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📰 Ferrandina, il caso Pirretti in aula il 18 novembre: la famiglia pretende giustizia, il Gip deciderà se archiviare o proseguire le indagini

A distanza di nove mesi dalla morte di Antonio Pirretti, tragedia sul lavoro avvenuta il 7 febbraio 2025 nell’impianto di depurazione dell’Acquedotto Lucano di Ferrandina (MT),

gestito dalla Soteco Spa, i familiari della vittima denunciano che, inspiegabilmente, non è ancora stata fatta piena luce sulle cause del decesso né è stata fornita una ricostruzione logica e definitiva dell'accaduto. 

Antonio è morto quella mattina, intorno alle 7.45, all’interno dello stabilimento dove era giunto alle 7.00 per eseguire le consuete attività lavorative. 


Ciò che è accaduto da quel momento fino alla constatazione del decesso è il segmento principale che le indagini della Procura di Matera avrebbero dovuto ricostruire. 

E invece il procedimento penale che avrebbe dovuto chiarire eventuali responsabilità, pur essendo stato iscritto per un grave reato, quello di omicidio colposo (589 del Codice penale), risulta tuttora a carico di ignoti. 

L’esame autoptico disposto dal magistrato ha portato il consulente tecnico del Pubblico ministero a concludere per una morte improvvisa, diagnosi che non coincide con le valutazioni dei consulenti di parte nominati dai familiari di Pirretti (medico legale e anatomopatologo), che hanno invece evidenziato la presenza di più concause, tra cui l’intrappolamento prolungato nel macchinario e la mancanza di adeguate misure di sicurezza e di prevenzione. 

Tutti aspetti che un'inchiesta giudiziaria non può ignorare. 

Il prossimo martedì 18 novembre, davanti al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Matera, si terrà l’udienza in camera di consiglio. 

Il Gip, come si augurano i familiari della vittima, potrà disporre la prosecuzione delle indagini o l’imputazione coatta nei confronti del datore di lavoro. 

Ma potrebbe anche decidere, come richiesto dalla Procura, di archiviare il fascicolo, lasciando inqualificabili zone d'ombra. 

La madre di Antonio, Angela Rosa Dattoli, e la sorella Tiziana, così come hanno fatto — tramite i loro legali — nelle sedi deputate, chiedono pubblicamente che vengano chiarite completamente e definitivamente le circostanze in cui ha perso la vita il proprio caro. Circostanze che, a oggi, restano oscure e pertanto inaccettabili per chi ha perso un figlio e un fratello mentre svolgeva le proprie funzioni sul posto di lavoro.

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