Gli occhi chiari di papà Antonio gridano la richiesta legittima di 'Verità e Giustizia'. ''Sono passati 25 anni, non è uno scherzo''. Accanto a lui mamma Maria Concetta tace ma gli stringe forte la mano. Dal palco mamma Olimpia guarda gli studenti (molti di loro la raggiungeranno, subito dopo, per stringerla forte e farle sentire la loro vicinanza) e urla il suo dolore come se non fosse passato nemmeno un minuto: ''sono qui a nome di tutti coloro che non trovano pace, perchè non hanno avuto giustizia per la morte dei figli''. Questo è il senso delle celebrazioni del 21 marzo, della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia.
Non lasciare sole le famiglie delle vittime innocenti e che ancora non conoscono le verità su quanto accaduto. Come Giuseppe Passarelli; come Luca Orioli; come Marirosa Andreotta. Tre nomi, un unico territorio: Policoro. Tre nomi, una mese: marzo. Le parole pronunciate con forza e dolore da papà Antonio e da mamma Olimpia, escono dalla piazza scanzanese e, auspichiamo, entrano nelle coscienze di ognuno di noi per non uscirne più. Sempre. Domani saranno passati 34 anni dalla morte di Luca e Marisosa, trovati senza vita nella casa di lei, a Policoro, il 23 marzo del 1988. Le prime indagini furono figlie di confusione e depistaggi, un'autopasia effettuata solo dopo la riesumazione, segni evidenti sul corpo di Luca: ancora oggi non è stata scritta la verità su quelle morti. Giuseppe Passarelli aveva 21 anni quando, il 24 marzo del 1997, viene trovato in fin di vita in una stanza della caserma di Cassano All'Ionio, dove era arrivato da appena tre settimane. L'inchiesta della procura di Castrovillari parla di suicidio. La sua famiglia nel frattempo scopre che la vicenda ha contorni oscuri. La verità ancora non è arrivata. Libera Basilicata, per ricordare queste e le altre storie lucane di verità negate e i 1055 nomi di vittime innocenti di mafie, ha scelto Scanzano Jonico, comunità vessata da anni di azioni criminali, da una mentalità pericolosamente radicata, di chi agisce e di chi si gira dall'altra parte. Di chi ancora crede che la mafia sia quella delle ''coppole e delle lupare'' e di chi crede che prerogativa per riconoscere la presenza delle mafie siano i morti ammazzati. E invece no.
Perchè lo scioglimento di un consigno comunale per infiltrazioni mafiose è un fatto. Libera Basilicata era a Scanzano per parlare a casa di chi pensa di essere intoccabile ed era lì, soprattutto, per stringere in un forte abbraccio le persone che, invece, hanno detto no alla criminalità. A chi ha avuto la forze e il coraggio di denunciare. A chi, appunto, non si è voltato dall'altra parte. Grazie ai tanti che hanno partecipato. Grazie: al Prefetto Sante Copponi, a Monsignor Caiazzo e i parroci delle diocesi, il Comune di Scanzano, il Procuratore della Repubblica Gianfranco Donadio, la Dia, i rappresentati di tutte le Forze dell'Ordine, l'Anci, i sindaci e amministratori presenti, il Presidente della Provincia di Matera, i Sindacati, i rappresentanti delle tante Associazioni, gli studenti degli Istituti Gasparrini di Melfi, dell’ IIS “G. Fortunato” di Rionero in Vulture, dell'IIS “E. Battaglini” di Venosa, dell’IIS “Q. O. Flacco di Venosa, dell'IIS “E. Fermi” di Policoro, e l’I.C "De Andrè" di Scanzano, l'IIS "Giovanni Paolo II" di Maratea, F.De Sarlo G. De Lorenzo di Lagonegro e i tanti altri Istituti che ci hanno seguito in streaming.
Coordinamento Libera Basilicata
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