto padrone di casa, il dottor Langellotti Vincenzo e la sindaca Antonietta Fidanza. 


Da sinistra Teodoro Avigliano, Caterina Traficante, Makan,Momodou e Francesca Normanno 

Dal mese di gennaio il Comitato Provinciale Unicef di Potenza, e io Mario Coviello come suo presidente, non ci stanchiamo di presentare il viaggio della speranza e della sofferenza dei migranti nelle scuole, nei circoli culturali, nelle sedi delle associazioni. In questa settimana le proiezioni a Potenza al circolo ARCI venerdì 31 maggio e a Oppido sabato primo giugno, sono state particolarmente importanti, ricche di commozione, partecipazione, dibattito. Con me Caterina Traficante con Francesca Normanno dell’Associazione ARCI che gestisce la casa di accoglienza per minori stranieri non accompagnati di Rionero, il presidente dell’ARCI di Basilicata Paolo Pesacane, il regista Giuseppe Russo e i protagonisti del docufilm Demba, Makam, Momodou. Un silenzio attento e partecipato accompagna le proiezioni che, a Oppido in particolare, è stata splendida perchè curata dagli esperti della Cineteca Lucana. I volti di Queen, Bintou, Miracle, Junior dal grande schermo hanno trasmesso agli spettatori dolore, sofferenza, speranza. Sia a Potenza che a Oppido il dibattito è stato intenso. “Perchè siete partiti? Oggi, dopo tutto quello che avete passato, rifareste il viaggio? Avete rapporti con i vostri genitori?Perchè gli africani non si ribellano allo sfruttamento e alla fame?Come vedete il vostro futuro?” 


 La locandina dell’evento 

 E Demba, Makam,Momodou ricordano che è l’Europa, le grandi potenze che hanno sfruttato e continuano a sfruttare l’Africa. “ Certo che ci ribelliamo-dice Momodou- ma ci ammazzano per strada come cani”. ”Io volevo studiare ma mio zio, dopo la morte di mio padre, mi faceva solo lavorare dalle sette di mattina alle quattro di sera, quasi senza mangiare-risponde Makam-.Per questo sono scappato.” E nelle due sedi, luoghi di cultura, di partecipazione, di impegno sociale la vera Italia, la Basilicata, terra di emigranti,si mostra sensibile,decisa ad opporsi all’ondata di razzismo xenofobo che invade l’Italia e l’Europa. Si può davvero chiedere all’uomo di non spostarsi? Si può impedirgli di muoversi sulla terra per cercare un posto più adatto alla sopravvivenza propria e del proprio nucleo familiare? Nel corso dei due dibattiti ho ricordato che il genetista Guido Barbujani, professore all’Università di Ferrara, un’autorità in materia di migrazioni, ci ha spiegato che” la storia umana è una storia di nomadismo, “ancestrale e innegabile”. Da quando siamo scesi dagli alberi e abbiamo iniziato a muovere i primi passi sulla terra — prima malfermi, poi sempre più stabili — non ci siamo più fermati. Abbiamo iniziato a camminare e piano piano abbiamo popolato tutta la terra, a dispetto di barriere naturali e condizioni di viaggio che fanno sembrare i muri di oggi dei recinti di sabbia costruiti con paletta e secchiello. A Potenza nel circolo ARCI da sinistra Filippo Pugliese, Musa,Momodou e Demba E a proposito di migrazioni umane, Barbujani ama citare l’amico antropologo Marco Aime: “Basta abbassare lo sguardo — dice — per rendersi conto che in fondo alle gambe non abbiamo radici, ma piedi”: piedi che servono per andare in giro e che utilizziamo dall’alba dei tempi.

Mario Coviello

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