Ricordiamo tutti il clamore che provocò il selfie della Ferragni davanti alla Venere del Botticelli, mossa furba dell'allora direttore degli Uffizi Schmidt, che nei mesi successivi portò ad un'impennata degli accessi al museo da parte del pubblico giovanile italiano.
Coloro che all'epoca contestarono l'operazione e furono in molti, di fronte allo strappo di una preziosa tela del cinquecento da parte di un turista in posa da scatto social, potrebbero oggi legittimamente sentenziare che chi di selfie ferisce, di selfie perisce.
Io non sono dello stesso avviso.
Credo che non sempre sia possibile andare contro alle mode e, sappiamo benissimo, che postare o pubblicare foto che riguardano i così detti eventi della vita privata di noi, signor bonaventura qualunque, è una pulsione inarrestabile.
Vale al ristorante, alla fiera, al concerto e così via.
Diciamo che può essere altresì consolatorio, in un mondo che considera la cultura roba da sfigati, vedere persone di ogni età, istruzione e classe sociale, fotografarsi davanti ad un'opera d'arte per darsi un tono, piuttosto che farlo con uno spritz in mano con lo sfondo di un chiringuito in riva al mare.
Che poi manchi il buon senso, questo è trasversale alla mania dei social, c'è chi rischia o addirittura perde la propria vita per un autoscatto "da dieci", cosa vuoi che importi poter danneggiare un prezioso quadro o violare la sacralità di un luogo o di un evento.
Vogliamo parlare dei visitatori, di ogni nazionalità, che posano sorridenti davanti ai cancelli di Auschwitz o ai forni del campo?
Insomma, alla cafonaggine come male sociale si risponde con la cultura diffusa e nel mentre si aspetta e spera. Altra cosa è prevenire danni al patrimonio artistico e allora riflettiamo su come nei musei sono protette le opere esposte, pensando a nuove misure che, pur sacrificando la godibilità da parte dei visitatori, siano una concreta barriera ai danni dei nuovi cafonal. Anzi, in epoca di proliferazione legislativa di fattispecie di reato, ne penserei una ad hoc, tanto nel mucchio ci starebbe pure quella, tipo "danni da cafoneria aggravata al patrimonio culturale", legata a danneggiamenti di tipo sia materiale che immateriale, punita in ore di servizio di pubblica utilità da rendere gratuitamente a tutela del patrimonio artistico e naturale, da scontare presso il proprio paese di residenza, anche all'estero, ovviamente previa convenzione bilaterale tra i paesi coinvolti.