📰 Editoriale: “I dimenticati dalla Storia”: migliaia di testimoni di Geova tra le vittime della persecuzione nazista
Il 27 gennaio in tutto il mondo si celebrerà il Giorno della Memoria, una data simbolica per ricordare le vittime del nazismo. Il brutale terrore nazista prese di mira milioni di persone a motivo della loro razza, nazionalità o ideologia politica. Ma pochi sanno che tra le vittime dei nazisti ci furono migliaia di testimoni di Geova, che furono perseguitati per la loro fede cristiana.
I Testimoni di Geova, allora conosciuti come Studenti Biblici, furono “gli unici sotto il
Terzo Reich a essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose”, dice
il professor Robert Gerwarth. Per motivi religiosi i Testimoni, che erano politicamente neutrali,
si rifiutavano di fare il saluto “Heil Hitler”, di prendere parte ad azioni razziste e violente o di
arruolarsi nell’esercito tedesco. Emma Bauer, sopravvissuta alla persecuzione nazista contro
i Testimoni di Geova e tra le protagoniste del documentario di Giorgio Treves “La Croce e la
Svastica”, presentato alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma, ha detto a
proposito di questa immane tragedia: “Ricordare queste vittime è un dovere. I Testimoni di
Geova con una sola firma potevano essere liberati”. Sottolineando il valore di questo
sacrificio, ha aggiunto: “La dignità vale più della vita”.
I nazisti cercarono di infrangere le convinzioni religiose dei Testimoni offrendo loro la
libertà in cambio di una promessa di obbedienza. A nessun altro fu data questa possibilità. La
dichiarazione di abiura (offerta loro a partire dal 1938) richiedeva di rinunciare alla propria
fede, denunciare altri Testimoni alla polizia, sottomettersi completamente al governo nazista e
difendere la “Patria” con le armi in mano. I funzionari delle prigioni e dei campi spesso
usavano la tortura e le privazioni per indurre i Testimoni a firmare. Secondo Garbe, “un
numero estremamente basso” di Testimoni abiurò la propria fede.
I Testimoni furono tra i primi ad essere mandati nei campi di concentramento, dove
portavano un simbolo sull’uniforme: il triangolo viola. Dei circa 35.000 Testimoni presenti
nell’Europa occupata dai nazisti, più di un terzo subì una persecuzione diretta. La maggior
parte fu arrestata e imprigionata. Centinaia dei loro figli furono affidati a famiglie naziste o
mandati nei riformatori. Circa 4.200 Testimoni finirono nei campi di concentramento nazisti.
Uno dei massimi esperti dell’Olocausto, lo storico Detlef Garbe, ha scritto: “L'intenzione
dichiarata delle autorità NS [naziste] era di eliminare completamente gli Studenti Biblici dalla
storia tedesca”. Si stima che morirono 1.600 Testimoni, di cui 370 per esecuzione.
Nel campo di Buchenwald fu internata con il falso nome di Frau von Weber anche
Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III, arrestata a Roma il 23 settembre 1943.
Come scrive Cristina Siccardi, nel suo libro Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di
Buchenwald, le SS assegnarono alla principessa una aiutante, Maria Ruhnau, una testimone
di Geova imprigionata a motivo della sua fede. Sapendo che la donna era guidata da elevati
princìpi morali e che per questo diceva sempre la verità, le SS speravano di raccogliere
informazioni confidenziali sulla famiglia reale. Maria Ruhnau si dimostrò per Mafalda più che
una badante. Fu la sarta che le adattò i vestiti recuperati nel campo e che le cedette le sue
scarpe. La principessa le si affezionò così tanto che prima di morire, il 28 agosto 1944, lasciò
in dono all’amica Testimone l’orologio che aveva al polso.
In questo periodo critico della storia per i diritti umani, la resistenza nonviolenta di gente
comune di fronte al razzismo, al nazionalismo estremo e alla violenza merita una profonda
riflessione in occasione del Giorno della Memoria.
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