📰 Editoriale. Oltre 2.000 visitatori il 25 aprile alle cascate di San Fele U uattënniérë

Grandissima affluenza di visitatori il 25 aprile alle cascate di San Fele . Tutte le strutture ricettive , ristoranti , bar e aree pic nic al completo con tantissimi visitatori che hanno avuto difficoltà a trovare un posto di ristoro.

San Fele e le sue cascate , ancor una volta si conferma il giusto l uogo da vivere del Parco Regionale del Vulture che in poco piu’di 10 anni e’ diventato meta turistica tra le piu’ visitate della Basilicata. In questi anni , grazie a questo importante impegno volontario dell’associazione , migliaia e migliaia di visitatori ( prima della crisi pandemica , circa 50.000 all’anno ) da ogni luogo della Basilicata , dalle regioni limitrofe , dall’ Italia e molti anche dall’estero hanno visitato la comunità ed ammirato la straordinaria bellezza delle Cascate di San Fele , diventando meritevolmente uno degli attrattori più importanti della Basilicata e più visitati della Basilicata , tutto questo senza alcun spreco di risorse pubbliche.

Molto rimane da fare per dotare il luogo delle infrastrutture necessarie , ma per fare questo occorre l’impegno della Giunta Regionale per finanziare il programma, gia’ approvato nel 2011 , cosi’ come s iamo in attesa del l’avvio in questi giorni dei lavori per la realizzazione dei bagni e info point nell’area delle cascate da parte del Parco Regionale del Vulture. Le cascate di San Fele: Il torrente Bradano scorga dall’appennino Lucano, in località Matise di San Fele, in provincia di Potenza, per confluire nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Attraversando il territorio del comune di San Fele, il torrente è costretto ad effettuare dei particolari salti di quota che danno origine alle naturali e suggestive cascate di San Fele. 

Le cascate prendono il nome “ U uattënniérë “ , la trasposizione dialettale di “ Gualchiera”: macchina utilizzata in antichi opifici costruiti a ridosso delle cascate. Sfruttando la forza dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inserite, verticalmente, le aste dei folloni. Questi terminavano con pesanti magli ( o folloni) che, entrando e uscendo da una vasca ( dove sul fondo venivano posti tessuti), servivano a gualcare la lana; le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide. La Gualchiera di San Fele è rimasta in uso fino agli anni 40 del secolo scorso. La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi molini (oltre 20), i cui resti (così come quelli della Gualchiera) testimoniano l’ingegno e la dedizione al lavoro dei Sanfelesi.

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