📰 Editoriale. Le catacombe ebraiche di Venosa di Armando Lostaglio


Siamo nella parte più a nord della Basilicata, a Venosa, la cittadina fra le più ricche di storia e di cultura dell’intera regione: il maestoso complesso dell’Incompiuta e della SS. Trinità, il Museo archeologico, la casa del poeta latino Orazio Flacco, il castello aragonese Pirro del Balzo; la città diede anche i natali al madrigalista Carlo Gesualdo da Venosa. 
E non meno importante il parco paleolitico con reperti dell’età del bronzo. Sulla strada periferica della città si trovano le Catacombe ebraiche, oltre l’attuale cimitero. 
Sono la testimonianza di una attiva comunità che risale probabilmente alla diaspora, migrata in Italia dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme voluta da Tito. 
Tra il quarto e il sesto secolo gli ebrei di Venosa avevano raggiunto livelli di prosperità economica e di integrazione sociale. 
Lo testimonia anche il fatto di seppellire i propri defunti in un proprio luogo: le Catacombe scavate nel tufo della collina della Maddalena. L’intero complesso è costituito da una rete di corridoi di varia larghezza e dal tracciato irregolare. 
Le pareti e il pavimento dei corridoi ospitano le nicchie e i loculi per la sepoltura dei defunti, in origine coperti da lastre di marmo o da tegole di terracotta. 
Altre tumulazioni sono organizzate in cubicoli ed arcosoli per gruppi familiari e loculi ricavati in una nicchia sormontata da un arco. 
Le iscrizioni tombali sono in greco, latino ed ebraico: asseriscono l’alto livello di integrazione con la società locale e rendono nota l’organizzazione collettiva dell’epoca, con riferimento a cariche e ruoli, ricoperti anche all’esterno della stessa società ebraica. 
È interessante notare dunque la presenza dell’archisinagogo ossia il capo della sinagoga, dei gherusiarchi i capi degli anziani, degli archiatri la categoria dei medici, dei didascali maestri della Legge e dei presbiteri membri del Consiglio. 
Alcuni personaggi sono insigniti del titolo di “patrono della città”, a testimonianza della perfetta integrazione degli ebrei non solo nella società, ma anche nell’amministrazione della città. 
Alcune aree del complesso sepolcrale presentano iscrizioni e decorazioni ad affresco caratterizzate da simboli della tradizione ebraica. 
Emozionante è stata la scoperta di un magnifico arcosolio affrescato, pur se non accessibile. L’arcosolio ha una lunetta dipinta con il candelabro a sette bracci (menorah), affiancato da un corno (shofar), un’anfora per l’olio, un ramo di palma e un cedro legati alla festa autunnale del Sukkoth; i lati sono affrescati con tralci di rose e ghirlande. 
Il complesso sepolcrale è oggetto di lavori promossi dalla Soprintendenza Archeologica della Basilicata che consentono anche il recupero statico-strutturale a causa delle frane interne interessate dalla friabilità della roccia. 
A fianco delle catacombe ebraiche sono state scoperte altre catacombe destinate ai cristiani.

Commenti