Fiorentino: “Il prossimo Ministro
cambi rotta o si rischia il blocco le Università del Mezzogiorno”
E' rivolto al prossimo
ministro dell'Istruzione l'appello del Rettore dell'Università della
Basilicata, Mauro Fiorentino: “Bisogna cambiare subito la rotta”, perché l'attuazione
della legge 240 del 2010 "se perpetrata, porterà al blocco degli Atenei
del Sud e a una nuova e massiccia migrazione di 'cervelli' verso il Nord, con
il rischio di uno spostamento di migliaia di studenti, di 300 docenti e di
cento milioni di euro ogni anno dal sistema universitario meridionale a quello
settentrionale".
E' questo uno dei passaggi dell'intervento
di Fiorentino nel corso della prima riunione del Forum delle Università del
Mezzogiorno in programma oggi, 19 febbraio, a Roma, nella sede della Svimez. La
relazione del Rettore dell'Unibas (sui problemi delle Università meridionali)
seguirà gli interventi del presidente Svimez, Adriano Giannola, e del
coordinatore del Forum, Alessandro Bianchi, che illustrerà obiettivi e contenuti
di un protocollo d'intesa con gli Atenei del Sud. Fiorentino ha spiegato che
''fino a questo momento i problemi del Meridione non hanno trovato un'adeguata
percezione nelle linee programmatiche del governo, come più volte ricordato al
ministro Carrozza. I vari decreti per l'attuazione della legge 240 hanno
portato a rimarcare le differenze tra il Sud e il Nord, in diversi modi, dalla
ripartizione della quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo)
alle modalità di turn-over dei docenti e dei ricercatori, passando per un
devastante taglio dei trasferimenti''.
''Tutto ciò - secondo
Fiorentino - si traduce in un nuovo capitolo della forzata migrazione
meridionale, quella del 'tocco', dopo quella delle braccia e dei cervelli, che
oggi colpirà matricole e docenti. La quota premiale sarà la parte principale
del Ffo, ma difficilmente con i criteri attuali potrà andare al Sud. Solo per
fornire qualche dato, delle 53 università che dovrebbero avvantaggiarsene, 21
sono nel Mezzogiorno (vi studiano circa 500 mila studenti, il 33 per cento del
totale) e, se nulla cambia nei criteri di ripartizione, c'è il rischio che 100
milioni ogni anno passeranno dal Sud al Nord: per sostenere il sistema, gli
Atenei meridionali dovrebbero aumentare le iscrizioni di circa 30 mila studenti
ogni anno, ovvero una quota fantascientifica. Aumentare le tasse agli iscritti (la Basilicata ha una delle tassazioni più basse in Italia) non può
essere però una comoda scappatoia in questo momento di crisi. A pesare sul
Mezzogiorno c'è anche il blocco delle assunzioni: nel 2012 il Sud ha perso 766
unità di personale, e le norme permettono solo 78 nuovi ingressi (rispetto ai
185 del Nord su 605 cessazioni). La stima porterebbe a una migrazione di media
di circa 300 docenti e ricercatori ogni anno”. In conclusione, secondo
Fiorentino, “tutto porta a pensare a una ‘distrazione’ della politica, che rischia
di far pagare la crisi al Mezzogiorno e di mortificare i suoi giovani. Servono
quindi dei correttivi ai decreti attuativi, valutando gli Atenei non per i
meriti passati che favoriscono il Nord, ma sui risultati che ogni struttura
raggiunge: ma forse il sistema universitario in questo momento non ha al suo
interno alcuna possibilità di imporre questa strada''.
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