di Carmen Piccirillo
Giuseppe Calabrese, in arte Peppone, è un oste gastronomo, giornalista, e conduttore televisivo.
E’ un personaggio televisivo ormai molto apprezzato: dall’anno 2018, è la colonna portante del programma “Linea Verde”. Originario di Potenza, grazie alla sua spiccata sensibilità, ha messo in campo varie attività benefiche, e di solidarietà. Sin dall’infanzia, ha dimostrato di avere una grande passione verso la cucina, e il cibo. Prima di dedicarsi alla cucina, dopo la maturità ha studiato giurisprudenza a Siena.
Il ritorno in Basilicata coincide con la svolta food: ha partecipato a “La Prova del Cuoco” come chef, per poi diventarne inviato. Successivamente, la sua carriera è proseguita con la conduzione del programma televisivo “Linea Verde”.
Calabrese è anche docente dell’Accademia Incibum a Salerno, dove insegna Antropologia del cibo, e si occupa di sensibilizzare i giovani a valorizzare gli agricoltori, la sostenibilità, e il concetto di economia che si focalizza sui prodotti del territorio.
Di recente, ha pubblicato un interessante volume, edito da Rai Libri, intitolato “L’Italia che ho visto. Luoghi, storie, e ricette di un Paese autentico”, all’interno del quale evidenzia oculatamente molte tradizioni, eccellenze culinarie, in un affascinante percorso alla scoperta di varie realtà locali, spesso poco note:
ognuna, a modo proprio, costituisce un simbolo di ciò che è la “buona tavola”. Un libro che esalta le bellezze dell’Italia, e l’importanza dell’attenzione verso la cultura ad ampio spettro (…)
Come nasce la tua ammirevole esperienza in televisione?
Sono approdato in televisione per caso. Mi sono sempre focalizzato sul voler fare l’oste, “riabilitando” la figura di mio nonno Peppe. Lui era un agricoltore, “senza voce”, uno di quei lucani che non è riuscito mai a raccontarsi, a “farsi sentire”: tutta la sua vita l’ha dedicata al lavoro, instancabilmente, per fare in modo che
suo figlio, mio padre, studiasse. Quando mio padre è morto, mi sono sentito sempre più attratto dalla mia grande passione, e ho deciso di ricercare tanti piccoli produttori, portandoli nella mia osteria a Potenza, subito dopo aver terminato i miei studi. Proprio nella mia osteria, casualmente, è arrivato un uomo, il direttore di Rai Uno, con cui ho stretto un proficuo rapporto: così sono arrivato in Rai.
Come definisci la tua esperienza con “Linea Verde”?
E’ un’esperienza molto formativa. La formazione passa per la conoscenza delle buone pratiche italiane.
Linea Verde mi ha aperto a scenari davvero importanti: nel frattempo, sono diventato docente di Antropologia del cibo, raccontando ai giovani ciò che racconto ai telespettatori della nostra Italia.
Veicolare il mio “messaggio”, e farlo ad alti livelli, è diventata per me una missione costruttiva che, ad oggi, porto avanti con grande entusiasmo.
Il tuo ultimo libro “L’Italia che ho visto”, sta riscuotendo un gran successo.
Come nasce l’idea e quali sono le tematiche prevalenti che tratta il volume?
Mi è stato chiesto di scrivere questo libro, e, con piacere, ho accolto questa proposta. Molte persone volevano che raccontassi qualcosa dei miei viaggi. Ho portato alla luce soprattutto gli agricoltori senza nome, senza volto, e senza voce. Loro sono diventati i protagonisti del mio libro, ma anche della mia vita. Ci tengo a far comprendere l’importanza di avvicinarsi alle realtà degli artigiani dei territori.
Quali sono i luoghi che porti maggiormente nel cuore, della regione Basilicata?
L’asse Matera- Venosa: ritengo che vada assolutamente sviluppato; le dolomiti lucane, i calanchi, il Metapontino (…) I laghi di Monticchio necessitano di essere conosciuti in tutto il mondo: la loro bellezza è
mozzafiato.
Congratulazioni sincere a Carmen per l'Intervista e W Pepp1 Calabrese con cui a Rionero, in Pal. G. Fortunato, in un meeting affollatissimo e molto riuscito ed organizzato dal Mensile "InfoVulture" ho avuto la chance di interloquire. Prof. Donato M. Mazzeo, Giornalista e Scrittore.
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