Ottimi i dati su gradimento, ricerca
e lavoro: analizzare le tabelle nel contesto socio-economico
La Rettrice: "Oggi l’Unibas rappresenta una concreta e preziosa risorsa"
I dati diffusi da “Il Sole
24 Ore” sulle Università italiane offrono molti spunti di riflessione. Le
classifiche, però, devono essere analizzate prendendo in esame il contesto,
geografico e sociale, in cui opera ogni Ateneo, specie se giovane come
l’Unibas,
Se, proseguendo tra i 12
indicatori, si passa alle borse di
studio, l’Unibas, attraverso l’Ardsu, è tra i 27 Atenei in grado di erogare
il 100% degli strumenti di sostegno: inoltre, per il 43% degli iscritti, le
tasse sono inferiori ai 400 euro l’anno, e con un livello medio di tassazione
tra i più bassi d’Italia. Bene anche l’indicatore relativo alla mobilità internazionale:
è 20/a in classifica (prima di Padova, Ferrara e Venezia, solo per citarne
alcuni) per la percentuale di crediti formativi ottenuti all'estero, che si
traduce in un ottimo grado d'internazionalizzazione messa a disposizione dalla
Basilicata ai suoi iscritti. Da altre ricerche in questo settore specifico,
emerge che il 70% degli iscritti nell’Unibas “non conosce altra lingua oltre
alla propria e all’inglese”, e quindi la mobilità in tutta Europa risulta
essere un importante strumento per apprendere altre lingue.
Stesso discorso per la capacità
di attrazione di risorse per progetti di ricerca
(32/a, prima di Napoli, Catanzaro, Udine e Torino) e sulla ricerca stessa
(40/a), precedendo l’Orientale di Napoli, la Federico II, La
sapienza, Lecce e Bari. Guardando nel dettaglio le tabelle dell’Anvur (l'Agenzia
nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) l’Unibas
occupa posizioni di vertice anche nelle classifiche riferite “terza missione”
(ovvero l'applicazione diretta, la valorizzazione e l'impiego della conoscenza
per contribuire allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società).
Senza dimenticare che i report Anvur sono fermi al 2010 e non ancora aggiornati.
Il dato sugli iscritti da fuori
regione porta l’Unibas al 32/o posto nella classifica del “Sole 24 Ore”, con un
risultato dall’enorme significato positivo. In valore nominale, la percentuale
degli studenti non lucani (19,3%) è in aumento rispetto all’anno precedente e
superiore a quelle di Roma Tor Vergata, Padova, della Bicocca di Milano o della
Federico II: si scopre, quindi, che un piccolo Ateneo circondato da grandi
strutture del Mezzogiorno “supera”, in questo caso specifico, il Politecnico di
Bari, l'Orientale, Tor Vergata, Genova, Padova e Milano.
Sul dato relativo
all’occupazione, la stima viene fatta sul campione complessivo e non omogeneo (quindi
per laureati triennali, magistrali e a ciclo unico) con un tasso che resta
comunque vicino al 48% (un laureato su due, quindi, lavora a un anno dalla
laurea). Tutte le ricerche, a partire dal Rapporto Almalaurea, hanno però sancito
che - in un contesto come quello lucano, dove l’offerta di lavoro è ancora
pesantemente influenzata dalla crisi economica – gli studenti proseguono gli
studi dopo il primo triennio, rimandando
quindi al “post laurea di tipo magistrale” il vero ingresso nel mondo del
lavoro.
A cinque anni dalla laurea
magistrale, infatti, il 78,8% degli iscritti nell'Università della Basilicata (sempre
secondo Almalaurea) ha un lavoro, rispetto a una media nazionale del 77,2%: un laureato
magistrale nell’Unibas, inoltre, impiega mediamente appena cinque mesi per
avere il primo contratto dall’inizio della ricerca di un lavoro. Anche sui dati
recenti per le iscrizioni, l’Ateneo
lucano dimostra una “tenuta” stabile in tutti i corsi di laurea - 1.516 in questo anno
accademico, +4,2% rispetto al precedente anno accademico - che porta l’Unibas
tra le poche Università, in Italia, a vedere aumentate le sue iscrizioni.
L’Università
della Basilicata ha innegabilmente ampi margini di crescita, con settori nei
quali è necessario intervenire, anche se con processi che richiedono tempo, e
che sono già cominciati all’interno dell’Ateneo lucano. Bisogna migliorare
l’efficacia di tirocini e stage, e dell’orientamento, e supportare gli studenti
in ingresso, soprattutto nelle discipline scientifiche, aiutando chi presenta
lacune formative in alcuni insegnamenti attraverso i precorsi e l’incremento
delle esercitazioni,
L’Unibas
sta poi mettendo in campo una decina di nuovi master di primo e secondo livello
per il prossimo anno accademico, che si aggiungono ai dottorati di ricerca già
attivi. Non sostenere questo processo di
crescita - che oggi si concretizza con corsi internazionali di recente
istituzione, come quello in “Paesaggio, verde e ambiente urbano (Pavu)”, “Sustainable
management of food quality-Edamus”, “Geosciences and Georesources”, “Natural
and Cultural Resources Economics”, tanto per citarne alcuni, o le convenzioni
con l’Università di Firenze per i Beni Culturali e il potenziamento del Polo di
Matera (in vista del 2019) – significa distruggere, in modo premeditato, un
presidio strategico come quello universitario, per la Basilicata. In sintesi, le classifiche sulle Università
sono un ottimo strumento per riflettere sulla condizione degli Atenei, se
utilizzate contestualizzandone le posizioni in classifica e confrontandole per
macro-aree (Sud, Nord e Centro): ma rischiano di essere un solo elemento di
polemica e dibattito estivo, considerandole asetticamente per i soli numeri di
classifica. Che spesso appaiono fuorvianti se non paragonati ai caratteri
sociali, demografici e geografici, e ai tagli dei fondi, che ogni Ateneo ha subìto
in questi anni, e che per ogni struttura hanno impattato in modo diverso. “L’istituzione dell’Università – ha detto la Rettrice, Aurelia Sole –
ha avuto in Basilicata conseguenze inestimabili per la crescita e la formazione
dei giovani, contribuendo così al progresso dell’intera comunità. Oggi l’Unibas
rappresenta una concreta e preziosa risorsa, nella ricchezza e
nell’articolazione dei suoi ‘bisogni’ e delle sue potenzialità di sviluppo per
il territorio lucano e per l’intero Mezzogiorno”.
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