📰 Editoriale: La necessità di raccontare il bene

 #UNICEF Potenza nella scuola primaria Albini-Stigliani dell'Istituto Comprensivo “Giacomo Leopardi” di Potenza per dire no alla guerra in Ucraina. ( Seconda parte ) 

In questi momenti difficili per l'Ucraina e il mondo intero, la poesia La luna di Kiev di Gianni Rodari mi ha accolto, mercoledì 16 marzo, nel mio incontro con la quarta A della scuola primaria “Albini” dell'Istituto Comprensivo “ Giacomo Leopardi ” di Potenza. L'insegnante Daniela Crudele ne ha fatto recitare i versi ai suoi alunni. Eccoli “ Chissà se la luna/di Kiev/è bella/come la luna di Roma,/chissà se è la stessa/o soltanto sua sorella.../“Ma son sempre quella sua sorella!/– la luna protesta –/non sono mica/un berretto da notte/sulla tua testa!Viaggiando quassù/faccio lume a tutti quanti,/dall'India al Perù,/dal Tevere al Mar Morto,/ei miei raggi viaggiano/senza passeggero”. In questa filastrocca per bambini non è contenuto alcun riferimento alla guerra, ma si fa appello accorato alla solidarietà e all'unione tra gli uomini. Ed è proprio questo dono che gli alunni della terza A, quarta A e B della Scuola Primaria Albini con la quarta A della Stigliani e le loro Francesca Sportelli, Tonia Montesano, Margherita Pace , Aurora Restaino ed Elvira Druda mi hanno fatto. In tutte le classi la Lim non disponibile è stata sostituita da computer portatili e, con qualche difficoltà, è stato possibile vedere e commentare i video del soldato russo prigioniero che video la madre Natasha, il video diario UNICEF di Olexsandra, una ragazza di 16 anni che in tre minuti racconta i suoi venti giorni di guerra nel bunker, in casa, all'aperto e chiede aiuto al mondo perché la guerra finisca. E sempre dell'UNICEF le storie di Alina che fino a ieri giocava nel cortile della sua casa, ora suo primo dalle bombe, di Max che preparava al pianoforte concerto in teatro che un missile ha fatto saltare in aria, di Eva che è nata in sotterraneo a Kiev. In Ucraina le bombe devono cadere non solo sugli obiettivi militari: stanno colpendo scuole, asili, ospedali e di tutto questo gli alunni delle scuole Albini e Rodari, come tutti quelli che ho incontrato in queste settimane, sono consapevoli. Ho trovato ragazze e ragazze informati che hanno paura, vogliono capire e si interrogano sul loro futuro. Chiara si chiede perchè nella sua casa non c'è una cantina che può diventare un rifugio sicuro. Moltino al terzo e quarto piano e le immagini dei palazzi di Kiev, di Mariupol sventrati certo non li rassicurano. In giornate delicate per l'equilibrio mondiale, leggere La luna di Kiev, raccontare le storie di questi bambini, ci ricorda che siamo tutti sotto lo stesso cielo, l'umanità intera è unita al di là della violenza, dei valori culturali e politici. La luna è sempre la stessa, da qualunque punto di vista la si guardi, e brilla sulle tragedie dell'umanità come un simbolo incondizionato di pace. Anche il rimando al “passaporto” non è casuale, sembra rimandare a un mondo che non conosce confini e quindi differenze di etnia e di razza. Un “mondo senza passaporto” non conosce guerre compiute in nome del potere territoriale. Parole che oggi e ci sono ancora notti più struggenti, soprattutto in questi momenti difficili in cui le notti a Kiev sono ancora notti di bombardamenti e terrore. Viviamo sotto lo stesso cielo eppure non abbiamo ancora imparato a vivere come fratelli, questo sembra dire Gianni Rodari attraverso la sua filastrocca. Questa è la lezione che gli alunni dell'Albini e della Stiglia danno a tutti noi con la loro generosità. In ogni classe ho ricevuto una scatola quale nella ci sono le offerte che hanno raccolto per arrivare con l'UNICEF ai bambini in fuga dalla guerra coperta , viveri, medicinali, assistenza psicologica. Non si può fare a meno di leggere le parole di Rodari, le riflessioni di questi piccoli con altri occhi. 

Quella luna di Kiev, questi alunni ci dicono di più, molto di più, e il loro non è un messaggio rasserenante ma un appello urgente e necessario: Basta GUERRA. ORA. 

Bella 19 marzo 2022. 

Mario Coviello

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