📰 Festival del Cinema di Venezia. À pied d’œuvre di Valerie Donzelli
"Finire un testo non significa essere pubblicati, essere pubblicati non significa essere letti,
essere letti non significa essere amati, essere amati non significa avere successo, e il
successo non offre alcuna promessa di fortuna”.
E’ una riflessione che scaturisce dalla
esperienza di un uomo che insegue il suo sogno di diventare scrittore.
À pied d’œuvre di Valerie Donzelli (di origini italiane) racconta la storia vera di un fotografo
di successo che rinuncia a tutto per dedicarsi alla scrittura e pubblicare suoi lavori. Ma
scopre anche la povertà.
In una Francia che ostenta opulenza, potenza economica da G7,
conserva sacche malcelate di precariato e marginalità.
Questo racconto dai toni alla
Dardenne, unisce dignità e autoironia, coerenza e coraggio, mentre ritrae il viaggio di un
uomo disposto a pagare il prezzo più alto per la propria libertà. Nel paese che fa della
fratellanza e della libertà suoi emblemi esistenziali unitamente alla uguaglianza, si ritrova
in un ritratto sociale di denuncia che Ken Loach apprezzerebbe.
Ma la scrittura di Donzelli
ambisce alla tenerezza vagamente chapliniana del suo personaggio, un eccellente Bastien
Bouillon, nella sua intima coerenza di raggiungere il risultato di diventare un comunicatore
di sentimenti e di emozioni.
Ma non rinuncerà ai sottopagati lavori da tutto-fare, in una
visione concorrenziale da "ultimi" in lotta per la sopravvivenza.
Armando Lostaglio
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