📺 TG7 Basilicata Sport. Ciao Totò Schillaci



Lo si ricorda principalmente per le sue prestazioni e reti nel campionato del mondo 1990, competizione chiusa dalla nazionale italiana al terzo posto, durante la quale Schillaci si è aggiudicato anche i titoli di capocannoniere e di migliore giocatore della competizione. Nello stesso anno è giunto secondo nella classifica del Pallone d'oro, alle spalle del tedesco Lothar Matthäus, vincitore con la sua nazionale del mondiale italiano.

JUVENTUS
Nel 1989 venne ingaggiato dalla Juventus per 6 miliardi di lire. Esordì in Serie A il 27 agosto nella partita in casa col Bologna (1-1). Nella sua prima stagione in bianconero conquistò subito il posto da titolare e realizzò 15 gol in 30 partite di campionato, acquisendo il soprannome di Totò-Gol e contribuendo in maniera decisiva al double del club torinese nella Coppa Italia e nella Coppa UEFA, vinte superando in finale, rispettivamente, il Milan e – nella prima finale confederale tutta italiana – la Fiorentina. La sua ottima annata convinse Azeglio Vicini a convocarlo al successivo campionato del mondo 1990 da giocarsi proprio in Italia. Dopo la rassegna iridata, Schillaci giocò altre due stagioni con i bianconeri, andando tuttavia incontro a una pesante involuzione e trovando poche volte la rete. L'11 novembre 1990, al termine di Bologna-Juventus, Schillaci minacciò il giocatore rossoblù Fabio Poli (che durante la partita lo aveva provocato) al momento di uscire dal campo, dicendogli: «Ti faccio sparare».[19] Il gesto, da cui scaturì una serie di polemiche, fu ricordato così da Schillaci: «Avrei dovuto contare fino a dieci. Ma lui mi aveva provocato con uno sputo e io non ci ho visto più. Ho sbagliato, ma mi hanno massacrato come fossi stato un killer».
Ai cori discriminatori contro di lui si aggiunse la lite con Roberto Baggio. Schillaci ricordò così questo gesto: «Nella Juventus e in nazionale siamo diventati amici. 
Dividevamo la stessa camera, lui parlava poco, io niente. 
Eppure, nonostante questo, una volta facemmo a cazzotti: anzi, fui io a rifilargli un pugno. 
Si è trattato veramente di una stupidaggine. Eravamo nello spogliatoio della Juve. 
Roberto stava scherzando con me, ma si lasciò prendere la mano e lo scherzo divenne pesante. 
Io reagii in quel modo e me ne pentii subito. 
Per fortuna, la cosa si chiuse lì».
Alla fine della stagione 1991-1992, con l'arrivo di Gianluca Vialli in bianconero, Schillaci trovò sempre meno spazio, fino a decidere di lasciare il club torinese; una scelta, a detta dello stesso Schillaci, facilitata dal fatto che la dirigenza juventina non vide di buon occhio la contemporanea separazione dalla consorte: «La società non mi perdonò la decisione di separarmi da mia moglie. 
Non dovevo farlo, così, senza tanti riguardi, mi vendettero».
 Giampiero Boniperti lo considerava erede di un'altra stella del Sud, Pietro Anastasi. 

 Inter
Nella stagione 1992-1993 passò per 8,5 miliardi di lire all'Inter. 
Schillaci ricordò con grande entusiasmo il suo trasferimento da Torino a Milano: «Ho ottenuto il massimo, sognavo la maglia nerazzurra e avrei accettato di restare fermo se non fossi riuscito a raggiungerla. 
I soldi non sono tutto. [...] 
Riparto da zero a 27 anni e cerco una rivincita». L'esordio con il club nerazzurro avvenne nella gara Inter-Reggiana (4-2) in Coppa Italia, in cui segnò il suo primo gol con la nuova maglia. Schillaci in azione all'Inter nell'annata 1992-1993 
Con l'Inter, con cui giocò due stagioni siglando in totale 11 gol in 30 partite, partecipò al vittorioso cammino nella Coppa UEFA 1993-1994, pur non potendosi fregiare de iure del trofeo, poiché lasciò Milano nell'aprile 1994, alcune settimane prima della disputa della doppia finale contro gli austriaci del Salisburgo.
Riguardo a questa esperienza, il centravanti siciliano affermò che i suoi inizi in nerazzurro furono buoni e i rapporti con il presidente Ernesto Pellegrini perfino ottimi, ma che la mancanza di continuità e i problemi fisici gli impedirono di rendere al meglio. 

Júbilo Iwata 
Nell'aprile del 1994, messo ai margini dall'Inter ancora prima del termine della stagione e con gli altri campionati nazionali del continente che, nell'era immediatamente pre-Bosman, erano generalmente preclusi ai calciatori italiani, si trasferì in Giappone nelle file dello Júbilo Iwata, che gli aveva proposto un ottimo contratto dal punto di vista economico.
 Schillaci divenne il primo calciatore italiano a militare nel campionato giapponese; i nipponici gli fornirono un interprete, un autista personale 24 ore su 24 e una bella abitazione. 
Al suo esordio con il club giapponese, Schillaci segnò il suo primo gol nella vittoria per 2-0 contro il Kawasaki Frontale.
Il 9 giugno 1994 venne squalificato per due giornate per aver insultato l'arbitro che aveva diretto l'incontro fra Júbilo Iwata e JEF United.Nel 1997 vinse con la sua squadra la J. League, ma subì anche un serio infortunio che lo relegò definitivamente lontano dai campi di gioco, fino al ritiro ufficializzato nel 1999. Con la maglia del Júbilo Iwata segnò in totale 56 gol in 78 partite. Il giocatore italiano ricordò così la sua esperienza giapponese: «Quando arrivai lì trovai un entusiasmo contagioso. 
Per loro lo Schillaci del mondiale non era mai finito e dimostrai con i miei gol quanto era forte il connubio: entusiasmo uguale impegno in campo e palla in fondo al sacco».
In carriera ha totalizzato complessivamente 120 presenze e 37 reti in Serie A e 105 presenze e 39 reti in Serie B.
(WIKIPENDIA)

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