Il Parco naturale regionale del Vulture si realizzerà e come?

La giunta regionale ha approvato nei giorni scorsi il relativo disegno di legge.            di Michele Traficante

Si sono riaccesi i fari sul costituendo Parco naturale regionale del Vulture. Nei giorni scorsi, infatti, la Giunta regionale di Basilicata ha approvato il disegno di legge riguardante il tanto atteso “Parco Naturale Regionale del Vulture”. Adesso passerà, si spera in tempi brevi, all’approvazione del Consiglio Regionale.

Se ne parla da anni. L’istituendo Parco regionale del Vulture, forse, è giunto alla fase finale. Da quando nel 1994 la Regione Basilicata, con la legge –quadro 28 sulle aree protette decise di tutelare la vasta zona del Vulture, dotata di singolare flora e fauna, fra cui la rara farfalla Bramea in località Grotticelle e la lontra nella fiumara di Atella, sorse l’idea d’istituire il Parco regionale. Infatti, il fragile ecosistema dell’area vulturina, negli ultimi anni, sembra pericolosamente compromesso. Nel corso degli anni innumerevoli sono state le consultazioni, i piani di studio, le proposte e i tentativi d’individuare i comuni che ne avrebbero fatto parte. 


Si è partiti con un’area piuttosto allargata includendo territori marginali al perimetro del cono vulcanico e comprendendo ben 13 comuni, poi addirittura passati a 16 (Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero, San Fele, Ruvo del Monte, Forenza, Avigliano, Filiano, Ripacandida, Castelgrande, Muro Lucano, Balvano, Bella). Nel 2003, con legge regionale, si restrinse l’area a soli cinque comuni (Melfi, Rionero, Rapolla, Atella e Barile) i cui territori si trovano alle pendici del Vulture. Tanto si è parlato e tanto si è discusso, ma dell’istituzione del Parco, nemmeno l’ombra, anche perché si è fatta sentire forte la protesta dei comuni rimasti fuori, oltre che alcune associazioni di categoria. 


Ora pare che vi sia maggiore intesa e l’accordo per la perimetrazione dell’area interessata sembra più probabile. Una bozza di Parco predisposta dalla Regione Basilicata, finalmente, pare sia condivisa e accettata dai comuni coinvolti (Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Rionero, Ripacandida, Ruvo del Monte, San Fele). Alcuni comuni hanno tuttavia escluso parti del loro territorio nell’interno del Parco. Infatti, in sede adesione al nuovo Ente territoriale  e di revisione dell’originale mappa riguardante il comune di Rionero del Parco del Vulture, una porzione dell’area di Monticchio originariamente ricompresa nel perimetro del Parco, segnatamente quella esterna alla ZSC/ZPS “Monte Vulture” ma interna al Piano Paesistico di area vasta, è stata individuata quale “area contigua” (ovvero area di pre - parco) per garantire il collegamento ecologico tra l’istituendo Parco e la riserva naturale di Grotticelle e, al contempo, tutelare quella porzione di territorio da “insidie” già in parte annunciate. Nell'ottica di una quanto più proficua canalizzazione dei fondi comunitari in programmazione, inoltre, l'attuale perimetrazione del Parco si è estesa fino a ricomprendere i centri urbani rurali di Monticchio Bagni, Sgarroni e San Vito, l’area delle sorgenti delle acque minerali, l’area archeologica di Torre degli Embrici, Villa Granata, il parco delle cantine sito in prossimità della Scuola Media “M. Granata” e di palazzi gentilizi del centro storico di Rionero.
 Pertanto ne verrebbe fuori un Parco a macchia di leopardo, non includendo in esso per intero i territori dei vari comuni aderenti mentre altri (vedi le frazioni di Avigliano ricadenti intorno al castello di Lagopesole che  protestano per la loro esclusione dal costituendo Parco naturale regionale del Vulture). Bisogna, pertanto, attendere la definitiva perimetrazione del Parco con buona pace di tutte le popolazioni interessate. Non tutti, a quanto pare, sono pienamente convinti dei reali vantaggi che deriverebbero dall’istituzione del Parco naturale regionale del Vulture; anzi molti paventano più i danni, causati dai limiti e dai vincoli previsti dalle normative in materia, che i benefici sia sul piano dello sviluppo economico - sociale e sia sul decantato maggior livello occupazionale. Comunque è innegabile che se la presenza del Parco naturale regionale del Vulture riuscirà, come si spera e si proclama da varie personalità politiche e istituzionali, a salvaguardare il territorio interessato dall’assalto dei petrolieri (non sono poche le richieste di permessi di ricerche avanzate negli ultimi tempi), dalle paventate istallazioni di impianti per il trattamento di rifiuti nel Melfese, e  a garantire lo sviluppo sostenibile dell’intera area, ben venga il Parco del Vulture. Le potenzialità naturali ed economiche dell’area del Vulture sono notevoli, (Il Vulture e Monticchio, in particolare la zona dei laghi da alcuni intenditori forestieri definita “Un pizzico di Svizzera trapiantato in Lucania”)  e che se ben sfruttate a vantaggio dell’ambiente e dell’aumento dei livelli occupazionali delle popolazioni in essa residenti determineranno il rilancio socio economico di un territorio, purtroppo, per molto tempo oggetto di sfruttamento per lo più da parte d’imprenditori non locali né lucani (vedi petrolio, acque minerali, prodotti agro - alimentari ecc.).  Oggi tutto ciò non più è tollerabile. Dice bene l’assessore regionale all’Ambiente Aldo Berlinguer ”. Portato a compimento un iter durato anni. Finisce l’epoca dell’abusivismo e dell’abbandono. Il Parco dovrà fare tutela ma anche valorizzazione. I laghi di Monticchio sono una risorsa straordinaria e così il resto del territorio, dobbiamo proteggerli ma anche attrarre turismo e fare sviluppo economico”. (…) “Il Parco deve essere struttura snella e operativa, non refugium peccatorum”. Bravo bravissimo. Però queste sue oneste considerazioni e desiderata non sono nuove; per anni sono state auspicate da politici e amministratori locali, proposte e progetti, pure  molto validi, sono stati avanzati  a decine negli anni scorsi, ma con  i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Si teme, infatti, la creazione di un nuovo “carrozzone” politico e burocratico comportante enormi costi e scarse ricadute sullo sviluppo reale dell’area.
Fosse che fosse la volta buona ? (come diceva il compianto Nino Manfredi)!

Chi vivrà vedrà!

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