Sono complessivamente 2.281 i ricercatori italiani (2,3% sul totale) presenti nella classifica
dell’H-index, ovvero l’indice che definisce le ricerche “di successo”, basato sul numero di
citazioni che un determinato articolo ha ricevuto: in questa classifica, con circa centomila
ricercatori di tutto il mondo, sono presenti due docenti dell’Università della Basilicata,
entrambi chimici, il defunto professore Innocenzo Casella, e il professore Maurizio D’Auria.
Dal 1992 l’attività di ricerca condotta da D'Auria è si è sviluppata seguendo tre linee
principali: la reattività fotochimica di composti organici e, in particolare, di composti
eterociclici; l'uso potenziale di biomasse lignocellulosiche per la produzione di prodotti
chimici ad alto valore aggiunto e la determinazione della composizione chimica degli aromi
di prodotti naturali. La prima linea di ricerca è rivolta inoltre all'uso della luce come fonte di
energia per far avvenire reazioni chimiche, con un processo "green" che non usa reagenti
pericolosi per l'uomo e per l'ambiente. La seconda linea, più recentemente, ha permesso
di individuare nei residui del legno una fonte di materiali biologicamente attivi.
La terza linea, infine, ha come protagonista gli aromi, da sempre utilizzati per giudicare la
qualità di un cibo: sono stati utilizzati alimenti, fiori, tartufi, funghi, di cui è stato possibile
determinare la composizione dell'aroma. La stessa tecnica è stata utilizzata anche per
analizzare reperti forensi alla ricerca di tracce di acceleranti di fiamma.
Recentemente è stato quindi pubblicato sulla rivista on line “Plos Biology” un articolo
relativo a un nuovo metodo cumulativo di valutazione dell’impatto della ricerca. H-index
utilizza così l’insieme di diversi indici, poi tarato per ogni disciplina e testato su un numero
molto alto di ricercatori attivi. Nell’articolo sono stati presi in considerazione 6.880.389
ricercatori in 22 settori di ricerca (agricoltura, ingegneria, tecnologia dell’informazione,
studi storici, filosofia, ricerche biomediche, medicina clinica, matematica, chimica, fisica,
etc.) e 176 sottosettori. Nello studio è quindi presente una tabella con i primi centomila
ricercatori di cui viene analizzata la carriera aggiornata fino al 2018, con 2.281 ricercatori
italiani, dei quali due dell’Unibas.
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