TG7 Basilicata 30 Settembre 2025
Lido di Venezia. Dal "Divo" del 2008 dedicato alla vita audace e
grottesca di Giulio Andreotti al suo ultimo "La grazia" che apre questa
82.ma Mostra del cinema, Paolo Sorrentino ci riconduce nelle chiuse stanze del potere. Siamo addirittura al Quirinale, dove il "suo" Tony Servillo
interpreta plasticamente un presidente della Repubblica,
assalito da dubbi amletici: sull'amore e la fedeltร , sulla vita e il
fine vita; eutanasia e diritti del condannato, amore e sensibilitร
latenti.
L'autore napoletano aggiunge poco alla sua rinomata estetica e alla
voglia spasmodica di stupire (il Papa rasta, il corteo finale a seguito
del robot A.I.). Sembra che la sua poetica serva da strumento per
provocare e convincere lo spettatore che Lui puรฒ "osare" in territori
che ad altri sembrerebbero preclusi. Resta certo un buon film. Nulla di
piรน, secondo i canoni cui l'autore ci ha "educato" con la sua talvolta
straordinaria cinematografia. II film racconta di un presidente della Repubblica che, giunto a fine mandato รจ alle prese con la richiesta di due grazie molto delicate e viene tormentato da dubbi e certezze giuridiche, essendo lui stesso autore di tomi imprescindibili in materia. Sarebbe fin troppo facile l'accostamento al presidente Mattarella, che Sorrentino smentira' in conferenza stampa. Altri assullanti dubbi riguardano la fedeltร della moglie, con colpo di scena finale. Toni Servillo รจ a suo agio nel personaggio fulcro, protagonista di ben 8 film degli 11 diretti da
Sorrentino. Le scene sembrano quasi essere sospese nel tempo e nello
spazio, con il protagonista solo con se stesso, come lo era il Divo di qualche lustro fra. Certo sono storie "politiche" diverse, ma resta fulcro centrale la ricerca continua della veritร , che a volte sembra a portata di mano ma che alla fine lascia sempre un insostenibile dubbio.
Il cinema come arte del tempo, dunque, dell’ellissi e della continua
trasformazione nel divenire della storia, che si presta particolarmente
ad interpretare questa transizio, e che in Sorrentino si esalta come in
una rinnovata estetica del visionario.
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