A Rionero gli è stata intitolata la piazzetta antistante la Chiesa Madre
di Leo Vitale
A partire da gennaio il 23 di ogni mese in tanti abbiamo rivissuto nelle celebrazioni eucaristiche e attraverso le omelie di mons. Rocco Talucci la nobile e santa figura di mons. Alfredo Caselle, deceduto a Roma il 23 settembre 1965, mentre partecipava, vescovo eletto non ancora consacrato, alle ultime sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II. Nei giorni 22, 23 e 25 scorsi si è conclusa con diverse manifestazioni solenni la commemorazione del 50° anniversario della sua morte.
Una mostra, attraverso fotografie d’archivio e articoli di stampa, ha evidenziato la sua attività di educatore e di sacerdote, testimoniata dalla partecipazione al suo funerale di tanta gente e soprattutto di giovani, che a lui devono la loro formazione.
Nel largo antistante la Chiesa Madre è stata posta una targa che porta la scritta “Piazzetta Mons. Alfredo Caselle. Arciprete e Vescovo eletto”, per l’occasione scoperta dal vicesindaco di Rionero, Vito D’Angelo, che ha ricordato il senso di tale segno, che deve costituire memoria di una figura indimenticabile per la storia religiosa di Rionero. Sono seguiti gli interventi della prof.ssa Sofia Galella, la quale volle che la scuola media di Rapolla, da lei diretta, portasse il nome dell’illustre presule, e del nipote di mons. Caselle, l’avv. Savino Murro, che, visibilmente emozionato, ha ringraziato per il concorso di folla e per l’affetto ancora vivo verso lo zio.
Già prima, durante la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo diocesano mons. Gianfranco Todisco, con mons. Rocco Talucci, don Rocco Saulle, don Sandro Cerone e don Giuseppe Cacosso. Quest’ultimo ha delineato un profilo dello scomparso. Era un prete innamorato di Dio e della Chiesa, tanto da affermare come la “Vocazione al Sacerdozio fosse una grazia sublime che mette sulla via della più alta perfezione e quindi della santità”.
Straordinario educatore e Padre Spirituale per molti anni nel Seminario Regionale di Potenza, parroco di questa Chiesa Madre, mons, Caselle ha sparso il seme dell’amore che ha dato frutti oggi visibili in tanti giovani di allora, oggi padri e madri, nonni, operai o professionisti impegnati in ogni campo della società, chiamati ad essere lievito che fermenta la massa, sale che dà gusto e luce che brilla nelle opacità del mondo. Don Giuseppe Cacosso ha ringraziato mons. Rocco Talucci e il gruppo promotore che hanno ritenuto opportuna e doverosa la celebrazione nel cinquantenario dalla morte.
Il 25 settembre scorso, a ricordo della traslazione della salma da Roma a Rionero, si sono concluse le manifestazioni con la commemorazione ufficiale in Chiesa Madre tenuta da mons. Talucci.
Ha introdotto l’ing. Pino Vaccaro, legato sin dall’infanzia al compianto presule, del quale ha rievocato alcuni episodi del suo rapporto filiale, ribadendo che oggi “scopriamo di avere ancora il cuore pieno di gioia per l’affabilità e per l’alto insegnamento che Egli, attento, autorevole e delicato interprete e portatore del divino messaggio, ha voluto infondere in tutti noi, suoi figli spirituali”.
Mons. Rocco Talucci con una relazione assai interessante ha rimarcato le peculiarità e l’identità del Pastore, vescovo eletto ma non consacrato, visto come educatore, sacerdote e missionario. Egli l’ha conosciuto ed apprezzato, essendo stato suo allievo in Seminario e suo vice parroco a Rionero e perciò il primo attributo che deve addirsi a mons. Alfredo Caselle è quello di educatore, per aver trascorso la miglior parte della sua vita a servizio dei giovani seminaristi, dei quali è stato il padre spirituale
storico. A Rionero fu arciprete, insegnante di Religione nell’Istituto Magistrale, educatore profondo delle famiglie e della società. Come sacerdote, è l’uomo che si vede educato da Dio e dal suo Spirito, è chiamato alla santità e deve vivere “al cospetto di Dio fedelmente, servendo, obbedienti coi fatti e le parole”. Questo era lui, questo diceva agli altri e perciò è ricordato come un sacerdote santo, esemplare, vicino al popolo, modello che dava fiducia e faceva apprezzare la Chiesa e la sua missione nel mondo.
Con il terzo attributo, non si fa riferimento ad una missionarietà o ad esperienze che portano verso popoli nuovi. Mons. Alfredo Caselle era missionario nell’animo, “si sentiva mandato ad ogni uomo a cui proporre l’essenza di tutte le virtù umane che, vissute, potevano generare una umanità nuova”.
Mons. Talucci ha concluso la sua relazione, ricordando ai giovani degli anni ’60 che l’esperienza vissuta con mons. Caselle “è stata seme e radice” per la propria vita, dando frutti abbondanti ancora da coltivare. “La luce di Dio illumini le vostre scelte - ha affermato mons. Talucci - il calore del suo amore alimenti le vostre relazioni, la verità e la giustizia orientino la vostra libertà al buon cammino”.
Numerosa è stata la partecipazione di quanti hanno avuto relazione con mons. Alfredo Caselle e di tanti giovani desiderosi di conoscere un siffatto personaggio, tutti attenti ed interessati all’ascolto della relazione ufficiale. Le riflessioni di don Giuseppe Cacosso e di mons. Rocco Talucci sono state, in definitiva, il senso dei nostri incontri mensili e il significato della commemorazione di un uomo di Dio, che di certo sarà ancora stimolo per camminare verso la gioia per la quale siamo stati creati.
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